“Abbiamo firmato con le associazioni del tavolo islamico italiano un importantissimo documento, cruciale, che riguarda il presente e il futuro dell’italia attraverso il dialogo interreligioso”. Cosi’ il ministro dell’Interno Marco Minniti, al Viminale, presenta il ‘Patto nazionale per un islam italiano, espressione di una comunita’ aperta, integrata e aderente ai valori e ai principi dell’ordinamento statale’, redatto con la collaborazione del consiglio per i rapporti con l’islam italiano e recepito dal ministero dell’Interno.
Minniti e’ soddisfatto, il documento e’ stato sottoscritto dalle principali associazioni e organizzazioni islamiche in Italia, rappresentative di circa il 70 per cento dei musulmani che attualmente vivono in italia. “E’ un atto che considero straordinario – dice il ministro -, un importante passaggio utile per la vita del nostro Paese”.

Tra i punti salienti del patto, come sottolinea Minniti in conferenza stampa, c’e’ la “formazione di imam e guide religiose” che prelude a un albo degli imam. Inoltre, le associazioni islamiche si impegnano a “rendere pubblici nomi e recapiti di imam, guide religiose e personalita’ in grado di svolgere efficacemente un ruolo di mediazione tra la loro comunita’ e la realta’ sociale e civile circostante; ad “adoperarsi concretamente affinche’ il sermone del venerdi’ sia svolto o tradotto in italiano”; ad “assicurare la massima trasparenza nella gestione e documentazione dei finanziamenti”. Il documento di fatto consente di superare anche antiche contrapposizioni tra alcune associazioni islamiche (da Repubblica dell’1 febbraio 2017).

Su questo tema abbiamo chiesto un commento al coordinatore del Consiglio per i rapporti con l’Islam, il professor Paolo Naso

Paolo Naso

 

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