Dizionario della fede – Alleanza

Dizionario della fede – Alleanza

M16-Dizionario della fede_alleanzaIl termineBerith in ebraico, la cui etimologia non è chiara, indica ciò che tiene unito due parti; ed esprime i diversi tipi di legami che vengono stabiliti tra gli esseri umani e quello tra Dio e l’uomo. La versione greca dell’Antico Testamento traduce berith con diatheke, anche se in greco l’«alleanza» è resa con syntheke, che però implica una piena reciprocità.

Il significato della parola ebraica (berith) è molto ampio, significa impegno, patto, accordo, trattato, obbligo, ed esprime il senso del legame che Dio stabilisce con l’intera umanità, con Abraamo, Davide, il popolo d’Israele e con i credenti in Gesù Cristo (cfr. Gn 9:9-17; 15:18; Sal 89:4,5; Es 19:5,6; Mc 14:24). La «nuova alleanza», preannunciata dai profeti (cfr. Ger 31:31), si compie nella morte e nella risurrezione di Cristo. Ritroviamo la parola «patto» nelle narrazioni relative alla Cena del Signore che prefigura la redenzione (cfr. 1 Cor 11:25; Mc 14:24; Mt 26:28; Lc 22:20).

Il significato. Lo sviluppo dottrinale dell’alleanza illustra la relazione dialogica che Dio vuole stabilire con tutta l’umanità, per mezzo del Figlio. Oggi, possiamo tradurre questa immagine con parole come filiazione, comunione, amore, ecc. La legge, buona in sé, porta alla morte perché non è in grado di neutralizzare la debolezza (la carne) dell’uomo, ma lo Spirito crea il presupposto per una nuova vita (2 Cor 3:6; Rm 8:3,4). La nuova alleanza, aspetto determinante nella pneumatologia di Paolo, getta le basi per la nuova umanità (1 Cor 15:45).

I dieci comandamenti – 10. Non desiderare la casa, la donna e la roba d’altri

I dieci comandamenti – 10. Non desiderare la casa, la donna e la roba d’altri

M13-comandamentiDisturba l’accostamento della donna ai beni posseduti dall’uomo, quasi come se anch’essa facesse parte delle sue proprietà. Il comandamento invece sottolinea l’aspetto deleterio del verbo «desiderare», che ovviamente non corrisponde al semplice «volere» o «auspicare», ma prevede tutte quelle macchinazioni messe in atto per impossessarsi di cose o persone che non ci appartengono.

Con un chiodo fisso nella mente, una sorta di malattia dell’essere, la concupiscenza trasforma la persona in un individuo incapace di donarsi, egoista, vile, smanioso di accaparrare sempre di più. Questa tremenda avidità genera avvoltoi rapaci in preda alla continua estasi del possesso. Shakespeare in un sonetto ha illustrato il lato oscuro delle pulsioni soddisfatte: «Nel desiderio, beatitudine; sciagura a prova fatta. Un sorridente sogno, prima; una chimera dopo…».

In fondo alle dieci parole troviamo il comandamento più difficile e inattuale. La rinuncia alla bramosia, da autentica occasione per riscattarsi dal proprio egocentrismo, purtroppo, diventa anche la parola più inascoltata.

I dieci comandamenti – 10. Non desiderare la casa, la donna e la roba d’altri

I dieci comandamenti – 9. Non attestare il falso contro il tuo prossimo

M13-comandamentiÈ il comandamento che colpisce una piaga universale: la menzogna. Il precetto riguarda prevalentemente la sfera pubblica, nel contesto giudiziario e processuale. In una civiltà in cui domina la cultura orale, la testimonianza riveste un rilievo tutto particolare. Il «falso testimone» (‘ed sheqer) mette a repentaglio il diritto fondamentale della persona e della comunità. È la prima norma in assoluto nel Codice di Hammurabi (XVIII sec. a.C.). Il falso testimone non solo ricorre a un discorso menzognero, ma si comporta da persona falsa, non autentica.

