Michele Abiusi – Il “Padre nostro” è la preghiera, l’unica, che Gesù insegnò ai suoi discepoli.
Desidero soffermarmi su questa preghiera.

I discepoli di Gesù avevano notato che spesso il Maestro si ritirava in luoghi isolati e, nel silenzio della notte, pregava per ore. In quelle notti, il dialogo con il Padre sostituiva il riposo del sonno. I 12 notavano anche che le forze fisiche, mentali e spirituali del loro Signore non diminuivano, anzi era capace di far fronte a qualunque difficoltà. Potremmo dire che le sue forze erano proporzionali alle sue preghiere. Più tempo passava in relazione col Padre, più pareva essere invincibile.

Gli apostoli avrebbero voluto capire il segreto di tale forza, e un giorno chiesero: “Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli” (Luca 11:1).

Ogni maestro spirituale lasciava ai suoi discepoli almeno una preghiera. Gesù non lo aveva ancora fatto e la domanda “insegnaci a pregare” era lecita.

È in questo momento che Gesù insegnò la preghiera più straordinaria che conosciamo, che la maggioranza di noi cristiani conosce e spesso recita a memoria. Ma il Padre nostro è molto più di una preghiera: racchiude il senso della vita del credente.

Riflettiamo brevemente insieme su ogni sua frase:

“Padre nostro che sei nei cieli, Sia santificato il tuo nome”
La vera preghiera può rivolgersi solo a Dio e a nessun altro. Non è possibile iniziare un cammino spirituale se non ci mettiamo in relazione con quel Dio-Padre che Gesù è venuto a rivelarci. David Maria Turoldo ha scritto nel suo libro Amare (Ed. San Paolo): “Quanto è pericoloso credere in Dio, tanto è benefico credere in Dio-Padre. Io temo coloro che credono solo in Dio. Non c’è nulla di più pericoloso che credere in un Dio sbagliato… Chi crede dunque in Dio, in Dio solamente, può uccidere con tutta tranquillità e lanciarsi con furore su tutte le vie di Damasco; ma chi crede in Dio Padre non può neppure offendere un uomo; tanto meno l’ultimo di tutti gli uomini…” – pp. 28-31.

Gesù ci invita quindi a rivolgerci a Dio come a un Padre che ci ama, che ci capisce, ci perdona e ci salva. Gesù voleva liberare l’umanità dalle immagini del Dio giudice che condanna, che invia malattie, disastri e guerre.

“venga il tuo regno”
È il grido dei figli di Dio che desiderano che il regno di Dio si concretizzi nel loro intimo. È anche un grido perché finiscano le guerre e ogni sofferenza quando Gesù ritornerà per stabilire il suo regno eterno di pace e di giustizia.

“sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo”
È credere che sia possibile trasformare il nostro mondo seguendo i principi spirituali di Cristo e abbandonare finalmente i criteri di sfruttamento, oppressione e ingiustizia che purtroppo conosciamo.

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”
È riconoscere che ogni cosa buona è un dono di Dio per chiunque vive in questo mondo. Ogni abitante di questo pianeta ci è fratello e sorella, e non possiamo mangiare il nostro pane da soli.

“rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori”
È ricordare che la nostra religione, o relazione con Dio, deve passare dalla nostra relazione con gli altri. Non è possibile vivere in pace con Dio ed essere in stato di guerra con il prossimo.

“non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno. Perché a te appartengono il regno, la potenza e la gloria, in eterno, amen”
È riconoscere che Dio non tenta nessuno perché non ha niente a che vedere con il male. Dio ci ama e ci libera dal male perché è il Creatore e tutto è nelle sue mani.

Il Padre Nostro è più che una preghiera magica da ripetere meccanicamente. Si tratta della più sublime dichiarazione di responsabilità che posso sottoscrivere nel cammino di fede con Gesù Cristo.

Vorrei proporvi una nuova lettura di questa preghiera; spetterà a voi dire “amen”, alla fine, se sarete d’accordo.

“Dio, ti riconosco come mio Padre, tu che abiti l’universo e che sei Signore di tutti. Desidero mettere il tuo nome al di sopra di tutto e la tua conoscenza al primo posto nella mia vita. Accetto che il tuo regno di grazia e di pace si stabilisca nel più profondo del mio essere. Voglio vivere su questa terra secondo i principi del cielo che Gesù mi ha insegnato e ha vissuto, come riportato nei Vangeli.

Prometto di impegnarmi con le forze e con la volontà che ogni giorno mi dai, per ottenere onestamente il necessario per la mia famiglia e per condividerlo con coloro che soffrono.

Voglio comprendere la profondità e la grandezza del tuo amore e del tuo perdono, per riuscire a capire e perdonare chiunque incontrerò sulla mia strada.

So che non permetterai che io sia tentato al di sopra della mia capacità di sopportazione e grazie della certezza della vittoria che mi dai in Cristo Gesù.

È vero, tu sei la fonte di ogni forza, la gloria che io cerco, il fondatore di questo regno nel quale io voglio vivere oggi e per sempre. Amen”.

 

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Meditazione presentata da Cinzia Giachè

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