Il miglior regalo. Video di Ted N. C. Wilson

Il miglior regalo. Video di Ted N. C. Wilson

HopeMedia Italia – “In questo periodo speciale dell'anno, voglio porgervi i miei più calorosi saluti ovunque voi siate nel mondo, nell'emisfero del sud a godervi il calore e la luce del sole dell'estate o nel nord dove è caduta la neve e siamo avvolti dall'inverno, vi invito a trascorrere qualche momento insieme per riflettere sul più grande dono mai fatto: Gesù Cristo”. Inizia così l’ultimo video di Ted N. C. Wilson, presidente della Chiesa avventista mondiale, sulle festività di fine anno. In particolare, ricorda il significato profondo della venuta di Gesù sulla terra con il testo biblico: “Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione” (2 Corinzi 5:19). Un versetto pieno di promesse!

In questo testo “abbiamo un'immagine straordinaria del piano di salvezza” prosegue Wilson “è l'immagine di un Dio che prende l'iniziativa di ristabilire la relazione che aveva una volta con gli esseri umani, una perdita profondamente sentita quando l'umanità scelse di separarsi dal Creatore”.

Guarda il video.

[Traduzione e doppiaggio del video a cura di Espoir Medias (www.magazineavventista.com)]

Haiti. Rapito un dirigente avventista e sua figlia

Haiti. Rapito un dirigente avventista e sua figlia

Elie Henry, presidente della Regione Interamericana, e sua figlia Irma sono stati rapiti la sera del 24 dicembre mentre si recavano dall'ospedale avventista di Haiti presso la casa di un parente a Felmathe, dall'altra parte di Port au Prince, capitale del Paese.

Irma Henry è un dottore dell'ospedale avventista di Haiti.

I suoi genitori erano in visita ad Haiti per una breve vacanza. 

Irma e suo padre hanno lasciato l'ospedale con un veicolo privato e non sono mai arrivati a destinazione.

Il fratello di Elie, che è un neurochirurgo di Port au Prince, è stato contattato dai rapitori che hanno detto di trattenere Irma e suo padre per un riscatto di 5 milioni di dollari.

La famiglia chiede le nostre preghiere per questa delicata situazione.

Vi terremo aggiornati qualora dovessimo saperne di più.

Uicca. In tempi difficili, un augurio solidale

Uicca. In tempi difficili, un augurio solidale

HopeMedia Italia – “Caro futuro, oggi ti nutro di speranza” è il pensiero che accompagna gli auguri dell'Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno (Uicca) per il 2021. Un invito al coinvolgimento e all’impegno verso chi si trova in situazioni precarie, difficili, incerte, che si traduce già da subito in un gesto di solidarietà concreta.

“Carissimi, quest'anno vi porgiamo i nostri migliori auguri di buone feste con un pensiero solidale. Abbiamo deciso di destinare la somma che avremmo speso per omaggi e regali, a sostegno di un microprogetto veramente speciale: il progetto Oasi” affermano presidente, segretario e tesoriere dell'Uicca nel biglietto diffuso. “In un anno segnato dalla separazione e dai numerosi vincoli agli spostamenti che la pandemia ha imposto” proseguono i vertici dell’Uicca “crediamo che ci sia più che mai bisogno di investire sulle relazioni e su un futuro di fiducia e integrazione”.

Il progetto si rivolge agli stranieri ed è interessante, spiega Adra Italia dal suo sito, per il tentativo coraggioso e difficile di integrare senza negare o cancellare le origini delle persone.

“Abbiamo scelto il progetto Oasi” concludono i tre officer “proprio perché nell’impegnarsi a favorire l'integrazione di immigrati pachistani in Italia, tramite l'insegnamento della lingua italiana, svolge un'importante azione di conservazione delle radici e della cultura di provenienza, con l'insegnamento della lingua urdu ai bambini, in modo da consentire loro di continuare a parlare con i nonni e altri familiari rimasti all’estero”.

Maggiori informazioni sono sul sito di Adra Italia al link: adraitalia.org/progetto-oasi/

 

Buoni propositi di testimonianza. L’augurio delle donne evangeliche per il nuovo anno

Buoni propositi di testimonianza. L’augurio delle donne evangeliche per il nuovo anno

Lina Ferrara – Alla fine di questo 2020, come tradizione ogni anno, la Federazione donne evangeliche in Italia (Fdei), di cui fanno parte anche i Ministeri Femminili dell'Unione avventista (Uicca), invia un messaggio che augura “buoni propositi di testimonianza, sorernità e fraternità per l’anno nuovo”.

