Come parlare per essere ascoltati

Come parlare per essere ascoltati

 

Qual è il segreto di una comunicazione efficace, comprensibile e armoniosa?   

Carmen Lăiu – “Il problema della comunicazione è l’illusione di averla compiuta” (George Bernard Shaw).
Il desiderio di essere ascoltati è profondamente radicato dentro di noi. Vogliamo esprimere le nostre opinioni e i sentimenti, e farlo in modo efficace, così da essere compresi dai nostri interlocutori. Quando le persone non si sentono ascoltate e comprese, sostiene lo psicologo Leon Seltzer, avvertono che le loro relazioni sono incrinate e questa percezione dà origine a sentimenti di ansia, solitudine o irritazione.

In un articolo dal titolo appropriato, “Sentirsi compresi: ancora più importante che sentirsi amati?”, Seltzer esamina diversi motivi per cui la sensazione di essere compresi crea un senso di sicurezza. Il fatto che chi ci circonda ci capisca è fondamentale per la nostra identità. Convalida ciò che crediamo di essere, ci offre un senso di appartenenza, migliora la soddisfazione relazionale e ci consente di realizzare cose che non faremmo se non sentissimo che gli altri si preoccupano per noi.
A volte potremmo avere la sensazione che, qualunque cosa diciamo o il modo in cui lo diciamo, l’altra persona non riesca o non voglia capirci. Ma prima di giungere a questa conclusione, dice lo psicologo, dovremmo verificare se abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere per farci ascoltare.

Comunicazione non aggressiva
Quando la nostra frustrazione raggiunge un livello difficile da sopportare, tendiamo ad avere meno controllo su ciò che diciamo e su come lo diciamo. Tuttavia, la comunicazione aggressiva non fa altro che diminuire le nostre possibilità di essere ascoltati, abbattendo i ponti con l’altra persona.

Gli attacchi verbali creano un circolo vizioso, commenta Seltzer. La frustrazione ci porta ad avvicinarci all’altro con ostilità, e lui, o lei, si concentrerà più sulla nostra rabbia che sul contenuto del messaggio, con il risultato che contrattaccherà o si ritirerà, amplificando così la frustrazione iniziale. La difficoltà di rimanere ricettivi quando l’altra persona esprime il proprio punto di vista in modo aggressivo è un fenomeno universale, afferma lo psicologo, spiegando che l’aggressività è un ostacolo quasi insormontabile all’empatia con le emozioni dell’altra persona e alla convalida delle sue opinioni. Alla fine, dovremo decidere se ciò che desideriamo di più è essere ascoltati o avere ragione.

“Uno dei paradossi interessanti che sperimentiamo nella vita è che le relazioni hanno il potenziale di essere estremamente benefiche e terribilmente dannose per noi”, sostiene Samantha Shebibm dell’Università dell’Alabama, campus di Birmingham. Esperta nella risoluzione dei conflitti, Shebibm si è concentrata sulla comprensione di come la comunicazione distruttiva possa essere sostituita da forme più efficaci.

In un matrimonio non è la frequenza dei litigi a predire la rottura del rapporto, piuttosto il modo in cui sono affrontati i disaccordi e le tensioni. Il conflitto genera stress, e lo stress non è amico del nostro lato razionale, afferma Shebibm, sottolineando la necessità di una sosta per consentire alle nostre emozioni di “raffreddarsi” in modo da poter valutare razionalmente la situazione.

A volte le persone dicono cose importanti, ma ciò che affermano porta con sé una forte carica emotiva negativa o trasmette il messaggio… “Io ho ragione e tu hai torto” con il risultato che l’ascoltatore non riesce a cogliere il messaggio vero, afferma l’autrice Erika Andersen, evidenziando alcuni semplici modi per dare peso al nostro messaggio. Evitare avverbi come “sempre” e “mai” è una regola fondamentale per esprimere un’opinione; anche se le persone pensano che usare queste parole le aiuti a esprimere il loro punto di vista in modo più forte, in realtà spesso si ritorcono contro. Anche formulare richieste funziona meglio che elencare i reclami, assicura Andersen. Mentre le lamentele mettono sulla difensiva l’ascoltatore, le richieste sono accolte meglio o, almeno, attivano una maggiore disponibilità all’ascolto.

