Difendere la libertà religiosa nell’era di Facebook

Difendere la libertà religiosa nell’era di Facebook

Si è tenuta in Francia una conferenza su come adattare i propri metodi alla realtà dei nuovi media digitali.

Notizie Avventiste/IRLAnews – Il dott. Nelu Burcea, vice segretario generale dell’International Religious Liberty Association (IRLA), ha invitato coloro che lavorano per la difesa della libertà religiosa ad adattare i loro metodi alle realtà della nuova era dei media digitali. Ai presenti, studiosi e leader religiosi in rappresentanza di molte comunità di fede, Burcea ha parlato dell’urgente necessità di imparare a interagire con le piattaforme sociali online, e di trovare nuovi modi per valutare e combattere le minacce alla libertà religiosa.

Burcea è stato il relatore principale della Conferenza accademica di due giorni, tenutasi a novembre nel sud della Francia, presso l’università Paul Valéry di Montpellier. All’evento “ComSymbol 2016” hanno partecipato accademici e rappresentanti religiosi di 11 paesi. Le discussioni si sono incentrate sulle sfide e le opportunità che la rapida ascesa del social media offre ai chi è impegnato nella difensa dei diritti umani.

“Facebook, Twitter, hashtag, meme fanno tutti parte di una nuova piazza pubblica, e offrono nuove strade alla libertà di coscienza e di espressione religiosa”, ha affermato Burcea, “Pertanto, qualsiasi approccio alla difesa della libertà religiosa non riuscirà se ignorerà questo nuovo e vibrante panorama sociale. La rivoluzione dei social media rende necessario che gli attivisti dei diritti umani adottino una nuova mentalità e nuovi strumenti”.

Il convegno è stato coordinato dal dott. Stefan Bratosin, professore presso l’università Paul Valéry di Montpellier, e dalla dott.sa Mihaela-Alexandra Tudor, professore associato presso la stessa università. Nei loro interventi, che hanno aperto la Conferenza, hanno evidenziato i vasti e rapidi cambiamenti portati dai media digitali ai modi in cui le persone esprimono il loro credo religioso, scambiano le informazioni, collaborano insieme, convincono, influenzano e mobilitano all’azione. Questi cambiamenti fanno capire che i sostenitori della libertà religiosa devono imparare nuovi modi per promuovere e proteggere la libertà di coscienza e di religione in ambito digitale.

Altri oratori erano studiosi provenienti da numerose tradizioni religiose e rappresenti di istituzioni accademiche di tutto il mondo. Nei loro interventi hanno trattato vari argomenti, tra cui il discorso islamico e la rete social, l’identità religiosa e i meme cristiani, la relazione tra media digitali e radicalizzazione religiosa.
Le relazioni principali presentate alla conferenza saranno pubblicate sul sito dell’evento.

(Foto: ComSymbol 2016)

 

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Religione, pace e sicurezza

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Un summit globale a Ginevra per promuovere società pacifiche e inclusive, la libertà di religione e la prevenzione dell’estremismo violento.

EUDnews/Notizie Avventiste – L’Association Internationale pour la Défense de la Liberté Religieuse (AIDLR) ha compiuto 70 anni di servizio, quest’anno. Per celebrare questo importante anniversario, ha organizzato un summit globale sul tema “Religioni, pace e sicurezza”, tenutosi nel palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra, con l’obiettivo di promuovere società pacifiche e inclusive, la libertà di religione, la prevenzione dell’estremismo violento, di crimini e atrocità.

L’AIDLR è stata fondata nel 1946 grazie all’interesse per la libertà religiosa espressa da due voci principali. La prima era quella di Jean Nussbaum, un medico che conosceva per esperienza il significato di parole come segregazione e molestie a causa delle sue convinzioni personali e della sua fede. La seconda voce influente apparteneva alla signora Eleanor Roosevelt, anche lei molto impegnata nella promozione e nella difesa dei diritti umani.

Questa associazione è nata per diffondere le idee di tolleranza e accoglienza, e per difendere il diritto naturale e inalienabile dell’individuo alla libertà di coscienza; diritto di credere o di non credere; di professare, di praticare e propagare le credenze religiose, o di cambiare religione secondo la propria coscienza.

I circa 50 relatori intervenuti ai tre giorni del summit globale (dal 23 al 25 novembre) hanno espresso sensibilità e impegno professionale nella promozione e difesa dei diritti umani, e diretto l’attenzione dei presenti al rispetto incondizionato che è dovuto all’espressione della propria fede personale. Più volte hanno rivolto appelli all’intera comunità, e in particolare alle istituzioni interessate, a politici, accademici e diplomatici, perché sensibilizzino l’opinione pubblica al rispetto della libertà religiosa.

L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’ufficio delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio e sulla responsabilità di proteggere, e il Ministero degli Esteri del governo spagnolo.

In occasione dei suoi 70 anni, l’AIDLR ha istituito  il Premio internazionale di eccellenza “Ambasciatori per la libertà e la pace – Jean Naussbaum ed Eleanor Roosevelt”, per riconoscere alcuni “Ambasciatori di Pace”, persone che si sono distinte per il loro interesse e impegno nella difesa della libertà religiosa.

Parole di apprezzamento per l’organizzazione di questo vertice sono stati espressi a Liviu Olteanu, segretario generale della AIDLR. Il suo lavoro ha permesso di riunire diversi esponenti delle Nazioni Unite, diplomatici, politici e accademici. L’obiettivo di questo incontro era quello di creare una piattaforma internazionale di dialogo, scambio di informazioni, esperienze e pratiche di pace e inclusione: un coro di accordo per riuscire a ottenere il risultati sperati.