La Fdei, nella persona della presidente, Gabriela Lio, vuole far sentire la sua vicinanza “in questo tempo difficile” con un augurio speciale così articolato: 
– un augurio di fede e nella fede in Cristo, “Oggi, nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, Signore” (Luca 2,11-12); 
– un augurio di gioia, come quello degli angeli ai pastori, “Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà” (Luca 2,10); 
– un augurio che ci conduca verso la mangiatoia, come i pastori quando dicevano fra loro “Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere” (Luca 2,15), ed essere nuovamente dinanzi al bambino, nato da donna, in situazioni di marginalità e povertà, rendendoci consapevoli del carattere tragico dell’esistenza umana nelle situazioni di precarietà e improvvisazione; 
– un augurio a saper guardare nelle piccole cose, fragili e umili, dove Dio continua a rivelarsi “avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia” (Luca 2,12);
– un augurio che Dio continui a guidarci verso luoghi inaspettati e occulti alla vista dei potenti “perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Luca 2,7), come tanti e tante sfrattati, sfollati, espulsi dalle loro terre, che vagano per il mondo alla ricerca di una nuova casa, o come le donne che cercano una casa sicura; 
– un augurio a saper guardare la manifestazione della sua presenza salvatrice e guaritrice consapevoli che la fragilità, gratuità e provvisorietà richiede cura, abbraccio, seno materno e custodia della vita umana; 
– infine, e soprattutto, un saluto di pace con quel primo canto natalizio che gli angeli hanno cantato annunciando ai pastori di Betlemme la nascita di Gesù "Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini e alle donne che Egli gradisce”.

 

 

Non attestare il falso. Il nono comandamento

Non attestare il falso. Il nono comandamento

Michele Abiusi – Il penultimo comandamento dice: “Non attestare il falso contro il tuo prossimo” (Esodo 20:16). Nella comprensione comune proibisce la bugia, la menzogna. Chi non ricorda i propri genitori con il dito puntato in occasione di una bugia infantile? A volte, da piccoli, i miei figli raccontavano sogni ed eventi incredibili. Mia moglie ed io li ascoltavamo con attenzione pur sapendo che quei racconti erano frutto della loro immaginazione. Avevano bisogno della nostra partecipazione e guai disprezzare o riprendere il bambino in un momento simile… Uccideremmo, sul nascere, la sua immaginazione, la sua libertà di viaggiare con il pensiero, la sua forza creatrice. Crescendo, il limite tra verità e invenzione diventa sempre più chiaro, e come educatori non si può ridere e neppure far finta di niente se il bambino, per una qualunque ragione egoistica, raccontasse ciò che non è vero.

In alcune società esiste ancora l’abitudine di confermare le affermazioni con giuramenti. La credibilità è maggiore se al giuramento si associa il nome della madre, dei figli, oppure il nome di Dio. Spesso ho discusso il prezzo di alcune merci con ambulanti che ne confermavano la qualità e il prezzo, giurando nel nome di Dio e, in seguito, dimezzavano il prezzo pur di vendere l’oggetto in questione. Spesso il giuramento diventa una frase per convincere l’altro e non per esprimere la verità.

Due mila anni fa Gesù si espresse al riguardo: “Avete anche udito che fu detto agli antichi: Non giurare il falso; da' al Signore quello che gli hai promesso con giuramento. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per il tuo capo, poiché tu non puoi far diventare un solo capello bianco o nero. Ma il vostro parlare sia: ‘Sì, sì; no, no’; poiché il di più viene dal maligno” (Matteo 5:33-37).

Gesù rifiutava il giuramento perché sapeva che era diventato un modo lecito per ingannare. E ci richiama all’onestà e alla verità dichiarando di dire “sì” quando è “sì”, e di dire “no” quando è “no”.

Quante mezze verità nascondono reali bugie: sì è vero, ma…; è probabile, però…; mi sembra di… eppure…; avrei voluto… ma… Se sono una persona onesta e vera, non ho bisogno di giuramenti per essere credibile; invece, se sono conosciuto come una persona falsa, neppure mille giri di parole mi salveranno dal giudizio degli altri.

Ma ritorniamo alla nona parola della Torah.

