Il papa “uscente”
20 Febbraio 2013

chiaviBert Beach* – L’annuncio a sorpresa di Benedetto XVI, sommo pontefice della Chiesa cattolica romana, di “rinunciare al ministero di Vescovo di Roma”, il 28 febbraio, ha sbalordito molti nel mondo cattolico e ben oltre.

Dimissioni queste, anche se Benedetto non ha usato proprio tale termine nella dichiarazione dell’11 febbraio, quasi sconosciute, poiché l’ultima volta che un papa ha lasciato il suo incarico è stato circa 600 anni fa, nel 1415.

Si potrebbe dire che Benedetto XVI ha fatto un grande dono alla Chiesa cattolica: ha messo fine al gravoso criterio, vecchio di secoli, secondo cui i pontefici rimangono in carica fino alla morte. Con il passare del tempo, questa tradizione è diventata sempre più problematica. Per quanto riguarda i suoi vescovi, la Chiesa cattolica ha stabilito, diversi decenni fa, che tutti dovevano dare le proprie dimissioni a 75 anni, eccezion fatta per il papa, il vescovo di Roma.

Con il notevole aumento della longevità media, ci si aspetta che i papi vivano sempre di più, con tutti i problemi e le limitazioni della vecchiaia. La Chiesa romana potrebbe trovarsi con un papa che viva per molti anni con la possibilità che sia reso disabile dal morbo di Alzheimer o da altre malattie fortemente debilitanti.

Ci può essere un altro significato sottinteso nella decisione di Benedetto XVI: l’ex cardinale Josef Ratzinger, studioso molto apprezzato, ha presto scoperto che essere studioso di teologica e papa non erano la stessa cosa. Si potrebbe dire che questi ruoli sono quasi opposti.

Il papa è l’amministratore e il leader del più grande organismo religioso cristiano, la Chiesa Cattolica Romana. Gli studiosi, d’altra parte, amano tirare fuori idee da discutere e dibattere nei scambi accademici.

Al contrario, un dirigente della Chiesa deve, anche in un ambiente centralizzato e potente, offrire risposte e soluzioni definitive. La mia impressione è che Benedetto non fosse a volte molto a suo agio nel “supremo ufficio” che ha tante e travolgenti esigenze, tra cui in particolare ciò che si potrebbe chiamare l’inevitabile “lotta ecclesiastica interna” nella Curia, l’amministrazione centrale, e ciò potrebbe consumare molta dell’energia di uno dei più anziani papi della storia.

Dichiarando di “rinunciare” al suo ufficio alla fine di febbraio, Benedetto XVI ha fatto più che interrompere circa sei secoli di tradizione. Ora, ci sarà nuova chiarezza e, oserei dire, onestà nell’assicurare il pubblico che il papa in carica è in buona salute, sano di mente e in grado di prendere tutte le decisioni più importanti per quanto riguarda il suo ufficio e il futuro della Chiesa cattolica. La trasparenza è, infatti, un grande dono.

*Direttore emerito del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della Chiesa avventista a livello mondiale

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