 

Prima Giornata della libertà religiosa nella Svizzera occidentale

Prima Giornata della libertà religiosa nella Svizzera occidentale

mondo-liberta-religiosa-svizzera-2016-1Maol – Sabato 8 ottobre, la Federazione delle chiese avventiste della Svizzera francese e italiana (FSRT) e l’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa (AIDLR), sezione svizzera, hanno organizzato la prima Giornata della libertà religiosa.

L’evento si è svolto presso la chiesa avventista di Gland, nella proprietà dell’ospedale avventista «La Lignière».

Il programma è iniziato la mattina con la conferenza del dott. Maurice Verfaillie sul tema «Coscienza e Libertà nelle lettere dell’apostolo Paolo». Poi, mondo-liberta-religiosa-svizzera-2016-2il dott. John Graz segretario generale dell’International Religious Liberty Association (IRLA) dal 1995 al 2015, ha tenuto il sermone sul tema «Ma che cosa dovremmo fare?». Graz ha spiegato che, vivendo in un paese dove la libertà religiosa è garantita, l’atteggiamento peggiore che si potrebbe assumere è quello di essere indifferenti alle persecuzioni dei credenti nel mondo. Ha quindi evidenziato il contributo della Chiesa avventista come agente attivo in favore della libertà religiosa.

Nel pomeriggio, il dottor Jean-Francois Mayer dell’Università di Friburgo, in Svizzera, ha tenuto una relazione su «Pluralismo religioso. Pericolo o ricchezza?». Il dott Mayer è uno dei più noti esperti europei sulle minoranze religiose e sulle relazioni con lo Stato.

Christian Willi, capo redattore di Christianisme aujourd’hui, rivista protestante francese, ha presentato un rapporto sulla persecuzione dei cristiani nel mondo.

Alle relazioni è seguito un dibattito cui hanno partecipato tutti i relatori e che è stato moderato da Bernard Davy, dottore in psichiatria e medicina interna.

La giornata si è conclusa con il Premio della libertà religiosa che il past. David Jennah, presidente della Chiesa avventista nella Svizzera francese, ha consegnato al dott. Maurice Verfaillie, ex segretario generale della AIDLR, per aver dedicato tutta la sua vita alla difesa della libertà religiosa.

«È un nuovo giorno nella Svizzera occidentale per la promozione della libertà religiosa», ha commentato il past. Jennah.

Secondo l’organizzatore dell’evento, past. Giampiero Vassallo, sono in programma nuove iniziative sulla libertà religiosa: una cena e un concerto nel 2017, a Ginevra.

 

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La libertà religiosa essenza dell’uguaglianza

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Si è svolto a Buenos Aires il Forum sudamericano organizzato da IRLA e CALIR per discutere sul rapporto tra libertà religiosa e Stato, educazione e pratiche di culto.

n40-argentina-forum-lr-irla-2 Notizie Avventiste – Più di un centinaio di persone si sono riunite nella sede del governo della Città di Buenos Aires, per partecipare al Forum sudamericano per la libertà religiosa, evento atteso dai leader di varie istituzioni e religioni. Organizzato dall’International Religious Liberty Association (IRLA) e dal Consiglio Argentino per la Libertà Religiosa (CALIR), all’incontro hanno partecipato rappresentanti di Brasile, Uruguay, Cile, Perù, Argentina, Ecuador, Spagna e Stati Uniti.

Era presente anche la Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, rappresentata da alcuni dirigenti e delegati a livello nazionale e mondiale. Il n40-argentina-forum-lr-irla-7past. Ganoune Diop, direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa (APLR) della Chiesa avventista mondiale e segretario esecutivo dell’IRLA, ha evidenziato che, in materia religiosa, le persone devono poter esercitare la loro libertà e “dobbiamo vivere secondo quanto dice la nostra coscienza, tenendo presente naturalmente anche i giusti limiti che esige la convivenza nella società”.

Gli argomenti trattati nei tre giorni di lavori, dal 9 all’11 novembre, si sono concentrati principalmente sul rapporto della libertà religiosa con le pratiche dello Stato, dell’educazione e del culto. Inoltre, si è parlato dell’esercizio dei giorni di riposo prescritti dalla religione, dell’uso dei simboli religiosi negli spazi pubblici e dei finanziamenti ai culti.

n40-argentina-forum-lr-irla-4“Il Forum riunisce professionisti provenienti da diversi paesi del Sudamerica per condividere le preoccupazioni su come garantire la libertà religiosa nei nostri paesi”, ha detto il past. Dario Bruno, direttore dell’IRLA in Argentina e del dipartimento APLR dell’Unione avventista argentina, ai media nazionali.

“È comune pensare”, ha aggiunto Bruno, “che in Sudamerica non vi siano problemi di libertà religiosa perché ci si può liberamente riunire, predicare e diffondere letteratura religiosa. Eppure, in diversi paesi sudamericani, Argentina inclusa, si sono verificati limitazioni alla libertà di fede”.

Secondo Bruno, spiega l’Osservatore Romano.va in un articolo dedicato al Forum, una di queste “limitazioni” è il trattamento giuridico ed economico differente tra una religione e l’altra. Bruno ha inoltre annoverato tra i problemi le difficoltà che incontrano quanti professano alcune religioni nell’osservare, per esempio, il giorno di riposo previsto dalla propria fede, oppure certe discriminazioni subite nei luoghi di lavoro e in ambito educativo.