“Non attestare il falso contro il tuo prossimo” significa molto più di non dire bugie. È un’accusa contro coloro che pregiudicano gli altri con le parole o con il silenzio. Quante volte le false testimonianze hanno incriminato innocenti e salvato i colpevoli. I soldi spesso sono il metro della verità.

La maldicenza è un’arma micidiale nella bocca di tante persone che colpiscono parenti, vicini, colleghi e amici. I matrimoni si sfasciano, gli impiegati perdono il lavoro, i vicini di casa perdono la stima di tutti, e questo solo per qualche parola uscita da labbra invidiose, gelose o maligne. E poi ci sono coloro che trasgrediscono lo stesso principio con il silenzio, cioè non parlano quando dovrebbero gridare. È la famosa omertà che protegge la criminalità organizzata, gli usurai e tanti politici, ma è anche il silenzio che favorisce la violenza dentro le mura domestiche.

Non parlare, non dire la verità alimenta la dipendenza dai prepotenti, dai poteri assoluti e ci allontana dalla libertà. Dio condanna questi comportamenti nocivi con il comandamento: “Non attestare il falso contro il tuo prossimo”. Invece di pregiudicare il prossimo con parole o con silenzi, Dio ci invita ad amarlo come amiamo noi stessi.

Il valore dell’altro è identico al mio anche se non mi è simpatico, anche se è più povero e meno fortunato, anzi proprio per questo devo rispettarlo, proteggerlo dai prepotenti, amarlo.

Gesù si è espresso anche sulla relazione esistente tra la verità e la libertà: “Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: ‘Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi’” (Giovanni 8:31, 32)

Gesù si è battuto per la verità anche se questo gli è costata la vita e ci incoraggia ad amare la verità. In un altro momento dichiarò: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6)

In questi testi dei vangeli, il Maestro ci informa che la verità si trova solo in lui, nella sua Parola, nel suo insegnamento. Ecco l’importanza di leggere la Bibbia. Conosceremo la verità e questa ci renderà delle persone libere. Libere dall’ignoranza, dalla paura di un Dio giudice, di castighi e inferni; saremo liberi dal pensiero di dover comprare il paradiso o la clemenza di Dio; scopriremo la libertà profonda di vivere in accordo con la sua Parola e di sentirci perdonati, salvati, amati da un Dio misericordioso.

Questa è stata la mia esperienza quando ho incontrato Gesù. Da quel momento penso e guardo a Dio senza paura e non ho bisogno di chiedergli delle grazie con mazzette o tramite intermediari. Dio non è come noi.  Il suo regno non funziona come i governi terreni. Sono felice per questo.

Dio al primo posto

Dio al primo posto

Calendario offerte 2021 e fascicolo letture e riflessioni su decime ed offerte

Mettere Dio al primo posto nel 2021 e per il resto della vita è una scelta che garantisce un risultato certo.

“Sta per iniziare un nuovo anno che deve essere inteso come un dono da parte di Dio” scrive Marcos Faiock Bomfin, direttore dei Ministeri per la Gestione Cristiana della Vita presso la Chiesa avventista mondiale “Chi può sapere come andrà? Eppure, se nella nostra vita adotteremo i principi corretti l’esito non sarà frutto di una miscela di casualità e scelte. Uno dei principi più importanti è mettere Dio al primo posto”.

Segui le letture e riflessioni su decime ed offerte di questo nuovo anno. “Prego che il Signore possa utilizzare questa risorsa per guidare non solo te, ma anche tanti membri della tua chiesa a mettere Dio al primo posto in questo 2021 e per il resto della vita! Una scelta che puoi fare in questo preciso istante”.

Clicca qui per scaricare il calendario con le letture e le riflessioni per le decime ed offerte del primo semestre 2021.

Buon anno!

Culto di Natale dell’Ospedale evangelico Betania

Culto di Natale dell’Ospedale evangelico Betania

Il tradizionale Culto di Natale dell'Ospedale evangelico "Betania" quest'anno, per le restrizioni legate all'emergenza sanitaria da Covid-19, si sposta online. È possibile seguirlo sul sito www.ospedalebetania.org e sui canali social della Fondazione Evangelica Betania.

"Anche quest'anno condividiamo, seppur fisicamente lontani, il culto di Natale dell'Ospedale evangelico Betania" afferma il past. Vincenzo Polverino che aggiunge "Il Signore benedica ognuno e ognuna di noi".

