Il viaggio di Rupali verso l’inclusione economica

Il viaggio di Rupali verso l’inclusione economica

In occasione dell’8 marzo, raccontiamo un’esperienza di emancipazione femminile.

Notizie Avventiste – Arriva dal Bangladesh la storia di Rupali che, grazie al progetto di istruzione e formazione (Cep) di Adra nel mondo, è riuscita a migliorare le condizioni di vita della sua famiglia. È un’esperienza vera e positiva da raccontare in occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, per ricordare l’importanza di ogni azione volta a promuove l’emancipazione femminile e l’uguaglianza di genere. Esistenze trasformate, dunque, sono il risultato a lungo termine di un’iniziativa, il Cep, che mira a sostenere le comunità emarginate e migliorare le condizioni di vita.

La trasformazione di Rupali 
Rupali, un’abile produttrice di borse, ha intrapreso un viaggio straordinario dopo aver partecipato a un corso dell’agenzia umanitaria avventista, racconta Adra Europa sul suo sito. La determinazione assoluta e il grande impegno lavorativo, le hanno permesso non solo di imparare il suo mestiere, ma ha anche migliorato notevolmente la situazione economica della sua famiglia. Rupali realizza borse per le imprese locali e il reddito familiare aumenta.

Educazione e crescita 
Aiutare una donna ad avere un lavoro per mantenere la famiglia innesca una catena di possibilità e benefici.
In seguito al successo lavorativo di Rupali, i suoi figli ora hanno accesso all’istruzione, imparano e crescono. Il figlio più piccolo non ha ancora l’età per andare a scuola, eppure attende con ansia il giorno in cui potrà frequentarla insieme alle sue sorelle maggiori. Ora hanno libri nuovi e uniformi, e l’opportunità di continuare il loro percorso di formazione e sviluppo.

Forte come una famiglia 
La famiglia di Rupali funziona come una squadra, in cui tutti contribuiscono alla produzione delle borse. Questo impegno non solo rafforza i legami familiari, ma dà anche un senso di valore e di scopo ai figli. Inoltre, Rupali ricambia l’aiuto ricevuto da Adra formando altre donne nella produzione di borse, così offre a ciascuna di loro la possibilità di migliorare la propria vita.

Sostenibilità 
Questo lavoro ha capovolto la situazione finanziaria in casa Rupali. Ora la donna può garantire che la famiglia non soffra mai la fame e comprare i libri per l’istruzione dei figli. Utilizza il suo ingegno e le sue capacità anche per riciclare vecchi sacchi e creare borse da usare in ambito agricolo e nel giardinaggio. Rupali è un modello per i suoi figli. Il suo desiderio è continuare ad aiutare gli altri e creare opportunità affinché possano vivere meglio.

La catena di benefici, innescata da una sola persona, continua.
“Il viaggio di Rupali è un esempio del potere di trasformazione dell’istruzione e dell’emancipazione economica” conclude Adra Europa “Lasciamoci ispirare dalla sua determinazione. Insieme a voi, continuiamo a impegnarci nel sostenere donne come Rupali e nel promuovere una crescita inclusiva nelle comunità emarginate”.
(LF)

[Foto: Adra Svezia/Adra Bangladesh. Fonte: Adra Europa] 

Potenziare l’editoria

Potenziare l’editoria

Si è concluso in Francia l’incontro dei responsabili delle pubblicazioni e delle case editrici avventiste europee.

Vanesa Pizzuto/Notizie Avventiste – Oltre 50 leader di pubblicazioni, case editrici e ospiti speciali si sono riuniti nel campus di Collonges-sous-Salève, l’università avventista in Francia, dal 18 al 22 febbraio, per esplorare le migliori pratiche e condividere testimonianze stimolanti. Il convegno sull’editoria avventista europea, organizzato dalle Regioni transeuropea (Ted), intereuropea (Eud), euroasiatica (Esd) e dall’Unione ucraina (Uuc) della denominazione, ha avuto come filo conduttore il tema “È Il nostro momento: oggi, non domani”.

Secondo Almir Marroni, direttore dei Ministeri per le Pubblicazioni presso la sede della Chiesa mondiale, l’evento ha avuto come obiettivo quello di “migliorare la collaborazione tra le istituzioni editoriali e i coordinatori dei Ministeri delle Pubblicazioni in tutta Europa, compresa la Regione euroasiatica”. Un dialogo aperto sulle opportunità e le sfide incontrate dalle varie case editrici può “promuovere l’unità e l’integrazione… ispirando tutti a continuare a esplorare metodi e strategie per coinvolgere ogni avventista nella condivisione della carta stampata”.