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Il segretario del Culto della nazione, Santiago de Estrada, ha affermato: “Un Forum della libertà religiosa è l’occasione per discutere di questi problemi e cercare di superare le difficoltà per assicurare che essa sia pienamente garantita in tutto il mondo”. Mentre il direttore generale per gli Affari religiosi del governo della Città di Buenos Aires, prof. Federico Pugliese, ha sottolineato i benefici che questo evento porta alle comunità di fede: “Il più grande vantaggio è che si può parlare di convivenza, di dialogo, e ognuno è libero di scegliere la propria religione ed essere rispettato come tale”.

n40-argentina-forum-lr-irla-8La Chiesa cristiana avventista crede che sia un diritto umano fondamentale avere, adottare o cambiare religione o credo religioso secondo la coscienza individuale. Per questo motivo il dipartimento APLR è stato creato per mantenere alto l’accento sulla libertà di coscienza. In altre parole, la Chiesa difende l’idea che tutte le religioni abbiano il diritto di esprimere le proprie convinzioni.

Infatti, è stato ribadito durante il Forum, la libertà di pensiero, di coscienza, di espressione, di religione o di credo è un diritto che deve n40-argentina-forum-lr-irla-6essere garantito e rispettato in tutte le società. Esso include la libertà di avere una religione, ma anche quella di non professarne alcuna. Per proteggere queste libertà, hanno precisato gli organizzatori, “consideriamo essenziale il dialogo continuo e le azioni di servizio comune tra le persone e le religioni, come strumento per rafforzare la pace sociale”.

Gli organizzatori hanno poi puntato alle nuove generazioni e hanno affermato, come riporta l’Osservatore Romano.va nel suo articolo, che “ci sono molte sfide da affrontare. Mentre la legislazione fornisce risposte, gran parte del lavoro tocca a ciascuno di noi. Dobbiamo continuare a puntare sull’educazione dei nostri figli e sulla libertà affinché la sperimentino come valore fondamentale senza il quale si arriva a situazioni di intolleranza e discriminazione”.

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Inaugurato a Watford, UK, il giardino della pace

uk-giardino-della-pace-1Un tributo a quanti “stanno per la giustizia anche se dovessero crollare i cieli”

tedNEWS/Notizie Avventiste – Un giardino circolare, illuminato di notte, con posti a sedere in un ambiente tranquillo e una fontana al centro è oggi un memoriale nazionale e un tributo vivente a tutti coloro che hanno preso posizione per la pace nelle guerre passate e presenti.

Inaugurato ufficialmente con una commovente cerimonia, mercoledì 21 settembre, nella Giornata internazionale della pace, l’idea di questo giardino è nata inizialmente per ricordare i 130 avventisti imprigionati durante la prima guerra uk-giardino-della-pace-2mondiale a causa del loro status di non combattenti. Ma anche nella seconda guerra mondiale, nonostante il governo avesse una migliore comprensione dei principi avventisti, gli obiettori di coscienza della denominazione sono stati processati e poi assegnati a lavori di “importanza nazionale”. La cerimonia ufficiale si è svolta presso la chiesa cristiana avventista “Stanborough Park.

L’idea del giardino di pace è partita dal past. Ian Sweeney, presidente dell’Unione avventista di Regno Unito e Irlanda, che nel suo discorso inaugurale ha sottolineato l’importanza di essere fedeli ai principi contenuti nella Bibbia. Victor Hulbert, attuale responsabile delle Comunicazioni presso la Regione Transeuropea (TED) della Chiesa, ha svolto una ricerca, qualche anno fa, e ha scoperto la storia dei 130 militari di leva avventisti che si erano rifiutati di portare le armi durante la Grande Guerra, mantenendo allo stesso tempo il valore del sabato quale giorno di culto e di riposo. Nel suo intervento france1917-uk-giardino-della-pace-4durante la cerimonia, Hulbert ha evidenziato che questo giardino è come un monumento alla coraggiosa presa di posizione di questi obiettori di coscienza, nonostante subissero forti angherie fisiche e psicologiche, ma anche a quella degli oltre 20.000 obiettori che si sono rifiutati di portare le armi allora e a chi prende posizione per la pace oggi.

“È stata una giornata perfetta in cui si è ricordato il Dio della pace”, ha affermato Hulbert. Ha poi espresso la speranza che “questo giardino sia un monumento duraturo e uno spazio di tranquillità per le generazioni future”.

uk-giardino-della-pace-3Dopo la breve funzione religiosa, un gruppo che comprendeva diversi figli e nipoti dei reduci della prima guerra mondiale, si è riunito fuori dal giardino per il taglio del nastro da parte di Garth Till, figlio di Willie, uno dei quattordici uomini imprigionati, picchiati e maltrattati nel carcere militare n. 3 a Le Havre, in Francia.

Garth Till, di 87 anni, ha citato a memoria le parole della co-fondatrice della Chiesa avventista, Ellen G. White:
“Il più grande bisogno del mondo è il bisogno di uomini che non si possono né comprare né vendere; uomini che sono leali e onesti fino nell’intimo del loro animo; uomini che non hanno paura di chiamare il peccato con il suo vero nome; uomini la cui coscienza è fedele al dovere come l’ago magnetico lo è al polo; uomini che stanno per la giustizia anche se dovessero crollare i cieli”.

Garth aveva 9 anni quando sentì per la prima e unica volta suo padre parlare dell’esperienza subita, e ricorda quanto fu traumatico per il suo genitore raccontarla. “Ma non ha avuto rimpianti. Ha preso la decisione giusta”, ha affermato Garth.

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(Foto: Dejan Stojković)

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G20 interreligioso a Pechino. Si è discusso di pace e diritti umani

g20-religioni-2016-1Il leader avventista G. Diop: Dignità umana, unità nella diversità, giustizia e onore sono valori fondamentali in tutte le principali religioni del mondo e nelle filosofie morali.

Bettina Krause/Notizie Avventiste – All’inizio di questo mese, mentre i “grandi della terra” si sono incontrati a Hangzhou, in Cina, per il G20, un gruppo di rappresentanti delle religioni del mondo erano riuniti a Pechino, per riflettere sul contributo della fede nello sviluppo del dialogo internazionale e nel risolvere i problemi.

