Michele Gaudio – Parlare di omosessualità oggi, sia in ambito laico che religioso, significa entrare in un’area delicatissima. È un argomento che affascina e inquieta allo stesso tempo, che unisce e divide. Un tema attuale destinato molto probabilmente a restare tale molto a lungo. Un tema che suscita grandi emozioni e sul quale esistono significative diversità di vedute, sia sul fronte di chi la giustifica, sia su quello di chivi si oppone. Purtroppo, la sua trattazione è spesso accompagnata da una buonadose di disinformazione e di luoghi comuni, per entrambi gli schieramenti, che non facilitano un dialogo sereno e costruttivo.
È evidente che nella nostra società postmoderna, accettare l’omosessualità sia diventato, nell’immaginario collettivo, un segno di progresso culturale, di evoluzione positiva del pensiero e di avanzamento nelle conoscenze intellettuali, una sorta di acquisizione di status symbol. Alcontrario, chi la comprende diversamente rischia di apparire come ancora relegato nel lontano passato, un inetto, qualcuno in ritardo con i tempi. Ognuna di queste posizioni estreme genera conseguenze dal forte impatto sociale, culturale e religioso. Dal fronte di chi è polarizzato a favore si può generare un’accettazione acritica, mentre da parte di coloro che la rifiutano possono avere origini sentimenti d’intolleranza. Forse è doveroso un invito a cercare una mediazione, una riflessione attenta che bilanci e che eviti gli assolutismi con le relative conseguenze.
Riteniamo che una genuina e attenta ponderazione sui veri motivi alla base dell’accettazione o del rifiuto sia necessaria. In generale, le argomentazioni addotte da coloro che sono favorevoli spaziano tra i temi del rispetto, dell’accoglienza, dell’uguaglianza sociale e della parità dei diritti. Ma le motivazioni possono essere anche altre, e non sempre rivelate o consce. Troviamo coloro i quali non sono sufficientemente informati sulla tematica, o addirittura disinteressati, e quindi seguono il «trend». Può capitare che, per alcuni, schierarsi dal lato di chi difende l’omoerotismo possa essere il frutto di pressioni o convenzioni sociali; in altre parole, un metodo per essere al passo con i tempi e con la massa. Essere diversi spesso crea, in soggetti deboli, imbarazzo e disagio, molti preferiscono adeguarsi. Inoltre, non essere in linea con un’intera comunità scientifica può essere intellettualmente e professionalmente pregiudizievole, per cui potrebbe a parere di alcuni valere la pena adeguarsi. Non è improbabile ritrovare anche chi difende l’omosessualità per motivi di vicinanza affettiva a una persona cara.
Abbiamo anche chi l’accetta per anticonformismo o, addirittura, anticlericalismo. Alcuni costruiscono la propria identità personale sul contrasto e la differenza, sulla polemica verso i valori, la chiesa o il sentire civico comune. Possono essere presenti anche altri motivi ma evitiamo di prolungare l’elenco. È fondamentale allora capire fino in fondo, o almeno provarci, a prescindere dagli «slogan» e dalle influenze dei media, e chiedersi, in tutta coerenza, perché scegliamo una posizione anziché un’altra. Chiedersi da cosa e da chi siamo orientati o guidati nelle nostre scelte.
Riscontriamo che il discorso sull’omosessualità è diventato anche una sorta di movimento ideologico-culturale, spesso strumentalizzato a livello politico in quanto portatore di altri ideali. A volte assume i toni non tanto di una sensibilizzazione verso il rispetto di un’alterità, ma piuttosto urla di pretesa legittimazione. Perfino il linguaggio ne risulta minato e sospetto. Il vocabolario che si usa, nonostante le buone intenzioni di fondo, rischia di prestarsi facilmente a fraintendimenti.
Il tema dell’omosessualità può essere affrontato da diverse prospettive: psicologica, clinica, storica, antropologica, giuridica, sociologica, politica, etica, religiosa, ecc. Noi scegliamo, in questo breve studio che proponiamo, la prospettiva religiosa. Ma anche questa è troppo ampia, dobbiamo ancora compiere delle scelte. Tutte le dimensioni della prospettiva religiosa ci interessano: biblica, pastorale ed ecclesiale, ma non possiamo affrontarle tutte, per ovvi motivi di tempo, spazio e competenze. Riteniamo indispensabile, opportuno e prioritario affrontarla unicamente dal profilo testuale, da un’angolatura prettamente biblica, versante sul quale non mancano le idee più diversificate.