Cicca qui per seguire il culto 

L’Ospedale Betania è situato in un quartiere di Napoli. È gestito dall'omonima Fondazione di cui fanno parte le chiese apostolica, avventista, battista, Esercito della Salvezza, luterana, metodista e valdese. Anche se è ispirato e sostenuto dalla fede, non è un’opera confessionale, ma un luogo di cura che segue una logica di compassione e di salute globalmente intesa. Oggi è una struttura riconosciuta e inserita nel Sistema Sanitario Nazionale.

 

Protestantesimo RaiDue. Poveri noi

Protestantesimo RaiDue. Poveri noi

Domenica mattina 27 dicembre, dopo le ore 8.30, RaiDue trasmette una nuova puntata di Protestantesimo dal titolo “Poveri noi”. L'emergenza sanitaria legata al Covid 19 ha portato con sé un'altra difficoltà: si sono allargate le maglie della marginalità. Sono molte, infatti, le famiglie italiane che a causa della pandemia sono sprofondate nella povertà. E così sono sempre più le persone che si rivolgono ad enti e associazioni di beneficenza per un supporto alimentare ed economico. Qual è il ruolo delle chiese evangeliche?

Le repliche della puntata andranno in onda martedì notte 29 dicembre, alle ore 2, e domenica notte 3 gennaio 2021, alle ore 1, sempre su RaiDue

Per rivedere tutte le puntate andate in onda dal 2013 a oggi: Video

Protestantesimo su Facebook

Si è spento Pietro Copiz

Si è spento Pietro Copiz

Aveva diretto il Dipartimento dell’Educazione della Chiesa avventista a livello europeo ed era stato docente in varie scuole della denominazione.

HopeMedia Italia – Pietro Copiz si è addormentato nel Signore lo scorso 19 dicembre nell’ospedale di Nyon, in Svizzera, per le conseguenze di un'infezione batterica ai polmoni. Con lui vi erano i suoi due figli, Danilo e Stefan. 
"Anche se al momento è difficile intravedere qualcosa di positivo" hanno affermato Danilo e Stefan nell’annunciare il decesso del loro papà "pensiamo che tutto sia andato come doveva". 
Negli ultimi giorni Pietro era peggiorato e soffriva molto, per cui “la morte è stata un sollievo per lui, e in definitiva anche per noi” hanno aggiunto i figli “Siamo sollevati per lui e in pace per come la sua vita sia finita. In questo momento celebriamo gli 89 anni della sua esistenza vissuta con pienezza”.

Pietro Copiz ha servito la Chiesa come responsabile del Dipartimento dell'Educazione, dal 1° luglio 1979 al 31 agosto 1990, presso la Regione Euroafricana, (ora Regione Intereuropea – Eud) In seguito, dal ’90 al ’94, è stato vicedirettore della rivista Servir". Andato in pensione, ha deciso di vivere a Gland, in Svizzera.

Prima di trasferirsi a Berna, dove ha sede l’Eud, Pietro Copiz è stato docente nel Seminario avventista di Collonges-sous-Salève, in Francia (dal 1959 al 1966) e alla Andrews University, istituzione avventista negli Stati Uniti (dal 1966 al 1979).

Era una persona colta, di grande fede e di buon cuore. Oltre alla sua famiglia, mancherà anche alla folta schiera di amici con i quali condivideva messaggi via email per raccontare esperienze ed eventi, e trasmettere notizie. Si emozionava sempre quando parlava della sua vita e dei suoi cari, e amava condividere le foto dei momenti particolari vissuti. Ecco alcuni dei suoi ricordi personali.

Di origine romena, era stato battezzato il 25 giugno 1956 a Trieste dal pastore Giuseppe Cesario. “Erano presenti anche i miei fratelli, Romeo e Paolo" aveva raccontato in un messaggio “Il mese successivo, a settembre, ho iniziato a frequentare i corsi di teologia a Villa Aurora [a Firenze]”. 

Aveva poi continuato: “Sono contento di aver deciso di essere battezzato. Dopo un'adolescenza e una prima giovinezza vissute senza una meta, in cui avevo perso la fede (anche perché ero stato lontano dalla mia famiglia per diversi anni), adesso la mia vita cominciava ad avere un senso, così anche in seguito. Sebbene fossi molto povero, il Signore mi aiutò a progredire lentamente negli studi e ad essere in qualche modo utile nella Chiesa che avevo conosciuto da bambino in Romania. Per grazia di Dio, ho potuto servire in quattro Paesi, e per un po’ anche nel ministero educativo della Chiesa avventista in molti altri Paesi".

