TedWilsonBannerDevo ammettere l’esistenza di un conflitto interiore mentre si avvicinava l’intervista con Ted Wilson sui cinque anni di presidenza della Conferenza Generale. Il conflitto è reale e la tensione persistente. Da un lato, ho profondo affetto e rispetto per Wilson: è veramente uno dei leader cristiani più sinceri e genuini che abbia mai incontrato. Ammiro molte cose di lui: il suo matrimonio, il suo ruolo di padre, la passione condivisa per l’evangelizzazione, l’amore per questa chiesa.

Ma non posso negare le grandi differenze nell’approccio a quella che alcuni considerano la questione determinante di questo momento (la consacrazione delle donne al ministero), né posso negare che la mia esperienza pastorale sia stata resa più difficile dagli attacchi di membri di chiesa che a volte erroneamente citano il fratello Wilson come ispirazione del loro zelo da crociate.

Ho deciso di farvelo incontrare così come lo conosco: una persona complessa, premurosa, poliedrica, che lotta con uno degli incarichi a mio parere più difficili. Se ho sbagliato il mio approccio, tutta la colpa è di una recente lettura di 1 Corinzi 13, che mi dice, tra le altre cose, “l’amore è benevolo” (1 Cor 13: 4). E mi auguro di essere trattato allo stesso modo se sarò intervistato, un giorno, da un ragazzo così giovane da poter essere mio figlio.

Appena sono entrato nel suo ufficio, il fratello Ted Wilson si è scusato per aver dovuto posticipare di quindici minuti il nostro incontro perché aveva pregato con un addetto alla manutenzione nel suo ultimo giorno di lavoro presso la sede della Conferenza Generale. È questo tipo di tocco personale che, in questo edificio, rende Wilson caro a tanti. Sia quelli che sono in sintonia con lui su varie questioni, sia coloro che non concordano con le sue posizioni, tutti parlano della sua bontà personale. I biglietti di auguri che ogni persona nell’edificio ha ricevuto da lui quando era vicepresidente; i fiori posti sulla scrivania di un dipendente ritornato da un periodo prolungato di assenza per problemi di salute o per un lutto in famiglia. I colleghi parlano del suo calore, del suo autentico atteggiamento cristiano, della sua compassione, del suo amore per le persone, che siano d’accordo o meno con lui. Come la gentilezza di invitare nel suo ufficio un addetto alla manutenzione con il quale pregare, nonostante il suo calendario estremamente pieno.

Sono aspetti spesso sconosciuti a coloro che hanno familiarità con il presidente della Conferenza Generale solo attraverso la sua posizione sulla consacrazione delle donne o il suo sermone inaugurale del 2010 alla Conferenza Generale. In quella occasione domandò che non ci fossero applausi durante il sermone, richiesta dettata da un atteggiamento di umiltà, ma che fu interpretata da molti in senso opposto.
L’umiltà e la gentilezza traspaiono quando, seduto davanti a Wilson, iniziamo a parlare del giorno della sua elezione di cinque anni fa:

“Quando partecipi a un’assemblea e sei tra coloro che possono essere considerati per gli incarichi nella chiesa di Dio, non sei sicuro di che cosa accadrà. Così, ti metti completamente nelle mani di Dio e riconosci che sei qui per servire e che nessuno ti deve qualcosa, che devi tutto al Signore… Quando sono stato nominato, ero seduto nello stadio e ascoltavo alcuni rapporti. Sono stato contattato e mi hanno detto di andare subito in un determinato luogo dove mi è stato comunicato ciò che il comitato di nomina mi proponeva. Ho provato una sorta di sensazione opprimente, perché certamente nessuno di noi è mai preparato o pienamente in grado di ricoprire un incarico del genere. È solo quando confidiamo nel Signore e nella sua guida che troviamo la forza. Era una sfida e naturalmente ho chiamato mia moglie Nancy per parlarle; anche lei era molto sopraffatta… Per essere onesti, nessuno di noi è in grado di gestire tutte le esigenze che questa posizione dirigenziale comporta. Siamo solo servi del Signore in questo incarico, dobbiamo fare affidamento solo su di lui e pregare molto, chiedere di essere guidati, di ricevere saggezza ogni giorno. Cerco di non far passare un giorno senza chiedere quanto dice il testo di Giacomo 1:5, e domandare la saggezza. Una volta ogni tanto posso dimenticare, e probabilmente in quel giorno mi dispiace, perché ho un disperato bisogno di saggezza”.