Come trovare ed esercitare la propria voce
“Non sono sicura che ci sia qualcosa di più importante per le relazioni dell’imparare a parlare per essere ascoltati” dice la terapista Kathryn Ford, sottolineando che a volte l’aspetto più difficile può essere farsi sentire dalle persone più importanti nella nostra vita.
La capacità di essere onesti con il proprio partner è un indicatore chiave di una relazione sicura e sana, afferma la psicologa Lisa Firestone, che evidenzia alcuni principi di comunicazione efficace in cui entrambi i partner si sentono considerati, ascoltati e, alla fine, più vicini.

La vulnerabilità è uno di questi principi. Anche se è difficile aprirsi quando ci si sente offesi, la vulnerabilità genera vulnerabilità. L’amore stesso è una forma di vulnerabilità, afferma la ricercatrice Brené Brown, osservando che l’amore implica esposizione emotiva, assunzione di rischi e confronto con l’incertezza. Quando scegliamo di “toglierci” la maschera, di lasciare andare la pretesa che la verità e la rettitudine siano esclusivamente dalla nostra parte e di ammettere che abbiamo un ruolo, anche se insignificante, nelle incomprensioni create, contribuiamo a costruire un rapporto di fiducia che può sopportare il peso di discussioni e confessioni difficili.

Una delle sfide maggiori della vita è imparare ad avere conversazioni complicate quando ci si sente inascoltati dai propri cari, sostiene la psicoterapeuta Harriet Lerner, che ha scritto un libro su come massimizzare le nostre possibilità di essere ascoltati.[1]

Mettere i paletti può essere un compito molto arduo quando ci sforziamo di avere una voce autentica in una relazione, dice Lerner, sottolineando che i limiti sono necessari per difendere la nostra dignità, integrità e, in definitiva, la salute mentale. Prendere una posizione ferma significa conoscere bene noi stessi e capire cosa possiamo accettare e cosa riteniamo intollerabile; quindi stabilire un confine non è qualcosa che facciamo contro gli altri, ma per il nostro benessere e per quello della relazione. Inoltre, continua Lerner, un confine non significa lanciare un ultimatum, una minaccia, una reazione impulsiva stimolata da un momento di tensione o un’osservazione ambigua. Affermare che alcune reazioni verbali e comportamentali sono per noi inaccettabili deve essere fatto con gentilezza, fermezza e rispetto.

“Se non ci sono confini, c’è il caos. I confini creano una struttura organizzata in cui le persone possono dire: ‘Posso convivere con questo. Posso tollerarlo. Posso sentirmi in pace e continuare ad amare le persone’” aggiunge lo psicologo John Townsend.

Se vogliamo essere ascoltati anche quando non diciamo cose piacevoli in una relazione sentimentale, dobbiamo sapere come creare un’atmosfera calda. Perché anche se all’inizio del viaggio possiamo accettare critiche costruttive, con il tempo tendiamo a diventare refrattari. Più tempo trascorriamo insieme, più siamo inclini all’attenzione selettiva, dice Lerner.

La psicoterapeuta osserva che identifichiamo rapidamente le informazioni spiacevoli e le segnaliamo altrettanto rapidamente, ma tendiamo a trascurare le qualità e le cose belle che fa l’altra persona. Pertanto, è necessario costruire un clima emotivo caldo e rilassato prima di avere una discussione delicata, massimizzando così le possibilità che il nostro partner sia disposto ad ascoltare le nostre obiezioni.

“Mentre i litigi sono parte naturale di una relazione e possono persino mantenere la connessione tra i partner, la reattività emotiva è una storia completamente diversa” aggiunge la psicologa. In un clima emotivo altamente negativo, i partner si comportano “come due sistemi nervosi collegati insieme”. Nessuno dei due riesce a rimanere concentrato su ciò che è importante o ad ascoltare oggettivamente ciò che l’altro ha da dire; invece, entrambi si posizionano su campi opposti, e qualsiasi discussione rischia di innescare una reazione a catena. Per poter parlare con franchezza pur mantenendo un rapporto funzionale, è essenziale che almeno uno dei partner cerchi di disinnescare l’atmosfera, diventando una presenza più calda e amorevole.

L’ascolto, il dono prezioso dell’amore
Molte persone danno per scontato l’ascolto, presupponendo che siano buoni ascoltatori anche quando chi li circonda non conferma questa ipotesi, dice la terapista Ruth Stitt. I buoni ascoltatori sono piuttosto rari, afferma, sottolineando che per raggiungere questo obiettivo, piuttosto impegnativo secondo lei, sono necessarie volontà e anche formazione.

Esiste uno stretto rapporto tra amore e ascolto, sostiene lo psichiatra M. Scott Peck. Dopo aver analizzato questa relazione, conclude che il primo compito dell’amore sia quello di prestare tutta la nostra attenzione all’altra persona.