Il programma è stato ricco di rapporti delle Regioni sull’ultimo quinquennio (2019-2023) e di seminari che hanno esplorato i tre pilastri principali della distribuzione della letteratura avventista: i membri di chiesa, i colportori evengelisti e gli studenti che colportano.

Paulo Macedo, direttore del Dipartimento Comunicazioni all’Eud, ha presentato un seminario particolarmente commentato sulla promozione della sinergia strategica tra i dipartimenti della denominazione.
“Con le attuali tendenze nella comunicazione e nei media, la Chiesa ha un compito impegnativo e promettente da svolgere: riunire le strutture nella visione e nella cooperazione per la missione” ha affermato Macedo “In qualità di ex redattore e attuale responsabile delle Comunicazioni, è un privilegio lavorare verso questo obiettivo… I Ministeri per le Pubblicazioni hanno un’esperienza inestimabile e contenuti potenti. Le Comunicazioni e i media dispongono di mezzi e strumenti che potrebbero valorizzare questo bellissimo ministero. Possa Dio aiutarci a raggiungere una sinergia strategica”.

Nei sei giorni di incontri sono state organizzate anche delle visite educative, che hanno dato ai partecipanti la possibilità di esplorare l’eredità dei riformatori nelle strade di Ginevra, in Svizzera, e le intense narrazioni a Torre Pellice e al Museo Valdese, in Italia.
“Ciò che mi ha colpito di più è l’importanza di non permettere al tempo di erodere nelle nostre menti i sacrifici fatti da coloro che hanno apprezzato la verità della parola di Dio ancor più della vita stessa” ha commentato Trevor Johnson, direttore vendite della Stanborough Press (Regno Unito), durante la visita a Torre Pellice.

Prima che il convegno volgesse al termine dopo fruttuose discussioni, Marroni ha sintetizzato cinque raccomandazioni chiave per i leader dell’editoria e della distribuzione delle pubblicazioni avventiste:
– promuovere una maggiore sinergia in tutti gli ambiti della denominazione;
– cercare iniziative di distribuzione innovative e intenzionali in cui coinvolgere i membri delle chiese locali;
– cercare opportunità per rafforzare il lavoro dei colportori evangelisti che diffondono le pubblicazioni;
– esplorare la nicchia particolare delle pubblicazioni digitali e stampate;
– esplorare iniziative per mobilitare i giovani nella diffusione della letteratura avventista.

“I Ministeri per le Pubblicazioni esistono per sostenere la Chiesa, non il contrario” ha ricordato Marroni, sottolineandone le origini profetiche e il significato duraturo.

A conclusione, i partecipanti hanno evidenziato l’importanza di questo convegno nel promuovere e rafforzare i collegamenti tra le case editrici, e nel facilitare lo scambio di migliori pratiche.
“È stato bello ritrovare vecchi amici e conoscerne di nuovi in questo primo incontro ufficiale dell’editoria dopo la pandemia” ha detto Mario Martinelli, presidente della casa editrice Safeliz (Spagna) “Il volume di materiali prodotti negli ultimi anni è sbalorditivo… Personalmente sono incoraggiato a continuare a lavorare per portare avanti l’opera di Dio attraverso la parola stampata e i media digitali, insieme all’impegno di collaborazione all’interno della nostra comunità ecclesiale”.

Sulla stessa linea è Norbert Zens, tesoriere e direttore dei Ministeri per le Pubblicazioni all’Eud, che ha sottolineato il fondamento profetico e il ruolo centrale di questo ministero nella missione della Chiesa. “Sapendo da dove veniamo, ci rendiamo conto del futuro certo che abbiamo, con un ruolo centrale da svolgere nella missione della Chiesa” ha dichiarato.

António Carvalho, direttore della casa editrice Servir (Portogallo), non sapeva cosa aspettarsi dall’incontro, ma al termine ha affermato: “Questo programma è stato per me fonte di motivazione e ispirazione. Parafrasando il titolo di un famoso libro di Aldous Huxley (Il mondo nuovo), posso dire che ‘Il mondo nuovo delle pubblicazioni’ va avanti! Dio sia lodato per quello che fate attraverso le pagine stampate, in tutto il mondo!”.

“È stata una settimana di dialogo arricchente”, ha aggiunto Kristinn Odinsson, direttore di Dansk Bogforlag (casa editrice danese). In Danimarca, le vendite porta a porta sono vietate e ciò rende impossibile l’evangelizzazione tradizionale con le pubblicazioni.
“La carta stampata ha ancora un futuro” ha continuato Odinsson “ma dobbiamo cercare nuovi modi per distribuirla. Andando avanti, dobbiamo trovare strade innovative per far uscire i nostri libri. E abbiamo sicuramente bisogno di collaborare con i nostri Dipartimenti dei Media e delle Comunicazioni”.