wilson3aTed Wilson ha spesso trovato saggezza e guida tramite suo padre, Neal Wilson, che è stato presidente della Conferenza Generale dal 1978 al 1990.

“Avrei voluto che mio padre e mio nonno fossero stati lì, ma il nonno era morto molti anni prima. Sia il nonno sia mio padre erano pastori. Papà era stato colpito da alcuni piccoli ictus [nel 2010] e non poté partecipare all’assemblea. Ricordo di averlo chiamato per dargli la notizia e poi sono andato a trovarlo. E, naturalmente, l’ho rivisto spesso e mi sono preso cura di lui. Ma non sono sicuro che papà abbia compreso appieno il significato di ciò che era accaduto… Voglio dire, ecco siamo qui, in questo ufficio. Questa è la scrivania dove era seduto mio padre quando era presidente, proprio la stessa scrivania e c’erano anche alcuni altri mobili quando era qui. È lui che, lavorando con i suoi officer, ha trasferito la sede della Conferenza Generale da Takoma Park a Silver Spring. È stato in questo ufficio per circa un anno e mezzo o giù di lì.

Quando ho parlato con lui, non sono sicuro che abbia pienamente compreso le implicazioni, ma sorrideva e mi incoraggiava. Questo è stato importante per me. In tutta la mia vita i suoi consigli sono stati decisivi. Lo guardavo, lo ascoltavo e mi insegnava; è stato il mio miglior mentore terreno. E poi, alla fine, quando non riesci a comunicare tutto ciò, è un po’ diverso, strano”.

“Sono sicuro che sarebbe stato orgoglioso,” gli dico, ma Wilson pensa ancora a suo padre…

“È morto sei mesi dopo, un po’ più di quattro anni fa”, afferma mentre estrae una foto dalla sua Bibbia. “È una foto dei miei genitori quando erano in Egitto, credo, prima che nascessi. Erano sposati da sei anni, no, forse otto anni, quando sono nato”.

“Che cosa ti rendeva simile a tuo padre e allo stesso tempo diverso da lui?”, gli chiedo.

“Beh, papà, naturalmente, era un amministratore esperto che aveva anche il cuore di un evangelista. Ha lavorato per molti anni sia in Egitto sia nell’amministrazione. Era un pastore. Quindi, in alcune di queste cose siamo molto simili. Ma le nostre personalità, ovviamente, erano un po’ diverse. Papà mi ha trasmesso alcuni valori che ritengo siano stati estremamente importanti: l’onestà, l’imparzialità, l’essere dalla parte dei più deboli e delle persone che non hanno voce; essere disposti a prendere posizione per le proprie convinzioni, ma di farlo in modo appropriato; essere equilibrati nel modo di affrontare le cose; ascoltare le persone. Papà aveva grandi doni per molte cose, una era di raccontare in modo molto dettagliata un’esperienza che aveva vissuto. Aveva anche il dono insolito di ricordare i nomi e i fatti. Era capace di vedere qualcuno dopo 20 anni e di chiamarlo per nome, chiedere notizie sulla sua famiglia, ecc. Credo che questo sia un dono naturale, ma è stato anche perfezionato e affinato dalla sua esperienza in Medio Oriente. In arabo, i nomi significano qualcosa e se non si pronunciano correttamente con l’inflessione giusta, si può insultare qualcuno. Quindi penso che si fosse concentrato su come imparare a pronunciare un nome correttamente e fissarlo nella mente. Papà mi ha insegnato molto… Ma ora abbiamo divagato parlando di lui”.

wilson1aTed Wilson lo ritiene un divagare, ma è un lato di lui che abbiamo bisogno di vedere. Quelli come me che la pensano diversamente da lui sulla consacrazione delle donne; coloro che si sono a volte sentiti a disagio con alcune sue dichiarazioni o presentazioni pubbliche in cui Wilson appare formale e intenso, hanno bisogno di vedere che egli è più di queste idee. Siamo portati a essere più gentili quando vediamo l’umanità e lo spirito che anima la persona dalla quale differiamo.