Stitt afferma di essere stata testimone della trasformazione che l’amore espresso attraverso l’ascolto produce nelle sedute di terapia coniugale. Sostiene, infatti, che non ci sarebbe bisogno del suo lavoro di terapeuta se le persone imparassero questa semplice lezione: ascoltarsi veramente.

L’ascolto è al centro dell’intimità, quindi vale la pena sperimentarlo prima di lamentarsi del fatto che nulla di ciò che diciamo o facciamo cambia le cose. Come osservato dal pastore e professore David Augsburger: “Essere ascoltati è così vicino all’essere amati che per la persona media sono quasi indistinguibili”.

(Carmen Lăiu è redattrice di Sign of the Times Romania e ST Network).

Nota
[1] H. Lerner, The Dance of Connection: How to Talk to Someone When You’re Mad, Hurt, Scared, Frustrated, Insulted, Betrayed, or Desperate (La danza della connessione: come parlare con qualcuno quando sei arrabbiato, ferito, spaventato, frustrato, insultato, tradito o disperato), William Morrow, edizione tascabile, 2002, p. 169.

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio] 

 

 

Gli alti e bassi della vita

Gli alti e bassi della vita


Oggi Sofia Artigas nel suo "Cappuccino del lunedì" si sofferma sulle brevi "lezioni" on line della psicologa Julie Smith, consigli molto pratici per valorizzare la vita di tutti i giorni. La psicologa ha anche scritto un libro dal titolo "Perchè nessuno me l’ha detto prima? Strumenti per gestire gli alti e bassi della vita" (ed. A.Vallardi).

Per commentare questa intervista mandateci un messaggio whatsapp (anche vocale) al seguente numero: 3482227294.

Leggere la scrittura: una “tac” della personalità

Leggere la scrittura: una “tac” della personalità


Intervista a Barbara Majnoni, giornalista, grafologa e scrittrice, su questa affasciante tecnica che consente di far venire fuori la vera identità dell’individuo preso in esame.

Inseguire i propri ideali

Inseguire i propri ideali


In questa intervista tratta dalla diretta RVS del 6 agosto 2021, ascoltiamo lo pscicologo e psichiatra  Giovanni Varrasi in una riflessione che prende spunto dai grandi risultati sportivi che l'Italia ha conseguito al Campionato europeo di calcio e più recentemente alle Olimpiadi di Tokyo. C'è una lezione sul piano individuale e in rapporto al futuro dei nostri figli? 

A tu per tu con Gianni Varrasi – L’altro è davvero altro da noi!

A tu per tu con Gianni Varrasi – L’altro è davvero altro da noi!


In questa puntata della rubrica A tu per tu, Roberto Vacca e Claudio Coppini intervistano il medico psichiatra e psicoterapeuta Giovanni Varrasi. 

Prendiamo in esame un argomento molto controverso: Se è vero che da una parte constatiamo spesso poca empatia tra la gente, è anche vero che rischiamo di concepire il "prossimo" come se fosse la nostra immagine riflessa da uno specchio, e invece "l'altro è davvero altro da noi!" Che conseguenze questo realismo può comportare?

Mens sana 60 – Come relazionarsi con chi ha comportamenti tossici o dannosi?

Mens sana 60 – Come relazionarsi con chi ha comportamenti tossici o dannosi?


A volte ci può capitare di avere a che fare nella nostra quotidianità con persone che hanno comportamenti dannosi per noi, tossici. In che modo agiscono? Come facciamo a riconoscerle? E cosa fare per proteggerci?

Alessia Calvagno ne ha parlato con la dott.ssa Deborah Giombarresi, psicologa e psicoterapeuta.