Ci rendiamo conto delle importanti restrizioni che imponiamo alla nostra ricerca e che ciò possa non essere condiviso, ma è inevitabile compiere delle scelte e prendere una posizione. Secondo i princìpi della Riforma di Sola Scriptura, dal profilo testuale dipendono le altre dimensioni della prospettiva religiosa. Seguendo questa via, non siamo dimentichevoli del dramma di tanti che, vivendo una esperienza omosessuale, soffrono profondamente per le conseguenze del loro diverso orientamento. Bisogna certamente considerare le sofferenze umane di chi vive l’omosessualità, da una parte, e le mutazioni antropologiche, sociologiche, psicologiche che una totale accettazione implica, dall’altra. Come pastore avventista ho il dovere di riempire di grazia la legge di Dio, e di valorizzare la legge in ogni discorso sulla grazia. C’è tra queste due esigenze una tensione che spesso diventa lacerazione, ma è insopprimibile per chiunque voglia fare un discorso onesto davanti agli uomini e davanti al loro Creatore e Padre.
Ci rivolgiamo a un pubblico eterogeneo, non pretendendo in primo luogo di convincere, ma sperando in tutta sincerità di condividere in modo convincente. Ci indirizziamo soprattutto a coloro per i quali le Sacre Scritture hanno ancora importanza come orientamento etico-spirituale per l’individuo e la società. Siccome gran parte dell’orientamento favorevole all’accoglienza dell’omosessualità si sostiene anche su una interpretazione neutrale o favorevole dei dati biblici, vorremmo in maniera molto semplice verificare questa comprensione. Vorremmo capire se la Scrittura parla dell’omosessualità e, se sì, in che termini, limiti, modalità e prospettive. Ci chiediamo se la Parola di Dio offra all’uomo delle indicazioni, una strada da percorrere o da evitare. Per un credente è importante conoscere il pensiero del proprio tempo, ma ancor più il messaggio che proviene dalla rivelazione divina. Riteniamo che i paradigmi che devono guidarci non possano essere le mode, il «trend» moderno, le novità applaudite dai media, ma la santa Parola di Dio. L’apostolo Paolo, scrivendo a Timoteo, afferma che la Scrittura ha il compito di «…correggere ed educare alla giustizia» (1 Ti 3:16-17). Non è quindi la Bibbia che deve adeguarsi alle tendenze dell’uomo. Il credente compie un movimento centrifugo quando parte dalla parola di Dio e cerca di trarre degli insegnamenti etici per l’oggi, ma ne compie uno centripeto quando cerca di comprendere il presente riportando tutto alla luce della Scrittura. Noi vorremmo leggere la Scrittura restando in continua dialettica tra questi due movimenti.
Prima di proporre lo studio desideriamo dire che in esso noi scindiamo le persone dai loro comportamenti. Come credenti, partiamo dal presupposto che tutti gli esseri umani sono degni di stima, rispetto, accoglienza, onorabilità, e godono indifferentemente di ogni diritto. Siamo tutti figli di Dio a pieno titolo, beneficiari della grazia e della mansuetudine di Cristo. Il cristiano, le chiese, qualunque religione che abbia come riferimento Dio, la politica e la società civile nel suo insieme devono bandire ogni forma di omofobia o discriminazione di qualsiasi natura ed entità. Nessun giudizio di valore sulla persona in quanto tale dovrebbe essere pronunciato. Cogliamo anche l’occasione per manifestare la nostra piena solidarietà verso quanti subiscono umiliazioni o vessazioni di ogni sorta a causa delle loro scelte e per la loro diversità.
Infine, riteniamo che ogni dialogo sull’atteggiamento omosessuale non può prescindere da una riflessione anche sull’eterosessualità. Anche in quest’ultima possono coesistere derive, a volte più latenti e insidiose della prima. Ogni discussione sulla sessualità deve necessariamente essere olistica e mai unilaterale. Spesso siamo confrontati a casi in cui l’esercizio della sessualità è ancora legata non alla tenerezza, all’affettività, o ai sentimenti, quanto al controllo dell’altro, allo sfogo, alla forza e all’esercizio di un potere, in cui la donna è percepita come una proprietà dell’uomo, come oggetto e non come soggetto. Anche questo genere di approcci eterosessuali è da condannare, in quanto anch’essi derive del progetto di amore che Dio ha previsto all’origine per le sue creature. Nello studio che trovate in fondo all’articolo, ci siamo soffermati su un aspetto, quello dell’omosessualità, ma niente è mai concluso ed esaustivo. Su questo tema vi è sempre spazio per maggiori approfondimenti e contributi anche diversificati. In quest’ottica ognistudio ulteriore sarà il benvenuto.
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