L’ingiustizia che ne scaturisce ha conseguenze nefaste sul piano personale e collettivo. La falsa testimonianza di due malfattori prezzolati dalla malvagia regina Izebel è il caso clamoroso di ingiustizia processuale ordita ai danni del più debole, il povero Nabot che aveva rifiutato di vendere la sua vigna impedendo alla famiglia reale di ampliare la tenuta di Izreel (1 Re 21:13).

La scena del processo-farsa che ha deciso la condanna del Sinedrio nei confronti di Gesù è adombrata di falsità. «Molti deponevano il falso contro di lui; ma le testimonianze non erano concordi. E alcuni si alzarono e testimoniarono falsamente contro di lui…» (Mc 14:56,57).

La verità è un dovere morale purché non si trasformi in un rasoio per ferire e fare del male. Ecco perché Paolo esorta la chiesa con queste parole: «Seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo» (Ef 4:15). L’amore da solo può trasformarsi in debolezza; la verità da sola può diventare tagliente, insensibile. «Verità nell’amore» realizza la sintesi ideale.

I Dieci Comandamenti – 8. Non rubare

I Dieci Comandamenti – 8. Non rubare

diecicomandamentiL’ottavo comandamento implica un orizzonte più vasto del semplice appropriarsi dei beni altrui, per il rispetto della proprietà rimane il decimo comandamento. Qui non è solo questione di rapina ma anche di rapimento, il sequestro di persone che veniva compiuto durante le razzie. «Non rubare» sottolinea la dignità della persona. La liberazione del popolo d’Israele, «rubato» dagli egiziani per cinque secoli, è centrata sul tema della libertà, un aspetto fondamentale per l’essere umano.

La caratteristica principale dell’antropologia biblica mostra l’uomo fornito di libero arbitrio; egli è libero di scegliere Dio o di rifiutarlo. Il male che compie non è frutto di un determinismo, quasi come se fosse irrimediabilmente destinato a compiere scelte erronee. Non rubare, quindi, risponde anche a quei regimi totalitari che ricorrendo all’oppressione politica, sociale ed economica strappano il consenso dei sudditi in modo artificioso.

Ma il comandamento condanna anche il furto, cioè sottrarre al prossimo un bene necessario per la sua vita, in modo da renderlo schiavo. Solitamente leggiamo questo comandamento come se prescrivesse il rispetto dei beni e delle idee del prossimo, non appropriarsene impunemente, essere onesti negli affari, non accettare i ringraziamenti per un’azione buona che non si è fatta. Il senso è, invece, ancora più vasto: riconoscere il primato della destinazione dei beni. Ogni uomo e ogni donna devono avere la possibilità di essere nutriti dalla terra e dalla mano del Signore: «Signore, mio Dio, tu sei veramente grande… Egli fa scaturire fonti nelle valli… Tutti quanti sperano in te perché tu dia loro il cibo a suo tempo; tu apri la mano, e sono saziati di beni» (Sal 104:1,10,27,28).

I Dieci Comandamenti – 7. Non commettere adulterio

I Dieci Comandamenti – 7. Non commettere adulterio

M11- 7 comandamentoSecondo la Torah, avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio è una grave trasgressione. Il settimo comandamento corrisponde al secondo, perché il popolo d’Israele, avendo stabilito un’alleanza con il Creatore, è descritto dai profeti come la «sposa di Dio»; quindi, l’idolatria è paragonabile all’adulterio.

È diffusa l’idea che per gustare la piena realizzazione di sé sia necessario non bloccare i richiami della sessualità; contribuiscono in ciò anche i mass media, la letteratura e i fumetti. Perfino la pubblicità di un’auto, di una bevanda alcolica, di un bullone, di un chewin gum passano attraverso lo sguardo ambiguo di una «signorina». Tutto ciò contribuisce alla diffusione della banalizzazione e della mercificazione del sesso, riducendo l’amore a un evento istintivo, un sentimento passionale senza progetto e senza senso, se non quello di conseguire un semplice piacere e soddisfare un mero desiderio.

