giornate coscienza e libertaA3Davide Romano: Il deficit di pluralismo nei media si traduce in diritti non riconosciuti

 

Notizie Avventiste – Si è svolto il 27 e 28 novembre, a Firenze, nel campus dell’Istituto avventista Villa Aurora, il primo meeting delle “Giornate internazionali di Coscienza e Libertà”, un’iniziativa promossa dall’Associazione italiana per la difesa della libertà religiosa (AIDLR). La rivista semestrale Coscienza e Libertà, organo dell’AIDLR, attraverso un’osservazione attenta della realtà, si prefigge principalmente di diffondere i valori della libertà per aiutare le persone a stabilire tra di loro una collaborazione più efficace, con l’obiettivo di consolidare la giustizia e la pace.

 

“L’informazione produce diritti? La realtà (non) rappresentata da media e politica”, è stato il tema dell’evento che ha dedicato la prima giornata ai ragazzi delle scuole superiori. Lo scrittore Domenico Barrilà e l’antropologa Margherita Boccali hanno parlato agli studenti di pluralismo ed educazione all’alterità, suscitando interesse nei ragazzi.

 

Nella seconda giornata si è svolto il convegno, aperto a tutti, nella sala della vecchia cappella a Villa Aurora. Sono intervenuti Mirella Sartori, Luciano Violante, Domenico Melidoro, Katia Scannavini, Giorgio Zanchini. Il convegno ha anche aderito all’iniziativa “Posto Occupato”, in occasione dei 16 giorni per vincere la violenza sulle donne promossi dall’ONU, per ricordare le donne vittime di femminicidio ed essere solidali con quante subiscono violenza.

 

Sul convegno, Notizie Avventiste ha intervistato Davide Romano, direttore di Coscienza e Libertà  e  del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa dell’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno.

 

Notizie Avventiste: Che cosa sono le Giornate internazionali di Coscienza e Libertà?
Davide Romano: Si tratta di un meeting pensato per dare corso a un’esigenza: allargare l’offerta formativa e informativa della rivista Coscienza e Libertà, andando oltre il prodotto cartaceo, che ovviamente rimane, e sviluppano un vero dibattito sulle tematiche che sono care alla rivista e all’AIDLR.

 

N. A: Come mai avete scelto il titolo “L’informazione produce diritti? La realtà (non) rappresentata da media e politica”?
D. R.: Vi è l’esigenza diffusa di riconoscere il nome, il volto e la voce di uomini e donne che fino a oggi non hanno visibilità sui nostri mezzi di informazione. Il nostro fruttivendolo, spesso egiziano e di religione islamica; il nostro muratore di fiducia, spesso romeno e di religione ortodossa; la nostra assistente domestica, spesso ucraina e di religione ortodossa; la mediatrice culturale di etnia indiana e di religione indù, per fare giusto qualche esempio, vivono insieme a noi da molti decenni, ma spesso non sono riconosciuti nella loro alterità e nel loro bisogno di godere di tutti i diritti che spettano a cittadini sovrani. Nonostante paghino le tasse nel nostro paese e contribuiscano alla crescita del PIL più di quanto gravino sui costi sociali.
Il deficit di pluralismo che i nostri media accusano e che le nostre istituzioni politiche sovente esprimono, si traduce quasi in maniera direttamente proporzionale in diritti e istanze non riconosciute alle centinaia di migliaia di donne e uomini che hanno scelto l’Italia come loro destino. Si sono forse sbagliati?

 

N. A: Quali idee sono emerse nel convegno?
D.
R.: I relatori che hanno preso parte al convegno hanno tentato di spiegare, da diversi punti di vista e dalle diverse competenze in gioco – erano infatti presenti due giornalisti, una antropologa dei media, un uomo delle istituzioni come Luciano Violante e la sociologa Katia Scannavini – quali meccanismi culturali e sociologici entrano in gioco nel meccanismo di selezione delle notizie e di creazione dell’evento mediatico. Spessissimo, ciò che non è ritenuto tradizionale e popolare, omogeneo cioè a una certa idea di italianità, può essere rappresentato solo come esotico e brutale. L’informazione “istantistica” che ormai circola abbondantemente soprattutto sui social media, non consente approfondimenti tematici, ma solo twitter narcisistici di politici sempre in vetrina, e notizie allarmistiche tese a suscitare paura ed emozioni forti.

 

N. A: Una giornata è stata dedicata agli studenti delle scuole superiori. Come hanno risposto i ragazzi al tema proposto?
D.
R.: I giovani sono i maggiori fruitori dell’informazione spettacolo. Non mancano tuttavia nei liceali che abbiamo incontrato e con i quali abbiamo dialogato, significativi momenti di consapevolezza e un insospettabile desiderio di approcciarsi criticamente al reale. La scuola, in quanto agenzia educativa principale, ha in questo un compito fondamentale. Ma gli adulti, siano essi genitori e rappresentanti delle istituzioni, devono aiutarla e proteggerla. Rimane per me una frase bellissima quella pronunciata qualche anno fa da un maestro di strada napoletano, in relazione ai continui fatti di cronaca che si verificavano al quartiere Scampia: “Avete in questi anni mandato qui i migliori poliziotti d’Italia, bene! Adesso mandateci anche i migliori insegnanti!”.

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