[Foto: Vanesa Pizzuto, Adventist Media Exchange, CC BY 4 & Almir Marroni.  Fonte: Eud News. Traduzione: Lina Ferrara] 

Chiamate, scelte, fedeli

Chiamate, scelte, fedeli

Si è svolta a Firenze la Conferenza internazionale delle donne nel ministero.

Notizie Avventiste – “Ho realmente ricevuto la chiamata al ministero? Sono stata davvero scelta per questo servizio nella chiesa? Riuscirò a rimanere fedele nonostante le tempeste personali e professionali che scuotono la mia vita?”. A queste e ad altre domande ha cercato di rispondere la Conferenza “Donne nel ministero”, organizzata a Firenze dalla Regione intereuropea (Eud) della Chiesa avventista.

Dal 4 all’8 febbraio, oltre 60 donne provenienti da tutta Europa si sono riunite presso l’Istituto avventista “Villa Aurora” per riaffermare il loro ministero, incoraggiarsi a vicenda e trovare modi e maggiori opportunità per servire nelle loro comunità, guidate dallo Spirito Santo. Il convegno, rivolto a pastore, cappellane, direttrici di dipartimenti, dirigenti e amministratrici delle istituzioni avventiste, ha fatto un po’ il punto sul servizio delle donne nei ruoli dirigenziali della denominazione, affrontato le fragilità e le sfide di questo percorso professionale, proposto soluzioni, rafforzato la fede.

Ma spesso le donne si sentono insufficienti, nonostante l’adeguata preparazione conseguita e l’impegno profuso.
“I messaggi delle relatrici hanno parlato direttamente al mio cuore; eppure, in qualche modo faticavo ad accettare che il mio posto era lì, che il mio ruolo era quello che era e che ero abbastanza preparata per svolgerlo” ha affermato Tsvetelina Tsvetanova, del Dipartimento Comunicazione presso l’Unione avventista bulgara, che ha partecipato al convegno.

Tre ospiti principali
Audrey Andersson, Kessia Bennett e Edyta Jankewicz, le ospiti dell’evento, hanno condiviso i loro messaggi con umiltà e guidato le donne in questo evento di quattro giorni.
Audrey Andersson, vicepresidente della Chiesa avventista mondiale, è stata apprezzata per aver presentato se stessa, la sua conoscenza, la sua testimonianza e la sua missione di donna nel ministero con tutti i vantaggi e le vulnerabilità. Nei suoi interventi ha rivelato i processi, il significato e i risultati della chiamata, della scelta e della fedeltà nella nostra vita personale e professionale. “All’inizio del ministero, la vocazione sembra chiara, poi, durante il percorso si possono subire critiche ingiuste e ferite così profonde da metterla in dubbio” ha evidenziato. Ha quindi indicato quali strumenti sviluppare per affrontare le difficoltà, combattere lo scoraggiamento e rimanere fedeli alla chiamata di Dio.

Nel sottolineare l’importanza di essere formatrici e tutor delle nuove generazioni, ha fatto notare che “statisticamente la chiesa ha più membri di sesso femminile che maschile. Incidere su questa dinamica significa preparare e creare intenzionalmente opportunità per le donne a tutti i livelli della denominazione… Ognuno di noi è ‘sulle spalle degli altri’. Le generazioni precedenti hanno aperto la strada per noi. In che modo creiamo opportunità per la prossima generazione? Anche se ‘coaching e mentoring’ sono parole abusate, in realtà, sono la chiave per migliorare il nostro ministero e preparare gli altri al ministero”.

Kessia Bennett, responsabile dei pastori della Federazione di chiese avventiste dell’Oregon nella Regione nordamericana, ha sottolineato l’importanza del pastore e il suo ruolo. “Il modo in cui pensiamo al nostro ruolo nel ministero determinerà il modo in cui adempiremo al compito che abbiamo davanti” ha detto in un suo intervento.

Edyta Jankewicz, responsabile associata dell’Associazione pastorale presso la Regione Pacifico del sud, che si occupa delle donne nel ministero, ha parlato di come essere discepole di Gesù. “Il discepolato cristiano è il percorso in cui impariamo a seguire Gesù” è stato uno dei punti che ha trattato nel suo intervento, oltre a mettere in guardia dalla tendenza a equiparare le mansioni spirituali alla vita spirituale e a spronare alla necessaria abitudine di dedicare del tempo all’incontro personale con Dio.
“Ci ha anche offerto alcuni consigli pratici su come connetterci e da cosa disconnetterci per avere il tempo e una relazione significativa con Dio” ha ricordato Tsvetanova sul sito Eud News.
“Tutti e tre le relatrici hanno condiviso apertamente le loro conoscenze e le loro esperienze personali. Un sincero messaggio di speranza, umiltà e affermazione ha accompagnato ogni presentazione, sempre seguita da un momento speciale dedicato alla preghiera” ha aggiunto.