Il settimo comandamento incoraggia l’uomo e la donna a cercare la propria gioia all’interno di una relazione matrimoniale. Un’unione che, lungi dall’essere la tomba dell’amore, è invece il luogo in cui esso sboccia e matura; dove il sogno si sposa con la realtà quotidiana, fatta di gesti semplici, di sguardi, di piccole attenzioni che una civiltà drogata e inquinata non sa più apprezzare. Eppure, anche in un contesto così frenetico, il valore della vita viene salvaguardato dalla fedeltà coniugale (cfr. Dieci parole per amare la vita, pp. 138-147).

I dieci comandamenti – 6. Non uccidere

I dieci comandamenti – 6. Non uccidere

M6-dieci-comandamentiSembra il comandamento più ovvio e più facile da capirsi, ma Gesù aggiunge un «ma io vi dico». «Chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: “Raca” sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: “Pazzo!” sarà condannato alla geenna del fuoco» (Mt 5:21,22).

Le postille di Gesù sono lì a ricordarci che una lettura troppo letterale di questo comandamento può essere anche più comoda e forse accontenta pure l’abile destreggiarsi dei farisei di ieri e di oggi, pronti a giustificarsi per il proprio tornaconto. Ora, la violenza verbale ferisce e uccide tanto quanto un mitra o una P38. Dare dello stupido a qualcuno ha implicazioni morali, psicologiche e pratiche ben maggiori di quanto si pensi. Piuttosto che trovare sotterfugi e giocare con i verbi «uccidere» e «assassinare», è utile ricordare che il comandamento esorta ogni uomo e ogni donna a scegliere la vita e a promuoverla in famiglia e nella società. (cfr. Dieci parole per amare la vita, pp. 131-137).

I dieci comandamenti – 5. Onora il padre e la madre

I dieci comandamenti – 5. Onora il padre e la madre

ten-commandments1La vita è relazione; un bisogno naturale di ogni essere umano che comporta ambiti e limiti, privilegi e oneri, gioie e sofferenze. Il quinto comandamento è posto all’inizio dei sei che riguardano l’etica, che regolano i rapporti con gli altri. Tra questi le relazioni parentali si iscrivono in un progetto che siamo chiamati a rispettare: quello dell’amore che dal sentimento si trasforma in principio e motore di vita.

È un comandamento che non esprime un divieto ma un’azione da compiere per la felicità di tutti. «Affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti dà» (Es 20:12). Il vecchio che non produce più, può diventare facile preda di un ingranaggio che offre rispetto solo a chi è in grado di avere una funzione attiva nel potere.

La cura dei genitori anziani comporta spesso delle limitazioni della libertà dei figli, ma il Signore chiede rispetto per il debole e non onore per il potente. Onorando i genitori onoriamo anche noi stessi; figli oggi, ma genitori un giorno… Il vero umanesimo è quello che valorizza l’uomo. La vita continua sulla terra se riconosciamo che il mondo non inizia né termina con noi (cfr. Dieci parole per amare la vita, pp. 123-129).

4. Ricordati del giorno di sabato

4. Ricordati del giorno di sabato

M8-4thcommand2Il quarto comandamento contiene due imperativi: lavorare sei giorni e riposare il settimo. Di questo comandamento abbiamo due versioni: Esodo 20:8-11 e Deuteronomio 5:12-15.

Nel testo di Esodo l’osservanza del sabato è collegata alla creazione e celebra l’armonia con il creato e la collocazione dell’uomo nell’universo. Nel testo del Deuteronomio il sabato commemora la liberazione del popolo dalla schiavitù egiziana per opera del Signore; nel porre fine alla lunga deportazione, Yahweh continua a ergersi contro ogni sopruso e contro le potenze oppressive.