Ganoune Diop, direttore generale dell’IRLA (International Religious Liberty Association) e del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della Chiesa avventista mondiale, è stato invitato a presentare una relazione al gruppo di circa 40 studiosi e leader religiosi. Ha esordito affermando la necessità di riconoscere i valori umani condivisi, prima di parlare delle differenze.

g20-religioni-2016-4Nel suo intervento sul tema “Esplorare le intersezioni dei valori. Un percorso per la pace e la solidarietà tra le nazioni e le civiltà”, ha evidenziato una serie di valori umani universali che legano insieme le persone indipendentemente dalla loro cultura o religione.

“Principi quali l’unità, la dignità, la giustizia e l’onore sono valori interdipendenti che aiutano a modellare ciò che significa essere uomini e donne pieni di umanità”, ha affermato Giop.

Nel suo documento, presentato il secondo giorno del vertice, Diop ha anche tracciato il concetto fondamentale di “dignità umana” all’interno dell’islam, del cristianesimo, dell’ebraismo, di molte religioni asiatiche e delle principali filosofie mondiali.

diop-g20-religioni-2016-2“Il principio della dignità umana è la base su cui si fondano i diritti umani e le responsabilità umane”, ha spiegato Diop, “Questo principio, insieme ai valori di giustizia, onore e unità nella diversità, sono fondamentali in tutte le principali religioni del mondo e nelle filosofie morali. Nei trattati e nelle convenzioni internazionali, e in quasi ogni costituzione nazionale la dignità umana è fondamentale”.

Negli ultimi undici anni, il G20 interreligioso si è tenuto sempre a margine di ogni G7, G8 e G20 dei capi di governo, per considerare il ruolo della religione e della fede nelle attuali questioni globali, ed evidenziare i contributi concreti realizzati dalla religione.

Per la seconda volta Diop è stato invitato a presentare una relazione in plenaria a questo evento, la prima fu nel 2015, al Summit interreligioso del G20 a Istanbul.

Il vertice 2016 è stato ospitato dall’Accademia cinese delle scienze sociali e sponsorizzato congiuntamente dall’Institute of World Religions e dal Center for Law and Religion Studies della Brigham Young University.

Maggiori dettagli sull’intervento di Diop sono sul sito irla.org

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(Foto: PARL e irla.org)

 

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Svizzera romanda. Prima giornata della libertà religiosa

giornata-lr-svizzeraNotizie Avventiste – In Svizzera vivono 8 milioni di persone e 4 comunità linguistiche riconosciute ufficialmente dalla Costituzione federale; inoltre il paese occupa il terzo posto nel mondo per qualità della vita. E Dio, in tutto questo, dov’è? In effetti, negli ultimi 40 anni, il panorama religioso svizzero è notevolmente cambiato. Su questo l’Association internationale pour la défense de la liberté religieuse invita alla prima giornata della libertà religiosa nella Svizzera romanda.

Sabato 8 ottobre, alle ore 15.30, presso la chiesa cristiana avventista di Gland, si terrà una conferenza di Jean-François Mayer, direttore dell’Istituto “Religioscope”, sul tema “Pluralismo religioso: pericolo o ricchezza? I fattori di cambiamento nella prospettiva del pluralismo religioso in Svizzera”.

Seguirà un dibattito, a cui parteciperà, tra gli altri, anche Christian Willi, direttore di Christianisme Aujourd’hui, per sviluppare un legame di continuità tra la conferenza introduttiva e alcuni punti di riflessione: la situazione drammatica delle minoranze religiose in diversi paesi del mondo; la libertà religiosa quale strumento di difesa dei diritti umani e della dignità delle persone di ogni razza ed etnia. Il dibattito sarà moderato da Bernard Davy, medico, specializzato in psichiatria e medicina interna.

L’appuntamento è a La Lignere 12, a Gland in Svizzera.

Per una questione di organizzazione, chi desidera partecipare può prenotarsi scrivendo al past. Giampiero Vassallo: gvassallo@adventiste.ch

Maggiori informazioni sul sito: www.adventiste.ch/departements/liberte-religieuse

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IRLA. Perché la repressione religiosa è salita nonostante le pressioni internazionali?

n36-harvard-irla-panel-experts-2È la domanda affrontata dagli studiosi di libertà religiosa riuniti ad Harvard.

Bettina Krause/Notizie Avventiste – Studiosi avventisti del settimo giorno e un gruppo di specialisti internazionali hanno discusso su quello che è stato definito un preoccupante paradosso: mentre il principio della libertà religiosa ha guadagnato una solida posizione all’interno del diritto internazionale, le restrizioni delle pratiche religiose sono in realtà in aumento in tutto il mondo.

Il gruppo di studiosi, riunito presso la Harvard Divinity School a Cambridge, in Massachusetts, ha espresso la preoccupazione che l’ideale della libertà religiosa, inteso come diritto umano universale, rimanga elusivo nella pratica e che la repressione religiosa non accenni a diminuire in molti paesi, nonostante decenni di sostegno e promozione internazionale.

Il paradosso è una sfida cruciale, che impedisce un vero progresso nel promuovere questo diritto umano fondamentale, hanno affermato gli studiosi nella dichiarazione rilasciata alla fine dei tre giorni di studio e discussione.

“In sintesi, un importante cambiamento nel dibattito sulla libertà religiosa o di credo potrebbe verificarsi nelle sue roccaforti intellettuali”, riporta il documento, “Fino a poco tempo fa, le norme sulla libertà religiosa erano ampiamente accettate; il dibattito risiedeva sui dettagli, su come dovevano essere applicate nei diversi contesti e su come potevano essere estese e attuate in modo più efficace. Ora la loro legittimità è messa in discussione, sia esplicitamente sia implicitamente”.