Pietro Copiz aveva incontrato la moglie Herta nel 1965 nel Seminario di Collonges. “Herta è stata la mia migliore studentessa di francese per stranieri” spiegava Pietro “e ha frequentato alcuni dei miei corsi durante il mio ultimo anno a Collonges”. Il loro matrimonio era stato celebrato pochi giorni prima che Pietro partisse per la Andrews University, nel 1967. Purtroppo, Herta è scomparsa prematuramente nel 1994.

Il 20 maggio era una data speciale per Pietro Copiz. Quel giorno, nel 1943, “vidi mia madre per l'ultima volta. Ho in mente ancora tutti i dettagli di quella giornata. Userò la parola romena Mama, nel ricordarla".

“Avevo deciso di andare in Italia per proseguire gli studi” aveva aggiunto “Pronto per il lungo viaggio e trascinando la mia povera valigia, ero andato in treno a Bucarest, con mio zio Osvaldo, per ritirare gli ultimi documenti necessari dall'Ambasciata italiana. Il pomeriggio del 20 maggio 1943 prendemmo il treno per Budapest, Trieste e Siena.

Mama ci aspettava alla stazione ferroviaria di Ploiesti, la città dove abitavamo dal 1937. Aveva portato da mangiare a sufficienza per il viaggio di tre giorni, tra cui il cozonac (il tradizionale dolce natalizio) e altre prelibatezze. Avemmo solo pochi minuti a nostra disposizione. Cercò di non piangere e io feci lo stesso. Mi tenne stretto tra le sue braccia, mi diede un lungo bacio e chiese le benedizioni di Dio durante il nostro viaggio. La salutai dal finestrino del treno finché riuscii a vederla.

Da lì in poi, tutto era un’incognita per me. Molto lontano dalla mia famiglia e non ancora dodicenne, mi mancava la rassicurante e affettuosa presenza della mamma. La scena di quell'ultimo addio è rimasta impressa indelebilmente nella mia mente.

Nel 2004 Pietro ha avuto un grave incidente automobilistico. “Tornavo [a Gland], da solo, dalla Germania, dove avevo trascorso il Natale con i miei figli e i miei suoceri, e ho avuto un terribile incidente con la mia macchina sull'autostrada vicino a Losanna. Il lato del guidatore è stata La parte più colpita. I soccorritori che mi hanno portato in ospedale non riuscivano a credere che fossi vivo. Dopo quattro ore di esami approfonditi al pronto soccorso, è apparso chiaro che avevo solo lievi ferite superficiali guaribili in una decina di giorni. Un amico mi aveva accompagnato a casa la sera stessa".

“Avere una nuova possibilità di vita è un grande privilegio, per il quale sono profondamente grato. Con l'aiuto di Dio, farò del mio meglio per utilizzare questo ‘tempo di grazia’ in modo positivo alla sua gloria” aveva commentato pochi mesi dopo.

A causa di un grave tumore e di un conseguente intervento chirurgico, Pietro perse 235 cm di intestino, e così, da quel momento in poi, smise di viaggiare per lunghe distanze.

Era anche molto legato alla Germania. “Conosco i tedeschi e capisco abbastanza bene la lingua. Inoltre, ho sangue tedesco nelle vene (mia nonna paterna, Neugebauer, veniva da Berlino e anche mio padre parlava tedesco)” aveva detto una volta "Infine, mia moglie era tedesca, quindi ho parenti tedeschi e ho trascorso molto tempo con loro".

I funerali di Pietro Copiz si terranno a Holzhausen, in Germania, il 24 dicembre. Sarà sepolto accanto a sua moglie, secondo il suo desiderio.

“Pietro Copiz lascia un vuoto incolmabile in tutti coloro che lo hanno conosciuto. Lo ricorderemo sempre. Ci mancherà moltissimo. Era un uomo di preghiera, che camminava secondo il cuore di Dio” hanno affermato dall’ufficio delle relazioni pubbliche dell’Eud.

"Con la dipartita di Pietro Copiz abbiamo perso un uomo poliedrico" ha detto Mario Brito, presidente dell’Eud “Era poliglotta e padroneggiava perfettamente diverse lingue. Era uno studioso con una memoria straordinaria e con una passione per l'apprendimento e l'insegnamento. Era affezionato ai suoi studenti e li incoraggiava a sviluppare pienamente il loro potenziale. Era un gran lavoratore, molto organizzato e preciso. Soprattutto, era un devoto e fedele servitore di Dio".