Vorrei anche sentire la sua opinione suoi successi in questo quinquennio, ma si affretta a ricordarmi che non è né lui né un singolo gruppo della Conferenza Generale a meritare credito per i successi:

“Alcune delle cose che mi entusiasmano di più sono quelle in cui il Signore ha riversato le sue grandi benedizioni, e in cui abbiamo ottenuto un incredibile sostegno da molte Divisioni. Vorrei solo iniziare dicendo che la Conferenza Generale non è una super-organizzazione con leve di potere che basta spingere per far accadere tutto come una sorta di sequenza automatica, ovunque, in tutto il mondo. Lavoriamo in un sistema di comitati, in un sistema collegiale. Dobbiamo ascoltare la guida dello Spirito Santo, in un ambiente dove più voci possono contribuire alla direzione generale”.

Sento che stiamo per prendere una strada secondaria. Torneremo ai successi fra un momento…

“Ecco perché un’Assemblea Mondiale è così importante. Affronteremo alcune grandi questioni”.

“Ho sentito parlare di alcune di esse”, dico… Ted Wilson sorride.

wilson2“Sì, dalle dottrine fondamentali alla consacrazione, alcuni cambiamenti nel manuale di chiesa che forse non faranno tremare la terra, ma di certo ci saranno opinioni diverse. E queste opinioni possono essere mantenute e portate avanti, quelle convinzioni basate sullo studio personale della Bibbia e dello Spirito di Profezia, sulla preghiera e sull’influenza dello Spirito Santo. Queste convinzioni possono essere condivise. Ma quando si prende un voto, allora, dopo, abbiamo bisogno di serrare i ranghi e andare avanti insieme. E questo probabilmente sarà il più grande banco di prova per la chiesa”.

Sei preoccupato?

“No, non proprio. Non ho alcun dubbio che la chiesa andrà avanti con grande dinamicità perché è guidata dallo Spirito Santo. Non è guidata dal presidente della Conferenza Generale o da qualche altro individuo. Se lo Spirito Santo non fosse in questo movimento, ci saremmo da tempo disintegrati. È un movimento profetico con un messaggio profetico su una missione profetica. Senza questo, la Chiesa Avventista del Settimo Giorno sarebbe solo un’organizzazione come tante. Non sono preoccupato. Certo ho alcune ansie, ma credo che lo Spirito Santo farà qualcosa di straordinario e vedremo le persone, qualunque sia l’esito delle votazioni, umiliarsi davanti al Signore, e la Chiesa andare avanti con la sua missione. Ma lavoriamo in modo collegiale, certo: ci consultiamo, ci incontriamo, ci parliamo. Per esempio, prima di ogni Consiglio di primavera e Consiglio annuale, abbiamo un Consiglio di presidenza con tutti i vicepresidenti del Conferenza Generale, tutti i presidenti delle Divisioni, tutti gli assistenti del presidente. Dura un’intera giornata e parliamo di molte cose. A volte l’ordine del giorno è molto pieno; a volte lo è meno. Preghiamo insieme, ci ascoltiamo reciprocamente, arriviamo a un consenso su molti punti, anche se su alcuni non troviamo accordo.

Ma nell’ultimo Consiglio annuale, abbiamo avuto degli incontri con gli alti dirigenti, tra i quali i nostri segretario e sottosegretario, tesoriere e vicetesoriere. È stato incredibile vedere che un approccio tranquillo, cristiano di risolvere i problemi ha contribuito a produrre qualcosa che per la maggior parte delle persone è unità. Questa è la potenza dello Spirito Santo: non c’è alcun grande tributo a qualcuno di noi… ma siamo insieme, ci chiariamo e continuiamo a procedere.
Quindi ci consultiamo, parliamo, ascoltiamo e preghiamo insieme. E così si costruisce il consenso”.