Foto 157860716 © Fizkes | Dreamstime.com

La responsabilità: ne parliamo con la dottoressa Maria Grazia Ceparano

La responsabilità: ne parliamo con la dottoressa Maria Grazia Ceparano


Dopo aver parlato di presenza e consapevolezza, mancava la responsabilità per chiudere questo primo ciclo di appuntamenti della rubrica Riflettiamo insieme, proposti e curati dalla dottoressa Maria Grazia Ceparano, psicologa e psicoterapeuta (Gestalt), Anche questa volta, venti minuti di dialogo dinamico con il conduttore, Claudio Coppini. Dopo aver parlato di presenza e di consapevolezza siamo pronti ad affrontare il tema della Responsabilità intesa come "abilità che acquisiamo nel corso della nostra esistenza a rispondere agli eventi della vita".La vita piena di eventi, non coincide con una vita di qualità. Quindi se l'essere umano è intrigato alla qualità del suo vivere deve imparare a scegliere. Per scegliere abbiamo bisogno di essere liberi di farlo, soprattutto dentro di noi. E come si sa, spesso il primo carceriere lo troviamo al nostro interno. Quindi primo passaggio fondamentale in termini di responsabilità è venire a patti con il nostro giudice o carnefice o carceriere interno. Solo dopo aver fatto questo possiamo essere liberi di fare scelte che ricadono solo ed esclusivamente su noi stessi, assumendocene la responsabilità delle conseguenze. Ogni scelta è comunque un atto sacrificale verso ciò che non scegliamo. Consci di questo atto, possiamo poi procedere nel cammin di nostra vita dove amore e libertà possono darsi la mano e diventare nostri alleati. Quando il fantastico cantautore Giorgio Gaber parla della libertà come partecipazione, ci porta in questo regno di grande consapevolezza dell'interdipendenza umana. Ognuno ha bisogno dell'altro, non in senso utilitaristico, ma come fonte di vita e di gioia. La responstabilità nel nostro vivere è stata molto equivocata,  proprio come il potere. Ma entrambi sono la spina dorsale della nostra esistenza e ne abbiamo bisogno per essere individui  individuabili, ossia riconoscibili nelle proprie specificità. Essere responsabili significa essere indipendenti e chi non è capace di indipendenza, in mancanza di ordini superiori, si smarrisce. Solo individui individualizzabili possono costituire un popolo, dal momento che esso è il prodotto della co-costruzione cosciente e responsabile  dei suoi membri. Altrimenti ci si aggrega come massa, una tendenza spontanea dei gruppi. Gli individui oscillano continuamente fra due realtà: l'una è quella meccanicistica, l'altra è l'Esser-ci o il Daisen fenomenologico che è l'equivalente di essere umano libero e responsabile di scegliere consapevolmente. Questo è l'auspicio di uno stare insieme "colto".

Per contatti con la dottoressa Maria Grazia Ceparano – Istituto Mercurius Firenze: 335 804 6404, mail: ceparano.mercurius@gmail.com   profilo facebook Maria Grazia Ceparano

Mens sana 59 – Mamme in attesa, emozioni e paure

Mens sana 59 – Mamme in attesa, emozioni e paure


Il 9 maggio ricorre la Festa della mamma. Per questa occasione parliamo con la dott.ssa Deborah Giombarresi, psicologa e psicoterapeuta, delle emozioni e delle paure che possono interessare in particolare le mamme in attesa. Come prepararsi dal punto di vista psicologico alla nascita di un figlio? Quali sono i passi da compiere per costruire un buon rapporto con i propri figli sin dai primi mesi di vita?

Intervista a cura di Alessia Calvagno.

Foto 112391436 © Subbotina | Dreamstime.com

La consapevolezza: ne parliamo con la dottoressa Maria Grazia Ceparano

La consapevolezza: ne parliamo con la dottoressa Maria Grazia Ceparano


Ancora un bell'appuntamento, con la rubrica Riflettiamo insieme, il secondo, proposto e curato dalla psicologa e psicoterapeuta Maria Grazia Ceparano (Gestalt) che affronta insieme a Claudio Coppini tre tematiche fondamentali nell'esistenza di ogni essere umano: presenza, consapevolezza, responsabilità

In questa seconda puntata parliamo della consapevolezza. La consapevolezza è esattamente l'altra faccia della presenza, nel senso che non può esserci presenza senza consapevolezza e viceversa. Ma qui sorge una questione molto importante che è l'addestramento alla consapevolezza. Se io sono consapevole della mia distrazione posso indagare sul perché e sul come mai questo accade, nel caso contrario non ho elementi di indagine conoscitiva e questa si basa prevalentemente sul "cosa sento" o meglio ancora sul "come mi sento". Questa del sentire  è l'unica bussola che ci può aiutare nel nostro viaggio esistenziale, perché ci dà informazioni sulla nostra esperienza interna, che è unica e diversa  dagli altri, ma che con gli altri deve comunque relazionarsi. Diceva il grande Socrate " Una vita inconsapevole non è degna di essere vissuta". A  patto -aggiunge la dottoressa Ceparano – che ci si accorga di questo ( l'inconsapevolezza). La gestalt accompagna la persona in questo cammino interiore permettendogli sempre di più di diventare consapevole di ciò che sente, di ciò che pensa e di ciò che fa. Il risultato è una vita non certo con meno problemi, ma con più possibilità di soluzioni. 

