Si sono conclusi i tre giorni dei lavori del G8 de L’Aquila. Nel ruolo di osservatori, hanno partecipato anche i referenti delle più importanti ONG internazionali. Tra queste era presente AMREF (African Medical and Research Foundation). Qual è il giudizio di AMREF sul G8, riguardo al settore della sua mission sanitaria? Per quale motivo, nel comunicato finale del G8 su sviluppo e Africa c’è stata mancanza di attenzione alle questioni pratiche, mentre i princìpi teorici sono stati invece sviscerati? Quale impegno concreto, in termini economici o di altro genere, allora, chiede AMREF ai paesi ricchi? Barack Obama nel suo discorso al parlamento ghanese è stato molto lucido nel riconoscere che le colpe non stanno solo da una parte: «E’ vero – ha ammesso – che la mappa insensata disegnata dalle potenze coloniali ha generato conflitti, ed è vero che l’Occidente ha trattato l’Africa più da padrone che da partner», ma – ha aggiunto – «oggi in Africa accadono tante tragedie che non sono causate dall’Occidente». Risolutamente, ha ricordato che non bastano le elezioni a fare la democrazia, e che ci vuole anche «il buon governo», cioè «istituzioni affidabili e trasparenti, parlamenti e forze di polizia oneste, giudici indipendenti, giornalisti liberi, e una società civile vibrante». Giulia Da Ponte ha sottolineato come “ogni anno il continente africano perda ventimila fra medici e infermieri specializzati che decidono di emigrare nei paesi ricchi del nord del mondo, attratti dalla prospettiva di migliori condizioni di vita e di lavoro”. Questa situazione è parte del problema delineato dal presidente degli Stati Uniti d’America, o dipende dal problema? Mario Calvagno e Carmen Zammataro, redattori di Rvs, hanno intervistato Giulia De Ponte, responsabile advocacy di AMREF Italia.

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