Studi recenti, come quello pubblicato dal Pew Research Center all’inizio di quest’anno, indicano che circa tre quarti dei 7,2 miliardi di persone nel mondo vivono in paesi con elevate o molto elevate restrizioni delle pratiche religiose, o elevati tassi di ostilità sociale legati alla religione.

La commissione internazionale, composta da una ventina circa di studiosi e avvocati, e nota come “Meeting di esperti”, è convocata ogni anno dall’International Religious Liberty Association (IRLA), organizzazione indipendente che si occupa di difesa della libertà religiosa, fondata dalla Chiesa cristiana avventista del settimo giorno.

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Ganoune Diop, segretario generale della dell’IRLA, ha spiegato che la riluttanza di molti paesi ad adottare gli standard internazionali di libertà religiosa è guidata da forze culturali, storiche, filosofiche, morali e politiche. Per capire perché esistono queste barriere, secondo Diop, è importante studiare le varie critiche alla libertà religiosa spesso avanzate da questi paesi, molti dei quali hanno forti pregiudizi anti-occidente o sono influenzati da una religione e una ideologia politicamente potenti.

“Per alcuni paesi, la libertà religiosa è strettamente legata all’idea dei ‘diritti individuali’, e questo non si sposa bene con le culture che hanno un approccio più comune e comunitario verso i diritti”, ha affermato Diop in un’intervista, “Altre culture equiparano le norme di libertà religiosa con il permissivismo liberale che porterà inevitabilmente a un crollo morale della società”.

Diop ha poi continuato: “Alcuni paesi temono che la libertà religiosa mini la religione dominante, ritenuta di vitale importanza storica o politica. Ne sono esempi alcune forme di islam in molti paesi del Medio Oriente, o di ortodossia in alcuni paesi dell’Europa orientale. Altri ancora, soprattutto in Asia, respingono gli ideali di libertà religiosa perché troppo ‘occidentali’. Sono visti come incompatibili con la cultura locale, o anche come strumento dell’imperialismo occidentale”.

Diop ha comunque affermato che la resistenza alle norme di libertà religiosa non proviene solo dai paesi non occidentali. Ha infatti osservato come l’influenza pervasiva del postmodernismo (molto scettico delle norme generali o universali) abbia portato, in molti paesi europei e negli Stati Uniti, a un calo dell’interesse per gli ideali di libertà religiosa. Il crescente secolarismo porta anche alcune persone a mettere in discussione il motivo per cui l’espressione religiosa debba meritare particolare attenzione e protezione.

Diop ha presentato una relazione il primo giorno del Meeting di esperti e ha parlato di aumento, soprattutto tra i più giovani, della disillusione sulle ideologie: dal comunismo alla democrazia liberale.

“Tutti noi vediamo i doppi standard, la corruzione e l’incapacità di tradurre in pratica gli ideali”, ha affermato Diop, “Quindi non c’è da meravigliarsi se molte persone abbandonano le istituzioni e le leggi internazionali (anche quelle che pretendono di promuovere i diritti umani universali) perché ritenute inutili, nella migliore delle ipotesi, o strumento politico di repressione, nel peggiore dei casi.”

Tra gli studiosi che hanno presentato le loro relazioni all’incontro, ricordiamo David Little, professore emerito dell’Harvard Divinity School; Cole Durham, professore di diritto e direttore-fondatore del Center for Law and Religion Studies alla Brigham Young University di Provo, in Utah; Rosa Maria Martines de Codici, professoressa di storia presso l’Università Complutense di Madrid, in Spagna; Pasquale Annichino, ricercatore presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze), in Italia; Dudley Rose, preside associato della Harvard Divinity School; Mohamed Mahfoudh, decano della facoltà di legge presso l’Università della Tunisia; T. Jeremy Gunn, professore di diritto e scienze politiche presso l’Università Internazionale di Rabat, in Marocco; e Amal Idrissi, professore di diritto presso l’Università di Moulay Ismael, in Marocco.

Il prossimo Meeting di esperti si terrà nel 2017 alla Princeton University, nel New Jersey (Stati Uniti). Diop, che è anche direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della Chiesa cristiana avventista mondiale, ritiene questi incontri immensamente preziosi per mettere a fuoco e portare l’attenzione su importanti problemi che riguardano la libertà religiosa.

Quello di Harvard è stato il XVIII incontro della commissione internazionale. Nel corso degli anni, molti dei lavori presentati sono stati pubblicati sulla rivista accademica dell’IRLA, Fides et Libertas. Maggiori informazioni sono disponibili sul suo sito web: irla.org.

 

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Ambasciatore avventista farà parte della Corte costituzionale in Zambia

Ambasciatore-Mulonda-ZambiaOrganizzato un pranzo in suo onore nella sede mondiale della Chiesa.

Notizie Avventiste/PARLnews – Palan Mulonda, ambasciatore dello Zambia negli Stati Uniti d’America, ha visitato la sede mondiale della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, il 27 luglio, dove ha incontrato i dirigenti della denominazione e partecipato a un pranzo organizzato in suo onore.

L’ambasciatore Mulonda, membro della Chiesa avventista, è da lungo tempo sostenitore dei diritti umani, esperto di diritto internazionale e costituzionale. Nel corso degli anni ha servito il suo paese in molti e diversi ruoli pubblici. Il suo triennio come ambasciatore a Washington sta per scadere e presto rientrerà in Zambia per assumere un incarico nel più alto organismo giudiziario del paese: sarà uno dei sette giudici della Corte costituzionale.

