L’offerta raccolta sabato 3 dicembre nelle chiese in Italia servirà ad avere di nuovo un luogo stabile in cui riunirsi e riacquistare gli arredi e i materiali distrutti dal fuoco. Intervista al past. Daniele La Mantia.

Lina Ferrara – Sono trascorsi più di sette mesi e mezzo da quel 5 aprile in cui un incendio, scoppiato nello stabile dove era ubicato il luogo di culto della comunità avventista di Pavia, ha distrutto tutto ciò che si trovava nel locale preso in affitto. Da allora, la comunità ha cercato un nuovo posto dove riunirsi. Al momento si incontra, il venerdì sera e per la catechesi, in una sala che il Comune di Pavia ha messo a disposizione. Il sabato (giorno di culto) usufruisce dell’ospitalità offerta dalla parrocchia di san Carlo Borromeo.

Le chiese avventiste in Italia sono sensibili ai disagi inaspettati che il pastore e i fratelli e le sorelle nella fede della comunità pavese hanno dovuto e devono ancora affrontare. L’offerta di sabato 3 dicembre sarà devoluta a loro, per poter avere di nuovo un luogo stabile in cui riunirsi e arredarlo con tutto ciò che è necessario alla vita comunitaria.

Conosciamo meglio la situazione nell’intervista a Daniele La Mantia, pastore della chiesa avventista di Pavia.

Lina Ferrara: Come è stato vivere l’esperienza dell’incendio e come ha reagito la comunità avventista di Pavia? 
Daniele La Mantia: L’esperienza è stata sicuramente inaspettata ma ha portato la comunità a dover vivere una esperienza complessa e formativa. Ci siamo impegnati nei rapporti con le diverse istituzioni e con le forze dell’ordine per collaborare alle indagini e a sviluppare ancor di più la pazienza per i tempi della giustizia italiana. La ricerca ha messo alla prova pazienza, fiducia e spinto a sfruttare l’energia, sia singola che comunitaria, di quella che si definisce resilienza. Abbiamo dovuto abituarci a riunirci in posti diversi ed in particolare accettare di essere ospitati lungamente in un oratorio e quindi in spazi non propriamente nostri per le diverse sensibilità presenti nella chiesa di Pavia.

L. F.: Siete riusciti a quantificare i danni subiti? 
D. La M.: Impossibile perché non è stato facile e veloce il recupero di una parte del nostro materiale conservato al piano terra. Ma se si pensa alla perdita totale di una cucina comunitaria (con stoviglie, pentolame, ecc.), di tavoli e sedie della sala refettorio, della strumentazione completa della regia, di pianoforte, microfoni, casse acustiche, sedie imbottite, materiale didattico vario del dipartimento Ministeri in favore dei Bambini, tavolone di presentazione e pulpito con sedie con braccioli, videoproiettore HD, tende, tappeti, libreria chiesa, armadi, PC segreteria, fotocopiatrice e tanto tanto altro se ne può avere forse una sommaria quantificazione.

L. F.: Dove vi siete riuniti subito dopo l’incendio e dove vi riunite ora? 
D. La M.: Le soluzioni sono arrivate quasi istantaneamente. Il Comune di Pavia ha messo a disposizione una sala molto utile per la catechesi e per il venerdì sera che continuiamo a usare, mentre la sala per il culto propostaci sempre dal Comune, la “sala del commiato”, non è stata possibile utilizzarla perché è parte della struttura cimiteriale e quindi sarebbe stato possibile utilizzarla solo per il servizio di adorazione, che è uno dei momenti della vita ecclesiastica di una comunità avventista. Grazie all’ospitalità offertaci dalla parrocchia di san Carlo Borromeo, abbiamo potuto vivere almeno in parte la nostra esperienza di chiesa. Attualmente siamo ancora lì ma l’inverno mostra l’impossibilità di restarci ancora. Siamo nuovamente alla ricerca che sembra aver portato finalmente una soluzione, però dobbiamo definirla visto che in Lombardia il cambio di destinazione d’uso non è cosa semplice.

L. F.: Quali sono le prospettive future? 
D. La M.: Questa estate con uno degli anziani di Pavia, il geometra Piero Riffaldi, siamo andati dall’Assessore all’Urbanistica e insieme al personale dell’ufficio tecnico abbiamo lavorato per una possibile soluzione dato che gli affitti di locali idonei non sono alla nostra portata perché vanno dai 2.500 ai 3.000 euro mensili. L’idea è di locare un immobile più economico da ristrutturare e farlo a spese nostre utilizzando le risorse umane della chiesa. Dopo un primo tentativo molto oneroso, stiamo valutando la possibilità di riqualificare un locale adatto ma più alla nostra portata. Locale che naturalmente dopo i lavori di edilizia necessiterà di tutto quello che è andato distrutto con l’incendio del 5 aprile 2022.

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