Francesco Zenzale – “Voi investigate le Scritture, perché pensate d’aver per mezzo di esse vita eterna, ed esse sono quelle che rendono testimonianza di me; eppure non volete venire a me per aver la vita!” (Giovanni 5:39-40).

Molti hanno scritto sulla vita, la morte e la risurrezione di Gesù, e indubbiamente altri ancora elaboreranno tesi per cercare di cogliere il mistero della sua persona e della sua opera. Pertanto, queste mie brevi riflessioni non hanno la pretesa di essere esaustive; d’altronde come potrebbe esserlo se perfino gli angeli (cfr. 1 Pietro 1:12) indagano sulla natura dell’amore di Dio che si è risolutivamente rivelato nella persona di Gesù?

Vi è stato un tempo in cui Dio parlava ai padri, di frequente e in vari modi, ma “in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebrei 1:2), il quale è per noi “vittima e sommo sacerdote”. Possiamo cogliere questa estensione soteriologica della persona di Gesù nel libro dell’Apocalisse (1:12-17; 5:4-6; 12:10-11) e in particolare nella Lettera agli Ebrei (2:14-18; 4:14-15; 5:1-11; 7:26) e poi anche in Romani 8:34 e 1 Giovanni 2:1-2.

Come vittima, Gesù è esplosione di vita per l’umanità, perché “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). Come sommo sacerdote Gesù, alla destra di Dio, ci accompagna nel lungo e faticoso percorso di vita nell’attesa della beata speranza, rendendo possibile, anche se virtualmente, la gioia di essere al cospetto di Dio (cfr. Efesini 2:4-6).

Entrambi i significati sono accomunati da tre importanti elementi teologici: l’incarnazione, la morte e la risurrezione di Cristo (cfr. Ebrei 2:14-17; Filippesi 2:5-8). Questi eventi redentivi si possono cogliere anche nell’Antico Testamento, nella prospettiva messianica–escatologica. Pertanto la nostra riflessione su “Gesù esplosione di vita” inizia con uno sguardo panoramico sulla salvezza nell’Antico Testamento.

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