Mulonda è stato invitato da Ganoune Diop, direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della denominazione mondiale. Nel dare il benvenuto all’ambasciatore, Diop lo ha descritto come persona che si è distinta all’interno della comunità diplomatica.
“Credo che Dio abbia permesso di spostarti dal mondo diplomatico alla sfera giudiziaria per motivi particolari”, ha affermato Diop, “in modo che tu possa servire la giustizia alla luce della tua fede e secondo la Costituzione del tuo paese”.

Ha poi aggiunto che il Signore ha ispirato vari avventisti a servire in quasi ogni ambito dei governi nel mondo: esecutivo, legislativo e giudiziario.

“Il mondo ha bisogno di una bussola spirituale, di leader e di direzione morale”, ha affermato Diop, “e ciò che, come avventisti, portiamo al tavolo delle nazioni è un focus sulla rivelazione di Dio, una visione del mondo e una visione morale”.

Ted N.C. Wilson, presidente della Chiesa mondiale, ha assicurato l’ambasciatore Mulonda che sarà sostenuto nel nuovo e importante incarico dalle sue preghiere e da quelle della famiglia avventista mondiale.

(Fonte: Bettina Krause, sito Public Affairs and Religious Liberty)

(Foto: Mylon Medley)

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Continuano le preoccupazioni per la legge firmata da Putin all’inizio di luglio

Adventist-Russia-religious-liberty-July8In un incontro con i funzionari della Duma di Stato gli avventisti hanno evidenziato le limitazioni alla libertà religiosa

Notizie Avventiste – I dirigenti della Chiesa cristiana avventista hanno incontrato alcuni alti funzionari russi, all’inizio del mese, e sollevato preoccupazioni sulla nuova legislazione che limita gravemente l’attività missionaria nel paese, bandendo le riunioni religiose nelle case e la distribuzione gratuita di letteratura religiosa.

La legge, che fa parte di un pacchetto di provvedimenti antiterrorismo, è stata firmata dal presidente Vladimir Putin il 7 luglio, pochi giorni dopo che le Camere alta e bassa del Parlamento l’avevano rapidamente approvata in votazioni distinte.

La Chiesa cristiana avventista si era appellata a Putin perché non firmasse la legge, e per questo i credenti in tutta la Russia avevano dedicato un giorno al digiuno e alla preghiera. Anche diverse altre denominazioni protestanti avevano chiesto al presidente di rimandare indietro la normativa perché fosse emendata. Ma tutte queste voci sono rimaste inascoltate.

Nel corso di una visita a Mosca all’inizio di luglio, il direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della Chiesa avventista mondiale, Ganoune Diop, ha discusso la legislazione con alcuni leader della Duma di Stato e con il consultivo della Camera pubblica russa.
“Ho sollevato la questione di questa legge e condiviso la nostra preoccupazione come avventisti”, ha spiegato Diop ad Andrew McChesney di Adventist Review, “La motivazione ufficiale data è che questa legge ha lo scopo di contrastare il terrorismo. Tuttavia, è facile vedere che può essere trasformata in strumento d’inquisizione perché il vero problema è anche collegato all’interpretazione del proselitismo”.

La legge da vicino
I dirigenti avventisti hanno subito espresso preoccupazioni per questa normativa dalla formulazione vaga e aperta all’interpretazione delle forze dell’ordine. La legge, che dovrebbe entrare in vigore nel 2018, vieta l’esercizio dell’attività missionaria in zone residenziali, le riunioni religiose nelle case, come per esempio le chiese domestiche e gli incontri di preghiera tra amici. Inoltre, richiede ai credenti che vogliono condividere la loro fede con gli altri, anche attraverso Internet e la distribuzione di letteratura, di possedere i documenti necessari rilasciati dalla propria associazione religiosa.

I trasgressori dovranno pagare una multa fino a 700 euro per i singoli cittadini russi, e fino a 15.000 euro per le organizzazioni religiose. I cittadini di altri paesi che violano la legge saranno espulsi.

Visita ai funzionari governativi
Il 6 luglio, i dirigenti della Chiesa hanno visitato la Duma di Stato e la Camera pubblica, dove hanno incontrato Iosif Diskin, presidente del Comitato per l’armonizzazione delle relazioni interetniche e interreligiose; e Vladimir Lagkuev, membro della Camera e proveniente dal Daghestan. Alla Duma di Stato, la delegazione è stata ricevuta da Yaroslav Nilov, presidente della Commissione parlamentare per le organizzazioni religiose; e da Stepan Medvedko, che sovrintende il lavoro quotidiano della Commmissione.
“Il deputato Nilov ha espresso la speranza di una cooperazione tra avventisti e deputati alla prossima sessione della Duma”, hanno affermato dalla sede della Chiesa a Mosca.

La Duma ha sospeso i lavori per l’estate dopo aver approvato la legge sulle restrizioni dell’attività missionaria. La speranza è che possa modificare la normativa in autunno; intanto la Chiesa avventista lavora con le altre fedi per far sì che ciò diventi realtà.
“Forse la legge potrà essere modificata dalla Duma di Stato nella prossima sessione”, ha affermato Oleg Goncharov, direttore degli Affari pubblici e Libertà religiosa della Regione Euro-Asia della denominazione, “Perché questo avvenga, è necessario coinvolgere i rappresentanti delle diverse confessioni religiose.”

(Fonte: Andrew McChesney/Adventist Review)

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Decreto storico per la libertà religiosa e di culto in Colombia

NOCU-libertad-de-cultos-cc_5712Alla firma del presidente Santos erano presenti diversi leader religiosi, tra i quali anche gli avventisti

Notizie Avventiste/ IADnews – Il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, ha firmato un decreto storico, all’inizio di questo mese, che stabilisce il 4 luglio giornata nazionale della libertà religiosa e di culto nel paese. Oltre 100 leader religiosi, tra cui gli avventisti, erano presenti alla cerimonia della firma avvenuta nella Casa de Nariño, residenza presidenziale e sede del governo di Bogotá.

