Francesco Zenzale – “Perciò l’eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d’Abraamo. Egli è padre di noi tutti (com’è scritto: ‘Io ti ho costituito padre di molte nazioni’) davanti a colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all’esistenza le cose che non sono. Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: ‘Così sarà la tua discendenza’” (Romani 4:16-18).

Non so se, trovandomi al posto di Abramo, sarei riuscito a intuire la voce di Dio fra i tanti ciarli religiosi operanti a Ur dei Caldei! Non so se avrei avuto la fede di seguire le sue indicazioni: lasciare l’ambiente in cui ero vissuto e iniziare un ignoto percorso, aggrappato a una promessa formulata da un voce in qualche modo “anonima”. “Il Signore disse ad Abramo: ‘Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione” (Genesi 12:1-2). “Per fede Abramo, essendo chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo ch’egli aveva da ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava” (Ebrei 11:8).

La fede di quest’uomo che si muove nella grazia del Signore riesce a cogliere distintamente il pensiero di Dio e attualizzarlo con un atto di abbandono indescrivibile. Abramo “non chiese nessuna informazione sulla terra promessa: non domandò se il suolo di quel paese fosse fertile e se la terra avesse un clima salubre. Non gli importava sapere se vi fosse un ambiente piacevole, o se in quel paese fosse possibile arricchirsi. Dio aveva parlato e il suo servitore avrebbe ubbidito: per Abramo, il posto più piacevole era quello in cui Dio era accanto a lui” – E. G. White, Patriarchi e profeti, Ed. Adv, Firenze, 1998, p. 101.

Nella “grazia” è possibile vedere, ascoltare e lasciare che l’Invisibile ti stia accanto! Avviare un itinerario durante il quale devi solo fidarti di chi ha deciso di prenderti per mano e condurti verso traguardi che non conosci, che non hai mai visto. Promesse che si realizzeranno, ma che non sai quando. Di Abele, di Enoc, di Noè, di Abramo e Sara, l’apostolo Paolo riferisce che “Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra” (Eb 11:13).

Avere fede in Dio significa afferrare la salvezza in termini di promessa, di speranza, di incomprensibili richieste, di affermazioni e di esempi tipologici messianici e escatologici non sempre di facile comprensione (cfr. Genesi 22). Gesù, nel diverbio con i religiosi del suo tempo, che cercavano di ucciderlo, disse che Abramo “ha gioito nell’attesa di vedere il mio giorno; e l’ha visto, e se n’è rallegrato” (Giovanni 8:56).

La grazia (salvezza) non è un oggetto che possiamo adattare al nostro modus vivendi come se fosse un vestito. Non è qualcosa che possiamo manipolare secondo schemi religiosi derivanti dall’appartenenza a una confessione religiosa. La grazia non è un’idea, un pensiero filosofico evanescente. Essa è l’operosità di Dio nella nostra vita in Gesù Cristo e nello Spirito Santo. L’apostolo Paolo, scrivendo a Tito, parla della manifestazione della grazia di Dio nella persona di Gesù Cristo. “Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:11-13).

La realizzazione di questo progetto redentivo è coadiuvato dallo Spirito Santo. “Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna” (Tito 3:4-7).

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