Usciamo adesso dalla strada secondaria e ritorniamo ai successi…

“Abbiamo visto come Dio ha operato attraverso il progetto del Gran Conflitto che ha offerto diverse edizioni dell’omonimo libro: la versione classica; l’edizione La grande speranza, che conteneva una selezione di 11 capitoli; e la versione per bambini. Circa 140 milioni di copie sono state distribuite in tutto il mondo, con circa 25 milioni di download della versione classica su Internet.

Poi, naturalmente, ci sono due programmi così preziosi agli occhi di Dio e molto vicini al mio cuore. In primo luogo, Mission to the Cities, che lo Spirito di Profezia ha indicato, un centinaio di anni fa, da svolgere nelle città. Molte persone hanno dedicato tanto tempo e lavoro nelle città, ma non abbiamo implementato il pacchetto completo di avere chiese e membri di chiesa che lavorano con i giovani, distribuzione di stampa evangelistica, integrazione dei media, ristoranti vegetariani, centri sanitari, promozione della salute, servizi che abbiano impatto nella società. Legato a questo, alla periferia di ogni grande città, dovremmo avere un centro benessere, un centro di formazione per le persone che lavorano in città, e un luogo dove alcune persone possono vivere e fare i pendolari. Ovviamente, alcune persone devono vivere nelle città, e lo faranno sempre, almeno fino alla fine. Abbiamo dunque questo quadro completo, ma ci manca ancora un modello totale che funzioni. E questo è il prossimo passo che faremo, lo spero davvero, in modo che possa essere replicato in molti posti senza spendere milioni di dollari. I membri di chiesa dicono: ‘Sì, possiamo farlo’. Così si può realizzare il 75 o l’80 per cento di questo modello in ogni grande città. Poi dobbiamo realizzare un ministero pratico della salute globale. Potrebbe essere qualcosa di semplice, per esempio istruire i membri di chiesa su come parlare ai vicini di casa degli otto rimedi naturali: buon esercizio, dieta e tutto il resto. Diventerà un obiettivo ancora più forte in futuro.

Un’altra cosa importantissima su cui ci stiamo concentrando e sviluppando rapidamente è l’enfasi sui media, i social media, la televisione, la radio e naturalmente Internet.

Lo informo che non fa un ottimo lavoro con Twitter…

“In futuro lo faremo; il mio ufficio probabilmente dovrà entrare di più nei social media. Io non sono su Facebook personalmente, ma riconosco che è il luogo dove sono tantissime persone”.

Dovrei forse dirgli che Facebook sta passando di moda?
Un’altra area di successo che ho osservato è nell’ambito dell’evangelizzazione pubblica. Sono stato così orgoglioso di Ted Wilson, perché, come presidente della Conferenza Generale ha personalmente predicato in intere serie evangelistiche… non una sola, che sarebbe già più di quanto abbia fatto la maggior parte dei suoi predecessori, ma molte!

“Quante serie hai tenuto in questo mandato? È davvero stupefacente, il presidente della Conferenza Generale in prima linea nelle campagne evangelistiche…”.

“Sì, questo fattore si trova molto in alto nella mia lista di priorità, perché sono edificato personalmente, promuoviamo la Bibbia e la verità in essa contenuta, e Dio manda le sue benedizioni. Quindi c’è un risultato grazie alla potenza dello Spirito Santo”.

E crei un modello per i leader…

wilson5Sì, aiuto le persone a capire che è qualcosa che possono fare anche loro. Laici, amministratori della chiesa, direttori di dipartimento, pastori, tutti possono essere coinvolti; e ognuno deve farlo nel proprio contesto. Abbiamo tenuto riunioni ora a New York City, ed è stato emozionante per me ritrovarmi nella chiesa dove ho iniziato il ministero pastorale, la Lower Manhattan, nel Greenwich Village. Poi ci sono stati incontri a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea. Durante un incontro di ‘mietitura’, ho fatto un appello alla platea di 20.000 persone e 500 persone si sono avvicinate al pulpito per il battesimo. È semplicemente incredibile e meraviglioso. Sono felice di predicare questi sermoni!