Il presidente Santos ha commentato che si tratta del decreto più breve firmato in sei anni, ma molto importante e di grande senso simbolico dato che il paese si muove verso la pace dopo 52 anni di conflitto armato.

Il past. Alvaro Niño, direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della Chiesa cristiana avventista della Colombia del Sud, si è detto entusiasta di essere stato presente alla firma poiché la denominazione promuove la libertà religiosa nella capitale colombiana da oltre un decennio.

NOCU-Libertad-de-Culto-NC_5782Fu proprio 10 anni fa che il past. Niño e i dirigenti avventisti di Bogotá iniziarono a organizzare un gruppo di leader religiosi di diverse fedi che ben presto formarono la Confederación Colombiana de Libertad e Igualdad Religiosa (Federazione colombiana per la libertà e l’uguaglianza religiosa), diventata un’entità rispettata e riconosciuta dal Ministero degli Interni del governo.

“È per me una grande gioia vedere questo risultato”, ha affermato Niño, “Il presente decreto è una riaffermazione che il governo nazionale riconosce sia il lavoro di  portare armonia sia l’identità religiosa del popolo colombiano. Vediamo aprirsi grandi spazi con il processo di pace e l’opera  positiva che le chiese possono tessere nella società.”

La Colombia è il terzo paese del Sudamerica, dopo Argentina e Brasile, a commemorare la libertà religiosa e di culto con un decreto da quando, nel 2013, è stata approvata la risoluzione delle Nazioni Unite A/RES/68/169.

NOCU-Libertad-de-Culto-pazbookNiño ha salutato il presidente Santos e gli ha regalato una copia del libro “Camino a la Paz” (“La via della pace”, di Ellen G. White). “Abbiamo voluto donargli questo libro che evidenzia come le persone possano trovare la vera strada per una pace duratura tramite la grazia di Dio”, ha spiegato il pastore.

Più di 2 milioni di copie di questo libro sono state distribuite in tutta la Colombia quest’anno.
Il presidente Santos ha ringraziato il past. Niño per il contributo della Chiesa cristiana avventista nel paese, riconoscendo che i principi di fede e i valori che promuove conducono le persone sulla via della pace.

“Le Chiese hanno un’importante funzione nel promuovere la libertà religiosa e di culto in modo che il governo possa garantire il processo di pace, dopo oltre 50 anni di conflitto nella nazione”, ha concluso Niño, “La Chiesa cristiana avventista continuerà la sua opera a favore della libertà religiosa, dando ai colombiani la possibilità di imparare quali sono i loro diritti”.

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(Foto: Facebook)

Difendere la libertà religiosa nell’era di Facebook

Leader avventista parla di sessualità alla conferenza delle Nazioni Unite

csm_PARL-Ganoune_sexuality__9de4a13934Ganoune Diop: il cristiano deve trattare tutte le persone con dignità e rispetto.

ANN/Notizie Avventiste – Il leader  della Libertà religiosa nella Chiesa avventista, Ganoune Diop, è intervenuto in una conferenza delle Nazioni Unite sui diversi  punti di vista sulla sessualità umana alla luce degli insegnamenti della Bibbia, e ha sottolineato che l’imperativo cristiano è trattare ogni essere umano con dignità e rispetto.

Diop, direttore del dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa (PARL) della Chiesa cristiana avventista mondiale e segretario generale dell’International Religious Liberty Association (IRLA), ha tenuto il suo discorso durante l’evento di tre giorni dal titolo “Freedom of Religion or Belief and Sexuality: A Conversation”, svoltosi nel Palazzo delle Nazioni a Ginevra, in Svizzera.

Invitato da Heiner Bielefeldt, relatore speciale ONU per la libertà di religione o di credo, per fornire una visione scientifica di atteggiamenti religiosi nei confronti della sessualità umana, in particolare dal punto di vista delle tradizioni cristiane, Diop ha esplorato il rapporto tra libertà religiosa, diritti umani e sessualità, e cercato di spiegare gli insegnamenti biblici e i valori che informano la risposta cristiana alle relazioni omosessuali.

“I cristiani, in primo luogo, individuano la sessualità umana nel contesto della creazione, dove tutto è stato dichiarato ‘buono’ e anche ‘molto buono’”, ha affermato Diop davanti a una platea eterogenea alla conferenza tenutasi dall’8 al 10 giugno, “Ma, come la narrazione biblica mostra, ciò che il mondo è diventato dopo l’alienazione da Dio è un’altra storia”.

Diop ha percorso l’evoluzione storica delle varie credenze teologiche e tradizionali sulla sessualità umana all’interno delle diverse comunioni cristiane, e l’influenza delle norme culturali nel modellare atteggiamenti sul comportamento sessuale appropriato. Ha esaminato i sette testi biblici storicamente intesi a vietare comportamenti omosessuali e ha spiegato le interpretazioni divergenti in relazione a questi versetti. Ha quindi affermato che la maggior parte dei cristiani – siano essi cattolici, ortodossi, evangelici protestanti o pentecostali – crede che questi testi siano un divieto divino agli atti omosessuali. Tuttavia, ha anche osservato che un numero crescente di cristiani sfida questa lettura, dando interpretazioni alternative che suggeriscono, a loro avviso, che la Bibbia non affronti il tema dell’omosessualità così come è conosciuto oggi.

Diop ha anche evidenziato la profonda frattura tra la società laica e le organizzazioni religiose quando si tratta di questioni di sessualità. Ha indicato le dichiarazioni ufficiali di chiese cristiane storiche e tradizionali che approvano i matrimoni eterosessuali monogami, e che sono in netto contrasto con l’approccio della società laica civile e con un crescente numero di cristiani che sostengono matrimonio, stile di vita e pratica omosessuale. L’unanimità su questo tema è diventato sempre più sfuggente, ha detto.

