summer-sun-yellow-photographyRubrica di approfondimento sulle locuzioni e i modi di dire biblici a uso dell’italiano

Giuseppe Paternicò – La Bibbia, oltre a essere il libro sacro che rivela l’amore di Dio per l’umanità in una prospettiva di redenzione e di salvezza, è anche una grande opera letteraria che ha saputo plasmare la nostra bella lingua italiana, un best seller che ha contribuito a impreziosire la nostra comunicazione per idee e concetti tramite i propri modi di dire e le proprie locuzioni. In questa rubrica, propongo un interessante e curioso viaggio linguistico che vede come passeggeri dello stesso scompartimento la Bibbia e l’italiano.

Iniziamo oggi con la locuzione “Niente di nuovo sotto il sole”, cioè nessuna novità. Non c’è mai nulla di nuovo al mondo. Locuzione utilizzata per avvenimenti scontati e previsti in anticipo o in situazioni che si ripetono, ecc.

Osservando il mondo intorno a noi, sicuramente ci sarà capitato di sospirare e dire più volte con voce avvilita e scoraggiata: “Non c’è niente di nuovo sotto il sole!”. Inconsapevolmente, la nostra ripetuta e rassegnata esclamazione ci permette un tuffo linguistico e semiotico tra le pagine della Bibbia, poiché la lingua italiana proprio da essa, e in particolar modo dal libro dell’Ecclesiaste (1:9), ha tratto la già citata e comune locuzione.

Che cosa avrà mai potuto indurre l’autore da cui ci è stata tramandata, il saggio Salomone, “…figlio di Davide, re di Gerusalemme” (Ec 1:1), a dire “…Quello che è stato è quel che sarà; quello che è stato fatto è quel che si farà; non c’è nulla di nuovo sotto il sole” (1:9)?  Quali sono dunque le cose già viste, ascoltate, provate dall’uomo di ogni tempo? Il mondo sociale, l’habitat terrestre nel quale siamo inseriti, costretti a orientarci e nel quale ci affacciamo dalla finestra della nostra esistenza, ogni giorno, si presenta come un enorme calderone che ribolle senza sosta, con viva fiamma, di azioni malvagie che provocano sofferenza diversificata e una spicciola crudeltà che soffoca il creato in una congenita e perenne malattia.

È proprio la malvagità dell’uomo a non essere qualcosa di “nuovo” ma, al contrario, una vecchia e consunta storia che si ripete e che la legislazione umana non riesce a frenare: basterebbe citare gli innumerevoli genocidi e massacri provocati dall’odio razziale e dal fanatismo religioso di tutti i secoli, le guerre mai concluse dettate dalla sete infinita di denaro e di potere, le quali lacerano con ferite profonde le popolazioni di ogni emisfero terrestre.

Così, viene spontaneo chiedersi: davvero non può mai esserci alcuna novità in questa abominevole ciclicità del nostro pianeta? La risposta può essere affermativa se il tutto si guarda dalla prospettiva del “Maestro buono” (Lc 18:18), dalla prospettiva dei cuori e degli animi trasformati dal Cristo e dal suo insegnamento sempre altisonante: “…Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Gv 15:12).

Certamente, in questo risiede la novità del nostro vivere: nell’amore che sa dire di no a tutto ciò che nuoce a noi e ai nostri simili; nell’amicizia che sa dire di no a tutto ciò che logora sottilmente e in maniera più eclatante i rapporti interpersonali; nella fratellanza gioiosa che dissolve l’indifferenza e permette all’altro di non cadere nell’abisso della disperazione, e di non affondare nelle sconfitte; nel saper affrontare le mille problematiche del quotidiano con speranza e sorriso, espressi dal nostro volto per la ceca fiducia nella mano sostenitrice e forte del “buon pastore”, dalla quale non saremo mai rapiti (Gv 10:14,28).

Ecco che cosa può esserci di nuovo sotto il sole!

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