Conclusa ad Assisi la 59esima sessione di formazione ecumenica del Sae.

Si è conclusa il 29 luglio, ad Assisi, la 59a sessione di formazione ecumenica del Sae (Segretariato attività ecumeniche), sul tema “Chiese inclusive per donne nuove e uomini nuovi”, accompagnato dal sottotitolo: “Edificati per diventare abitazione di Dio (Efesini 2:22)”. L’elemento che ha caratterizzato la settimana di lavori, proposta dall’associazione interconfessionale di laiche e laici per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo con l’ebraismo, è il clima di condivisione, confronto e amicizia che si è instaurato tra persone di diverse confessioni religiose e regioni d’Italia.

Due relazioni, una della teologa valdese Letizia Tomassone e una del teologo cattolico Luigi Renna, vescovo di Catania, dal titolo “Per un futuro diverso”, hanno preceduto le conclusioni offerte dalla presidente Erica Sfredda e da Simone Morandini, membro del Comitato esecutivo, nelle quali è emerso che due sono state le parole guida: interconfessionalità e intergenerazionalità. Altra dimensione importante è stata la laicità.

La sessione è stata un crescendo di partecipazione sia nei momenti delle celebrazioni, di grande ricchezza spirituale e umana, sia nelle plenarie in sala, che hanno suscitato molti interventi e domande, sia negli otto laboratori nei quali sono stati approfonditi e rielaborati i sottotemi della sessione.
Ogni laboratorio ha avuto una conduzione plurale, per genere e confessione, che ha arricchito l’elaborazione della questione di genere e dell’inclusività delle chiese. Una novità di questa edizione è stato il laboratorio sulla spiritualità e il corpo nelle danze ebraiche, molto affollato, che ha proposto un modo altro per comunicare e condividere l’esperienza di fede. Nella sessione è stato basilare il contributo del Coordinamento teologhe italiane, che hanno partecipato a quattro tavole rotonde e hanno coordinato, insieme ad altre e altri, cinque gruppi.

Le giornate iniziavano con la preghiera, preparata con grande cura e armonia dal gruppo di animazione preghiera e liturgia: Luca Baratto, Alessandro Martinelli, Margherita Bertinat, Elda Possamai. Seguivano le meditazioni bibliche. La prima è stata quella ebraica tenuta da Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia. Sono proseguite poi con le voci cristiane: avventista (Saverio Scuccimarri), ortodossa (Traian Valdman), cattolica (Maria Soave Buscemi). Una mattina la meditazione non è avvenuta in plenaria bensì in otto gruppi dove tutte e tutti hanno contribuito alla riflessione sul testo biblico proposto.

Alla vigilia della partenza i partecipanti, tra i quali diverse e diversi giovani e neofiti, hanno espresso in assemblea molte risonanze: “Altissimo livello delle relazioni e del dibattito”, “Diversità e disponibilità al confronto”, “Competenza, qualità, franchezza”, “Occasione di rinnovamento”, “Liturgie ricche e sobrie”.

Chiese, ministeri, donne 
Durante la settimana di lavori, la sessione di formazione ecumenica del Sae di Assisi è giunta a esaminare lo snodo critico “Chiese, ministeri, donne” attraverso alcune voci appartenenti alle tre grandi arterie del cristianesimo: ortodossa, cattolica e protestante. Sono stati relatori Athenagoras Fasiolo, vescovo di Terme, dell’Arcidiocesi ortodossa d’Italia del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli; Serena Noceti, teologa cattolica; Davide Romano, direttore dell’Istituto avventista “Villa Aurora” di Firenze.

Nel suo intervento, Davide Romano ha affermato che “urge una forte rivisitazione della teologia dei ministeri. La ministerialità va mantenuta nel segno della diaconia che nasce da una investitura carismatica, funzionale alla edificazione costante della comunità. Ma il carisma è appunto un dono che viene fatto ai battezzati e alle battezzate in Cristo. I carismi dello Spirito hanno una duplice funzione: coinvolgere il credente nell’opera che Dio compie nella storia, anche nella sua storia personale, biografica; edificare e consolare la comunità ecclesiale”.