Danilo e Stefan Copiz lasciano un testo biblico che il loro papà aveva scelto di condividere alla sua scomparsa. Sono le parole di Gesù che dice:: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà" (Giovanni 11:25).

[Foto: Pietro Copiz. Fonte: Eud News]

 

Rapporti missionari per adulti, bambini e ragazzi

Rapporti missionari per adulti, bambini e ragazzi

M. Cavalieri – Incontra i protagonisti di storie straordinarie nel Rapporto delle Missioni del primo trimestre 2021, persone che hanno conosciuto Dio grazie anche alle tue offerte nel sostenere i progetti della Chiesa avventista nel mondo.

Questo trimestre le storie arrivano dalla Regione Euroasia. La Chiesa avventista ha istituito il primo seminario protestante nell’Unione Sovietica vicino a Mosca, nel 1988 (l’attuale Università Avventista di Zaokskij) ma, in generale, le scuole della nostra denominazione sono state aperte tardi in questo vasto territorio. A quel tempo, avventisti coraggiosi traducevano di nascosto in russo gli scritti della cofondatrice della Chiesa, Ellen G. White, ma omettevano intenzionalmente i suoi consigli di aprire scuole, per paura di provocare inutilmente le autorità.

Fu solo dopo la caduta del governo nel 1991, che furono trasmessi i consigli di E. G. White come questo: “In tutte le nostre chiese e dovunque c’è un gruppo di credenti, dovrebbero essere istituite delle scuole di chiesa nelle quali ci siano insegnanti che abbiano un autentico spirito missionario perché i bambini vengano formati per diventare missionari” – The Southern Review, 18 luglio 1899.
La prima scuola elementare fu aperta nel 1990 a Zaokskij.

E oggi? Su 330,4 milioni di abitanti, 107.252 sono avventisti, distribuiti nelle chiese dei 13 Paesi del territorio della Regione Euroasia, vale a dire 1 avventista ogni 3.080 abitanti. Il numero delle scuole è cresciuto da 14 nel 2012 a più di 50 oggi e, con le offerte del tredicesimo sabato, si contribuirà alla costruzione di edifici nei campus dell’Università avventista di Zaokskij, in Russia, e del Centro avventista ucraino di istruzione superiore, un’università nei pressi di Kiev, capitale dell’Ucraina.

Coinvolgi anche i tuoi figli nel sostegno alle missioni, appassionandoli alle bellissime avventure che un bambino o un ragazzo possono vivere, là dove si trovano, insieme con Dio.

Risorse 
Scarica qui il rapporto missioni per adulti
Scarica qui il rapporto missioni per bambini e ragazzi; 
– Per i video delle missioni consulta la pagina settimanale, cliccando qui.

 

 

 

Scuola del Sabato 2021

Scuola del Sabato 2021

M. Cavalieri – Arriva gennaio, tempo di inaugurare le nostre agende e notes per gli appuntamenti e gli eventi che ci aspettano, ma… saranno più belli solo accanto al tuo notebook preferito: la Scuola del Sabato. Anche in formato digitale se sei un tipo tecnologico. Il lezionario scandisce un appuntamento quotidiano con Dio e ti orienta verso il culto personale, la relazione con gli altri e la missione.

Il tema del primo trimestre 2021 è imperdibile: il profetico Isaia, mai così attuale per il nostro tempo. Se cerchi orientamento e risposte, sia per te sia per la tua chiesa locale, studia questo libro con la guida offerta dal lezionario e non dimenticare di consultare Il nocciolo della questione, la pubblicazione di approfondimento a cura della Facoltà avventista di teologia di Villa Aurora, questo trimestre realizzata dal prof. Cesar Miguel Gutierrez. La troverai sul sito della Scuola del Sabato qui sotto riportato insieme ad altre risorse.

Buono studio, buona crescita!

Risorse:
– Lezionario cartaceo, ordina online cliccando qui;
– Lezionario digitale, per smartphone e tablet, clicca qui per l’edizione gratuita;
– Il nocciolo della questione, scarica cliccando qui.

Gli avventisti devono celebrare il Natale?

Gli avventisti devono celebrare il Natale?