L’entusiasmo e la gestualità di Ted Wilson aumentano quando parla di evangelizzazione…

“Durante una predicazione, il programma delle diapositive si è inceppato e non riusciva ad andare avanti. Ho continuato a predicare, cercando di spingere i tasti, ma non è successo niente. Alla fine ho detto: ‘Ho un piccolo problema tecnico’. C’erano dalle 15.000 mila alle 20.000 persone, tutte sedute per terra, molto tranquille e ordinate. È stato incredibile. Poi ho aggiunto: ‘Forse possiamo cantare un po’, intanto che cerchiamo di risolvere il problema’. Allora qualcuno ha cominciato a cantare, ma poi ancora non funzionava. Alla fine, Barry Oliver, il presidente della Divisione, si è alzato e ha cominciato a parlare sullo stesso tema. Lavora in Papua Nuova Guinea da molti anni e parlava con loro in inglese pidgin. Dopo circa 15 minuti, ancora il problema non si risolveva così ho deciso di passare a un altro argomento. Abbiamo iniziato la nuova sequenza di diapositive e il programma andava bene. In pratica stavamo trattando un soggetto e poi abbiamo parlato di cielo. In seguito il presidente della Divisione mi ha chiesto: ‘Hai cambiato un pochino?’. ‘Sì’, ho risposto, ‘avevo appena iniziato’. Bisogna adattarsi.

È incoraggiante sentire che anche il presidente della Conferenza Generale deve affrontare gli stessi problemi che sperimentiamo noi tutti nell’evangelizzare…

“Poi abbiamo avuto una serie a Ho Chi Minh (la vecchia Saigon), molto emozionante. È stata la prima volta dal 1975 (nessuna gloria per me, ma al Signore) che una persona non indigena ha avuto il permesso di predicare in una serie pubblica del genere. Abbiamo avuto un battesimo. Avevano preparato circa 35 persone per essere battezzate.

E abbiamo avuto un’altra serie di conferenze nei pressi di Manila e poi un grande evento nella capitale delle Filippine, nell’International Convention Center.

Presto [dal 13 al 31 maggio] organizzeremo un’importante programma a Harare. Stanno facendo un lavoro fenomenale in Zimbabwe. Ci sono forse 5.000 piccoli gruppi all’opera ad Harare, che preparano tutti questi incontri. Vogliono organizzare incontri a Bulawayo, in un’altra città chiamata Gweru e in tutto lo Zimbabwe. Terremo le riunioni ogni sera, senza sosta, per due settimane. Poi, l’ultimo sabato, si spera di avere 30.000 battesimi in tutto lo Zimbabwe. Vedremo ciò che il Signore provvederà”.

A questo punto gli chiedo: “Il prossimo novembre terremo le prime riunioni evangelistiche pubbliche, dopo quasi 20 anni, nella chiesa Spencerville [a sei miglia dalla sede della Conferenza Generale]”.

“Favoloso! Sono molto entusiasta!”.

Trascorriamo ancora qualche minuto a parlare di evangelizzazione, sulla necessità di avere più giovani nel ministero e al servizio della Chiesa. Che cosa vuole dire in conclusione?

“Accadono tantissime cose meravigliose e le persone devono ricordare che questa non è solo una chiesa. Si tratta di un movimento. Il Signore ci ha chiamati per un motivo particolare. E questa è probabilmente una delle mie maggiori sfide nell’incarico che ricopro: aiutare i nostri membri di chiesa a realizzare ciò a cui Dio ci ha chiamato. E abbiamo tutto il cielo a nostra disposizione per compiere questa missione, tramite la potenza del Signore. Ecco perché il risveglio e la riforma sono così importanti”.

Ho fiducia che Dio guiderà veramente questo movimento alla sua gloria, per compiere la sua missione nel mondo.

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