Per il teologo, nella storia della chiesa vi è stata un’accentuazione sul ruolo dell’episcopo e la progressiva estenuazione della collegialità nella chiesa. Ha riconosciuto che oggi, in ambito cattolico, vi è una feconda e vivace discussione sulla sinodalità della chiesa.

“Il protestantesimo, dove più dove meno, sente di aver comunque fatto proprio senza particolari riserve il modello sinodale di chiesa. Nelle chiese evangeliche, specie quelle riformate, il ruolo episcopale è esercitato da un organo collegiale: consiglio, concistoro, sinodo, assemblea. La sinodalità della chiesa non è però acquisita per sempre – è pur sempre un cammino fatto insieme, insieme sulla stessa via – e non è detto che funzioni sempre nella maniera virtuosa. Le chiese protestanti hanno senz’altro potuto fare esperienza di comunità più egualitarie, inclusive e accoglienti”.

Nel 1967 in Italia è stata consacrata la prima pastora valdese, dal 1979 con il Patto d’integrazione il pastorato è stato aperto anche alle donne metodiste; dagli anni ’80 sono state consacrate pastore le battiste e le luterane. La Chiesa avventista, ha osservato il pastore, non ha ancora risolto in modo convincente il tema della parità di genere nei cosiddetti ministeri ordinati.

“Ne parliamo in maniera serrata dagli anni ‘60 anche noi, con la continua istituzione di commissioni di studio. Le donne hanno delle responsabilità, perché sovente per rispettare il sensus ecclesiae non hanno voluto assumere iniziative atte a sollevare il problema. Le diacone e le anziane hanno la loro ordinazione (consacrazione), ma non ancora le pastore che posseggono la qualifica però non ancora la consacrazione attestata. Nella Bibbia non ci sono impedimenti all’ordinazione ministeriale delle donne, ma quando c’è da ratificare questo tema a livello mondiale nella nostra Conferenza generale, negli Stati Uniti, la maggioranza dei delegati che provengono dall’Africa non vogliono l’ordinazione delle donne”.

Romano ha concluso proponendo sei tesi sulla Chiesa che potrà venire:
1) la Chiesa di Gesù, con una pluralità di forme, dovrà sempre più essere strutturalmente plurale nel rispetto dei generi e delle generazioni. La pluralità, cioè una vera e compiuta sinodalità, non potrà più essere solo un possibile modello organizzativo tra altri.
2) la Chiesa di Gesù potrà solo essere egualitaria, cioè ciascuno deve sentirsi ugualmente accolto alla mensa del Signore come discepolo e come discepola del Risorto. E ciascuno, ciascuna deve sentire come decisiva la propria presenza per la comunione e la riuscita della missione.
3) La Chiesa di Gesù può solo essere carismatica, cioè nutrita dai doni dello Spirito e dalla sua presenza. La ministerialità potrà essere vissuta solo nella consapevolezza della uguaglianza di status tra battezzati e battezzate.
4) la Chiesa di Gesù sarà libertaria e disciplinata dai comandamenti di Dio. La libertà non vorrà mai fraintendere la disciplina, e la disciplina non potrà contendere con la libertà evangelica.
5) La Chiesa di Gesù non si identificherà con un popolo, una nazione, un governo, perché ogni volta che lo ha fatto ha smarrito sé stessa.
6) la Chiesa di Gesù è molteplice ed ecumenica ed escatologica. Le molte voci e le diverse tradizioni sono non un accidente storico, ma un volere dello Spirito che unifica diversificando”.

Tutto il materiale della sessione è sul sito: saenotizie.it.

[Foto: Laura Caffagnini. Fonte: Comunicati stampa-Laura Caffagnini]

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