Asti. Voci fuori dal coro
9 Luglio 2019
Asti. Voci fuori dal coro
9 Luglio 2019

Alcune chiese evangeliche hanno espresso perplessità per il recente evento dell’Asti Pride.

Notizie Avventiste – Vari media hanno pubblicato un comunicato sull’Asti Pride firmato da alcune comunità evangeliche della città. Ne abbiamo parlato con Samuele Barletta, pastore della chiesa avventista di Asti, tra i firmatari.

Notizie Avventiste: Si è da poco concluso il primo Asti Pride. I giornali locali lo hanno definito un corteo pacifico, senza eccessi, in cui ha vinto l’inclusione. Alcune chiese evangeliche di Asti non hanno condiviso l’organizzazione dell’evento in città . Puoi dirci qualcosa?
Samuele Barletta: Vi è stata una dichiarazione letta alla giunta comunale di Asti il 14 giugno scorso, in cui si esprimeva perplessità per la scelta del nome di questa manifestazione che unisce le istanze dei “Gay Pride” alla città di Asti, perché trasmette l’idea che queste istanze rappresentino il “pride” di tutta la città nel suo insieme.

N. A.: Cosa ha spinto a questa espressione di disaccordo?
S. B.: In particolare la decisione del Comune di Asti di patrocinare la manifestazione, a nome di tutti i cittadini astigiani di cui gli amministratori comunali sono i rappresentanti, che ne esprime la condivisione e il sostegno di tutta la città. Le chiese firmatarie ritengono che i significati veicolati dall’Asti Pride siano socialmente e psicologicamente diseducativi per i minori e contrari all’etica e alla morale biblica. La Bibbia presenta una sessualità eterosessuale, monogamica e collegata ad un impegno matrimoniale, ambito esclusivo della procreazione e della genitorialità.

N. A.: Parole come inclusione, accoglienza, integrazione fanno parte del vocabolario del cristiano. Come si possono intendere e coniugare al meglio?
S. B.: Inclusione, accoglienza, integrazione costituiscono alcuni dei grandi apporti che il messaggio cristiano ha dato alla società. Le chiese ai tempi degli apostoli avevano insita una straordinaria forza rivoluzionaria in quanto, in una società fortemente stratificata, erano luoghi dove i muri e le barriere razziali, sociali e di genere cadevano e persone normalmente separate da stereotipi e convenzioni culturali erano finalmente insieme (Galati 3:28), ritornando al progetto originario di Dio di una umanità unita nei valori d’amore espressi dalla legge divina. Anche se oggi viviamo in una società che almeno a livello costituzionale ha riconosciuto alcuni di questi valori, proprio tali valori oggi sono sempre più minacciati e fraintesi. Inclusione, accoglienza e integrazione non possono prescindere dal rispetto, dalla giustizia e dall’amore. Come cristiani siamo convinti che la Bibbia affermi che tutte le persone sono in una condizione di alienazione da Dio (universalità del peccato, Romani 3:23) ma, in quanto uomini e donne (omo, trans o eterosessuali), tutte le persone sono anche oggetto del suo amore e intervento trasformatore (universalità della grazia, Romani 3:24).

N. A.: Quanto è importante saper rispettare tutte le posizioni, anche se minoritarie e in contrasto con quelle della maggioranza?
S. B.: In Italia vige il diritto costituzionale di poter esprimere liberamente il proprio pensiero e la propria fede (art. 19 e 21) ed è da condannare ogni forma di violenza e discriminazione verso chiunque, anche verso le persone omosessuali o transessuali. Al tempo stesso però mi chiedo se si possa etichettare come “omofoba” un’espressione di disaccordo. Penso che debba esserci un reale pari rispetto di tutte le minoranze culturali e religiose nell’espressione e comunicazione delle loro convinzioni e credi.

 

[Immagine: Wikipedia]

 

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