Teologo avventista ed ex professore di teologia, lingue bibliche e religioni comparate, Diop ha  anche spiegato che “i fondamenti della fede cristiana si basano sulla inalienabile libertà di ogni individuo di scegliere di entrare in una relazione di alleanza con Dio”.

Questa libertà, ha detto, significa che i cristiani devono stare attenti a cercare di regolamentare le loro credenze religiose sulla sessualità, trasportando i valori religiosi nella politica pubblica che discrimina o punisce coloro che rifiutano specifici insegnamenti religiosi.

“In questo dibattito, le chiese cristiane e le persone di varie religioni o credenze devono essere chiare circa i veri parametri del dibattito”, ha aggiunto Diop, “La decisione di legalizzare o criminalizzare appartiene ai tribunali giudiziari e ai legislatori”.

In un’intervista dopo l’evento, Diop ha citato la cofondatrice della Chiesa avventista, Ellen G. White, che così si è espressa sul rapporto di Dio con gli esseri da lui creati: “Dio desidera un’ubbidienza fondata sull’amore, che nasca da una vera comprensione del suo carattere. Non desidera una sottomissione forzata; ogni essere è libero di scegliere se seguirlo o meno” (Patriarchs and Prophets, p. 34).

“Riconoscere la libertà di scelta di un individuo in materia di sessualità non vuol dire approvare e non diluisce il diritto di un cristiano di parlare con chiarezza morale circa l’ideale di Dio sulle relazioni umane”, ha affermato Diop aggiungendo che i cristiani hanno una responsabilità aggiuntiva, basata sulla convinzione giudaico-cristiana che tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio. Questa responsabilità, ha detto, consiste nel riconoscere il timbro divino in ogni persona e nell’estendere a essi l’amore e il rispetto di cui Cristo ci ha dato un esempio nei suoi rapporti con l’umanità caduta.

“Che cosa significa per i cristiani di oggi quando si tratta di relazionarsi con coloro che hanno diverse credenze sulla sessualità umana?”, ha chiesto Diop, “Significa dire ‘no’ alla discriminazione e a qualsiasi forma di violenza. Significa dimostrare che le persone possono credere in modo diverso ed essere diverse, pur condividendo la stessa umanità; significa vivere nello spazio pubblico comune nel rispetto della dignità di ogni persona; significa riconoscere che a ogni persona è stato concesso dal Creatore il diritto, e la responsabilità, della libertà”.

Ha quindi continuato: “A nessuna persona dovrebbe essere negata la sua umanità, non importa come usa la libertà di scelta. Dio ha dato agli esseri umani la prerogativa di vivere, o non vivere, secondo gli standard da lui stesso rivelati. La violenza, i crimini d’odio, come quello orribile cui il mondo ha assistito a Orlando, sono totalmente ripugnanti e barbari”.

In una seconda presentazione alla conferenza, Diop ha ricordato ai partecipanti che quando si parla di sessualità umana, deve essere presa in considerazione una categoria più ampia. Egli ha suggerito che la questione della sessualità dovrebbe essere intenzionalmente estesa al di là del vocabolario LGBT per includere la discussione di una serie di pratiche sessuali – legittime e dannose – e anche la difficile situazione di individui nati con genitali anomali o malformati. Egli ha sottolineato i problemi della mutilazione genitale femminile, i rapimenti di ragazzi e ragazze per la prostituzione, e la cultura del maschio alfa che danneggia in modo significativo una sana percezione e immagine di sé nei maschi. Ha anche ricordato ai presenti la pratica storica degli arabi musulmani della castrazione e delle mutilazioni sessuali di schiavi neri maschi.

Interrogato in una intervista sul motivo per cui la Chiesa partecipa a conferenze delle Nazioni Unite come questa, Diop ha sottolineato il valore immenso di avere una presenza avventista e una voce “al tavolo” della comunità internazionale dove si decide e si danno forma, tendenze sociali e valori.
“Chiaramente, l’omosessualità e l’identità sessuale sono temi centrali in molte nazioni oggi”, ha precisato Diop, “Gli atteggiamenti verso la sessualità sono strettamente intrecciati con la cultura, la tradizione e le credenze religiose”.

Egli ha osservato che esiste un ampio spettro di risposte giuridiche alle relazioni omosessuali all’interno dei paesi che fanno parte delle Nazioni Unite. Queste vanno dal matrimonio omosessuale e dalle protezioni civili negli Stati Uniti, in Sudafrica e in molti altri paesi, al divieto, alla discriminazione e palese criminalizzazione in altri.

Eppure, nonostante sia un tema sensibile e complesso, per Diop gli avventisti non devono restare ai margini del discorso pubblico.
“Gli avventisti del settimo giorno sono tra le principali chiese che comprendono l’ordine divino dato alla creazione dell’unione eterosessuale di un uomo e una donna nel matrimonio monogamico”, ha continuato Diop. “Questa convinzione è articolata nelle dichiarazioni ufficiali della Chiesa e continua ad essere la sua posizione”

Altri relatori alla conferenza delle Nazioni Unite sono stati Bielefeldt; Javaid Rehman, docente di legge islamica e diritto internazionale presso la Brunel University di Londra; e Vitit Muntarbhorn, presidente della commissione d’inchiesta dell’ONU sulla Siria ed ex relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Corea del Sud. Il terzo giorno della conferenza, Diop e tre altri relatori sono stati invitati a partecipare a una tavola rotonda pubblica, moderata da Kate Gilmore, vice alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

(Foto: Nazioni Unite)

 

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