Michele Abiusi – Gesù è ormai in croce. Il suo destino è scritto non solo nei testi sacri più antichi, ma anche nel programma dei capi religiosi del tempo. Dalla croce Gesù ancora parla, annuncia, consiglia, prega il Padre; continua ad essere padrone della situazione, anche se sembra succube degli eventi. Benché inchiodato e sofferente come difficilmente si potrebbe immaginare, pensa ancora una volta agli altri, a coloro che sono intorno al Golgota.

Al Golgota 
Ma chi c’è quel giorno sul Golgota? Ci sono i religiosi, i notabili di Gerusalemme, coloro che hanno deciso la sua morte e istigato la folla per raggiungere il loro scopo. Ci sono i giudei, il popolo che in genere segue e crede a chi grida più forte. Ci sono anche alcuni parenti e amici di Gesù, che non hanno avuto paura né vergogna di essere presenti. C’è Maria, la madre che Gesù affida alle cure del suo discepolo Giovanni, anche lui presente. C’è Maria Maddalena che Gesù aveva liberato dal suo passato difficile, perdonandole i peccati; e poi altre donne e uomini, amici e curiosi.

Ci sono persone che deridono colui che si definiva il Messia, il Salvatore, e che adesso è incapace di salvare se stesso; persone che piangono nel vedere un amico soffrire ingiustamente. Infine, c’i sono i soldati romani che eseguono la sentenza del condannato. Loro eseguono gli ordini, da bravi militari pagati per questo. Non devono porsi domande né provare sentimenti. Quindi, ognuno ha le sue ragioni per essere presente quel giorno ai piedi di quelle croci.

Però, nessuno di loro è consapevole di ciò che accade veramente. Gesù oramai è sfinito, le forze lo abbandonano. Ha perso troppo sangue. Le ferite sono aperte. Ha sete. La gola è secca. Fa una fatica immane per parlare. Eppure, lascia indicazioni per Giovanni e per sua madre, assicura un condannato a morte, come lui, del suo amore, parla con il Padre.

Perdona loro 
Tutti gli sguardi sono verso di lui. E Gesù parla ancora. Sembra una preghiera. Pare una richiesta rivolta al Padre. Cosa dice? “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34).
Prima di morire ha ancora un pensiero, una parola in favore degli altri. Perché Gesù? Ci aspettavamo parole diverse per tante persone senza rispetto, senza riconoscenza, senza Dio. Una parola di giudizio, di condanna! Oppure ci un gesto miracoloso richiesto da molti. Saresti stato in grado di farlo, lo sappiamo. Sono tanti i segni da te compiuti durante i pochi anni trascorsi in mezzo a noi. Avevi moltiplicato i pani e i pesci, avevi camminato sulle acque del lago, avevi calmato la tempesta con una sola parola, avevi guarito i malati da ogni malattia, i morti avevano aperto gli occhi a una tua parola. Sì, avresti potuto scendere da quella croce e mettere lo scompiglio tra quella folla di ignoranti… E invece, niente di tutto questo, solo parole di perdono e di comprensione per l’ignoranza generale.

Pensiero rivoluzionario 
“Padre, perdona loro…”. Queste ultime parole sembrano una preghiera. In realtà sono molto più di questo.

Gesù non aveva bisogno di chiedere al Padre di perdonare gli esseri umani, perché era venuto fra di noi proprio per questo. Il nome Gesù gli era stato dato perché doveva esprimere la sua missione: salvare il popolo dai peccati. Gesù non stava intercedendo per l’uomo peccatore. Non aveva bisogno di supplicare il Padre, come se Dio non fosse abbastanza buono. Infatti, Gesù aveva già detto ai suoi discepoli: “Non crediate che io preghi il Padre per voi. Dio stesso vi ama” (Giovanni 16:26-27). Che pensiero rivoluzionario: Dio non ha bisogno di mediatori o intercessori.

Mi spiego meglio. Dio non ha bisogno dell’intervento di nessuno per essere clemente, misericordioso, sensibile ai nostri bisogni, per perdonarci. E questo proprio perché è Dio. Lui ci ama di un amore così profondo, così grande, che nessuno può superarlo!

La missione 
“Padre, perdona loro…”. Quindi Gesù non sta intercedendo per l’uomo, nel senso che questa parola tradizionalmente vuol dirci. Gesù dichiara la sua missione nel momento in cui la stessa missione volgeva al termine. Gesù dichiara a parole ciò che sta rivelando con la sua vita e con la sua morte. Sono parole che concludono e che riassumono tutto il suo ministero, la ragione della sua esistenza. Gesù è venuto per aiutare, per perdonare, per salvare l’uomo e questo lo ha fatto non solo per un giorno o un anno, ma durante tutta la sua esistenza, sino alla fine, anche in croce, anche sanguinando e rendendo il suo spirito.

Sono parole che ci assicurano che Dio è a nostro favore, ieri come oggi, domani e sempre, continuamente. Dio ci ama, ci comprende, ci perdona, ci salva, ci è vicino. Cosa sarebbe stata la storia se l’uomo avesse capito queste parole di Gesù? Parole di perdono per tutti, compresi i giudei che lo hanno condannato a morte.

Perdono non vendetta 
“Padre, perdona loro…” sono parole che sembrano voler evitare vendette contro coloro che lo avevano condannato. Gesù voleva impedire proprio quello che la storia ha registrato! Con quel perdono dalla croce Gesù voleva prevenire tante intolleranze, discriminazioni, soprusi, vigliaccherie, torture, massacri, fatti magari col suo nome in bocca, da credenti, da cristiani o almeno da chi aveva la pretesa di essere tale.

“Padre, perdona loro…” Ancora queste parole risuonano nella nostra mente e ci parlano di tolleranza, di comprensione, di amore, di perdono verso chi è diverso, verso chi non la pensa come noi, verso chi professa un’altra religione, verso chi è di un’altra razza e anche verso chi ci potrebbe fare del male, verso chi non sa amare.

Padre, aiutami a perdonare, come tu perdoni.

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