Ángel Manuel Rodríguez – Ogni anno ricevo lettere o telefonate che chiedono se va bene che gli avventisti celebrino il Natale. Questa incertezza si basa di solito sulla mancanza di ogni informazione biblica circa la data di nascita di Cristo e sulla convinzione che il 25 dicembre sia associato a una festa pagana. Consentitemi di dare alcune informazioni storiche sulla celebrazione del Natale e di dire qualcosa sul suo significato.

1. Natale e avventisti. Prima di commentare la questione, vorrei chiarire che gli avventisti non sono, né dovrebbero essere, contrari alle festività natalizie. Perché dovremmo essere contrari a un periodo di tempo in cui i cristiani ricordano la nascita del nostro Salvatore? Tuttavia, poiché questa festa non è stabilita dalle Scritture, non la consideriamo un obbligo per i credenti. Riconosciamo solo un giorno santo, il sabato, e lo santifichiamo in obbedienza al nostro Creatore e Redentore.

2. Natale e la storia. È ben noto che il termine “Natale” in inglese proviene dall’antico "Christmesse", che significa "festa di Cristo". La parola risale al Medioevo e riguarda la pratica di una messa di mezzanotte alla vigilia del 25 dicembre, per celebrare la nascita di Cristo. In altre lingue si chiama "Natale" o “Natività” (dal latino natalis) o "Notte santa" (tedesco, Weihnachten).

La storia di questa festa cristiana, tuttavia, rimane incerta. Gli studiosi hanno rilevato che la festa della Natività iniziò ad essere osservata dai cristiani durante il IV secolo. Alcuni credenti la calcolarono basandosi sulla morte di Cristo, avvenuta presumibilmente il 25 marzo. Quindi hanno probabilmente ipotizzato che Gesù fosse nato nove mesi prima, il 25 dicembre. Altri collocano la nascita di Gesù il 25 marzo. Ma la spiegazione più comune è che il Natale è in qualche modo legato al culto romano del Sol Invictus, la rinascita del sole, celebrato il 25 dicembre. Questo potrebbe spiegare l’importanza delle luci durante la celebrazione del Natale, sebbene la "luce" sia anche associata a Cristo nelle Scritture (cfr. Luca 1:78-79). Quindi è comune sentire l'affermazione che i cristiani hanno adottato e adattato una festa pagana. Questo è possibile, ma è difficile dimostrarlo, considerate le prove storiche disponibili.

3. Natale e il credente. Dobbiamo riconoscere due fatti. Primo, non sappiamo perché Dio, nella sua provvidenza, scelse di non far registrare la data del giorno in cui nacque Gesù. Quindi non c'è bisogno di speculare su questo. Secondo, non possiamo cambiare il fatto che il mondo cristiano celebri la nascita di Gesù il 25 dicembre, e non c'è motivo di provare a farlo. I tentativi di respingere questa festa si basano sulla mancanza di prove bibliche e sulla sua possibile connessione a una festa pagana. Pertanto, dovremmo lasciare la questione alla coscienza di ciascun individuo.

Detto questo, lasciatemi aggiungere ancora una volta che non c'è assolutamente nulla di sbagliato nello scegliere un qualsiasi periodo dell'anno per meditare e riflettere sull'incarnazione del nostro Salvatore. Direi che durante il Natale potremmo dedicare un po' di tempo a riflettere sul mistero dell’incarnazione, testimonianza del fatto che il Figlio di Dio si è fatto "carne" (cfr. Giovanni 1:14). Il Creatore è diventato creatura, per salvarci dal potere del peccato e della morte.

Il Natale può anche essere interpretato come un dono di Dio all'umanità. Attraverso suo figlio, Dio ci ha elargito il dono più prezioso che poteva offrire. È il pane sceso dal cielo che ci è stato dato gratuitamente dal nostro Padre celeste (cfr. Giovanni 6: 48-51).

Ma il Natale è anche un tempo di annuncio. Quella notte gli angeli proclamarono la buona notizia ai pastori: “Non temete … Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore” (Luca 2:10, 11). Dobbiamo unire la nostra voce a quella degli angeli e proclamare ancora una volta a tutto il pianeta la gloriosa notizia della pace e della liberazione dalla paura per mezzo di Cristo nostro Signore. Il Natale offre una grande opportunità per ricordare all'umanità che il bambino nato a Betlemme ritornerà presto.

[Ángel Manuel Rodríguez è direttore emerito del Biblical Research Institute della Chiesa avventista mondiale]

Pin It on Pinterest