Il sabato non è stato donato solo al popolo ebraico, ma, secondo le parole del Maestro, «è stato fatto per l’uomo» e Gesù stesso si è dichiarato «Signore anche del sabato» (Mc 2:27,28). Giorno di festa, di liberazione e di commemorazione! Ecco perché Gesù celebra il sabato leggendo la Parola, guarendo i malati, visitando i deboli. L’osservanza del sabato non è solo un rito, ma è l’impegno a coniugare la festa e la libertà, il culto e l’amore.

3. Non nominare il nome di Dio invano

3. Non nominare il nome di Dio invano

M4-Gli avventisti credono_Primo comandamentoIl terzo comandamento è lapidario e ci aiuta a capire che Dio non si allinea con il male, ma è accanto a coloro cha amano, sempre e nonostante tutto. Dio è dalla parte di coloro che guardano verso l’altro per ritrovare il loro fratello, non un nemico. Servirsi del nome di Dio per intentare una causa, architettare il male, aprire le ostilità o impelagarsi in una guerra, è in fondo una tentazione che non fa di noi degli esseri migliori.

Si tratta di incamminarsi per un sentiero tenebroso, in fondo al quale non si trova la luce, ma un’oscurità ancora più impenetrabile. Intraprendere questo sentiero significa inevitabilmente smarrirsi e far perdere la rotta anche a chi ci sta vicino. Servirsi del nome di Dio per ingannare l’altro significa allontanarsi da Dio e far in modo che l’altro sappia sempre meno confidare in lui per ritrovare il senso della vita. In fondo, significa anche prendere in giro Dio.

Il terzo comandamento esalta la purezza della religione, la grandezza e la santità di Dio. Ci viene in mente la preghiera del Signore: «Sia santificato il suo nome»; e la parola del salmista: «Solo in Dio trova riposo l’anima mia; da lui proviene la mia salvezza. Lui solo è la mia rocca e la mia salvezza, il mio alto rifugio; io non potrò vacillare» (Sal 62:1,2).

I dieci comandamenti – 6. Non uccidere

Secondo comandamento

M6-dieci-comandamenti«Non avere divinità altrui al mio cospetto. Non farti sculture o immagini di ciò che è in cielo, in alto, e di ciò che è in terra, in basso, in acqua, sotto la terra. Non inchinarti davanti a esse e non servirle, poiché io sono il Signore, il tuo Dio, un Dio geloso che ricorda il peccato dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che mi odiano, ma che agisce con il bene fino alla millesima generazione verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti» (Es 20:3-6).

Nel secondo comandamento c’è il divieto di ogni forma d’idolatria. L’espressione «elohim acherim» (altri dèi) deve essere intesa come «divinità degli altri», cioè divinità che altre persone considerano tali ma che in realtà non esistono e non possiedono alcun potere. Il credente non adora altra divinità che non sia il Signore, l’unico Dio (Is 44:6). L’espressione «io sono un Dio geloso» esprime non il sentimento morboso e possessivo degli esseri umani quando il loro amore si riveste di sospetto e sfiducia, ma esprime la passione che lo sposo prova per la sposa del Cantico dei cantici. Dio non tollera che il suo popolo lo tradisca con altri dèi. Adorare e servire solo Dio significa emancipare l’uomo da ogni altro asservimento (da Dieci parole per amare la vita).

Cambio al vertice nella South German Union

Cambio al vertice nella South German Union

M5-Mondo_nuovo presidente Federazione tedesca sudMaol/EudNews – Il past. Rainer Wanitschek, 54 anni, sarà il nuovo presidente della South German Union della Chiesa avventista del 7° giorno. Succederà al past. Günther Machel, ormai prossimo alla pensione. La South German Union ha sede a Ostfildern, nei pressi di Stoccarda; comprende 220 comunità e 15.395 membri adulti battezzati.

Laureatosi presso il Seminario teologico Marienhoehe, a Darmstadt, è stato pastore della gioventù a Monaco e Norimberga. Dopo aver conseguito la laurea teologica presso la Andrews University, negli Stati Uniti, ha servito come pastore nelle chiese di Bad Aibling, Rosenheim e Feldkirchen – Westerham. Wanitschek è sposato e ha quattro figli.

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