Il 17 aprile si votera’ sulle trivelle. Il referendum e’ stato voluto da 9 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) preoccupate per le conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo di un maggiore sfruttamento degli idrocarburi. Non propone un alt immediato ne’ generalizzato. Chiede di cancellare la norma che consente alle societa’ petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Come e’ accaduto per altri referendum, il quesito appare di portata limitata ma il significato della consultazione popolare e’ piu’ ampio: in gioco ci sono il rapporto tra energia e territorio, il ruolo dei combustibili fossili, il futuro del referendum come strumento di democrazia.

La domanda che si trovera’ stampata sulle schede e’ “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’e’ ancora gas o petrolio?” Dunque chi vuole – in prospettiva – eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare si’, chi vuole che le trivelle restino senza una scadenza deve votare no (da “Sì o no alle trivelle, cosa sapere per votare al referendum” di Antonio Cianciullo, Repubblica del 18 marzo 2016).
In questo numero di “Sfogliando il giornale” vi proponiamo un dibattito, moderato da Roberto Vacca, tra Andrea Boraschi, responsabile della Campagna energia e clima di Greenpeace (per il si’), e Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra (favorevole al no, attraverso l’astensione).

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