Per contatti con la dottoressa Maria Grazia Ceparano – Istituto Mercurius Firenze: 335 804 6404, mail: mercuriusfirenze.it profilo facebook Maria Grazia Ceparano

La presenza: ne parliamo con la dottoressa Maria Grazia Ceparano

La presenza: ne parliamo con la dottoressa Maria Grazia Ceparano


Un bell'appuntamento, anzi tre, con la rubrica Riflettiamo insieme, proposti e curati dal a psicologa e psicoterapeuta Maria Grazia Ceparano (Gestalt) che affronta insieme a Claudio Coppini tre tematiche fondamentali nell'esistenza di ogni essere umano: presenza, consapevolezza, responsabilità. In questa prima puntata parliamo della presenza.

Nel corso del programma la dottoressa Ceparano ha dichiarato: "la presenza, dal punto di vista della Gestalt fenomenologico-esistenziale, indirizzo di cui mi avvalgo nel mio lavoro formativo e clinico, è la capacità che l'individuo ha di essere in attenzione di se stesso, e dei fatti della vita. La sua assenza è il paradosso dell'essere fisicamente presente, senza esserci. C'era una bellissima canzone dei miei anni '70 che ha segnato benevolmente la nostra generazione e che rimanda a questo che sto dicendo. Il suo titolo è " Il volto della vita" ed era cantata da Caterina Caselli. Con il corpo sono qui, ma la mente mia non c'è, corre dietro a dei ricordi e chi la ferma più…

È solo nel presente che possiamo esserci con il nostro cuore e la nostra mente. Quando si fa l'appello a scuola si risponde presente. In questa risposta ci potrebbe essere un impegno ad esserci. Peccato che poi nessuno lo verifica ed è proprio da lì, dai banchi di scuola che si impara ad andare via da noi stessi, dalla nostra presenza. Essa è l'unica fonte della conoscenza delle nostre emozioni, delle nostre sensazioni, dei nostri sentimenti. Nei banchi di scuola, hainoi, facciamo esperienza della disattenzione, senza nemmeno comprenderne il suo  dis-valore.

Quindi cresciamo con l' idea che non sia poi così grave non essere presenti a noi stessi e al mondo che ci circonda.Cresciamo coltivando la disattenzione come consuetudine. Questa consuetudine ci può fare ammalare perché ci porta progressivamente lontani da noi stessi  (alienati) e nell'incapacità di codificare le nostre esperienze secondo il nostro sentire piuttosto che, secondo un pensiero globalizzato. Sentire ci permette di apprendere dall'esperienza. Se scappiamo continuamente da noi stessi, siamo nella non presenza e quindi nella non esperienza ed è come se volessimo costruire una casa senza averne i mattoni".

Per contatti con la dottoressa Maria Grazia Ceparano – Istituto Mercurius Firenze: 335 804 6404, mail: mercuriusfirenze.it profilo facebook Maria Grazia Ceparano

Mens sana 58 – Consigli per superare la stanchezza emotiva

Mens sana 58 – Consigli per superare la stanchezza emotiva


Nella vita ci può capitare di sperimentare dei periodi particolarmente impegnativi dal punto di vista emotivo. Quando il peso da portare diventa troppo, iniziamo a gestire con fatica la nostra quotidianità e a sentirci stanchi emotivamente. Come identificare la stanchezza emotiva e come superarla?  

Alessia Calvagno ne ha parlato con la dott.ssa Deborah Giombarresi, psicologa e psicoterapeuta.

Foto 169987967 © Tommaso79 | Dreamstime.com

Mens sana 57 – “La principessa che aveva fame d’amore”, il libro di Maria Chiara Gritti che aiuta a comprendere e superare la dipendenza affettiva

Mens sana 57 – “La principessa che aveva fame d’amore”, il libro di Maria Chiara Gritti che aiuta a comprendere e superare la dipendenza affettiva


In occasione della Giornata mondiale del libro, abbiamo chiesto alla dott.ssa Deborah Giombarresi, psicologa e psicoterapeuta, di consigliarci una lettura utile per esplorare la nostra interiorità. La scelta è ricaduta su “La principessa che aveva fame d’amore” di Maria Chiara Gritti (Sperling & Kupfer). L’autrice, psicologa e psicoterapeuta, affronta con delicatezza il tema della dipendenza affettiva. Attraverso la storia di Arabella, la protagonista di questa favola, possiamo comprendere cosa significhi nutrire il vero amore.

Intervista a cura di Alessia Calvagno.

Pin It on Pinterest