Momenti di adorazione e condivisione 
Le giornate, come sempre, iniziavano con una riflessione biblica tenuta da persone speciali, invitate a introdurre i momenti di adorazione e preghiera mattutine e serali. Gli ospiti sono stati: Dagmar Dorn, direttrice del Dipartimento dei Ministeri Femminili dell’Eud; il past. Mario Brito, presidente dell’Eud; il past. Andrei Cretu, presidente dell’Unione avventista italiana (Uicca); il past. Ventsislav Panayotov, responsabile dell’Associazione Pastorale dell’Eud.

“Se vuoi andare forte, devi affrontare le sfide. Le sfide portano al successo… Accettale con pazienza. Ricorda che il nostro capo è Dio. E se Dio è con noi, siamo molto più potenti” ha affermato il presidente Brito, incoraggiando la platea.

Le donne presenti hanno anche avuto la possibilità di condividere le gioie vissute e le lotte affrontate. Questo tempo quotidiano ha permesso di stringere rapporti di amicizia, ritrovarsi nelle esperienze delle altre e quindi sapere di non essere sole, sviluppare una sincera empatia l’una per l’altra.

“Abbiamo adorato insieme, abbiamo pregato insieme, abbiamo condiviso apertamente, abbiamo imparato, abbiamo sperimentato il frutto dello Spirito e, inoltre, abbiamo ragionato sulle sfide che affrontiamo come donne nel ministero. Durante questi diversi giorni insieme, abbiamo discusso questioni relative alla nostra fede, alla nostra relazione personale con Dio, al nostro ruolo, al nostro scopo e alla nostra missione nel ministero” ha spiegato Tsvetanova.

Alcune testimonianze 
“Avevo davvero bisogno di questo momento speciale. Ciò che ho tratto da questo convegno è l’impressione che, per essere più efficiente nel mio ministero, devo cercare di concentrarmi maggiormente sulla costruzione di un rapporto più sano con Dio e con gli altri. Ho bisogno di quel tempo per la crescita spirituale personale” ha affermato Petya Gotseva, una dei responsabili del Dipartimento dei Ministeri per la Gioventù all’Unione avventista della Bulgaria.

“Sono felice di aver conosciuto altre giovani donne nel ministero. Penso che la Conferenza sia stata una bellissima esperienza per tutti” ha commentato Maike Haase, direttrice del Dipartimento Comunicazioni della Chiesa avventista in Baviera (Germania).

“Questo convegno è servito in modo particolare a far comprendere come ognuna di noi possa contribuire in maniera egregia alla crescita delle persone, nonostante le donne siano ancora considerate da alcuni il sesso debole” ha affermato Rebecca Gaisie, pastora delle chiese avventiste di Gaeta e Cellole, ai microfoni di radio RVS (clicca qui per ascoltare l’intero programma).

“Più che un’esperienza educativa, è stato uno spazio per la crescita spirituale e personale, guidata dalla mano amorevole di Dio e dall’opera trasformatrice dello Spirito Santo in ogni cuore presente. Ciascuna riflessione mirava a rafforzare il legame con Dio e con gli altri. Ma anche a dare il meglio di noi stessi senza dimenticare che il nostro ministero è guidato dal Signore, che lavoriamo per lui e che i limiti dei nostri sforzi si traducono in benedizione per ogni attività” ha scritto Isabel Rodríguez, direttrice dei Ministeri per le Pari Possibilità della Chiesa avventista in Spagna, su revista.adventista.es, grata per il tempo trascorso a Firenze.

“Dovremmo tenere questi incontri più spesso. È davvero incoraggiante e stimolante vedere così tante donne impegnate in diversi ministeri, e condividere le speranze, i sogni e le sfide in modo molto aperto e sincero” ha detto Varta Panayotova, responsabile del Dipartimento Shepherdess (mogli di pastore, ndr) all’Eud.

L’ultimo giorno si è concluso con una tavola rotonda in cui alcune delle partecipanti hanno raccontato come hanno sentito la chiamata al ministero e il percorso intrapreso come pastore. È seguita una cerimonia di benedizione delle donne che hanno da poco  iniziato il loro ministero.

“È stata una conferma della mia vocazione e della mia scelta. Credo fermamente che, attraverso Cristo Gesù e con il sostegno ispiratore delle mie colleghe di lavoro, potrò rimanere fedele fino alla fine” ha concluso Tsvetanova.

Martedì 6 febbraio, le donne hanno avuto l’intero pomeriggio a disposizione per esplorare le bellezze di Firenze e gustare la squisita cucina. Questi momenti di amicizia, di sorellanza e di piacere sono stati vissuti come un completamento dell’atmosfera di crescita spirituale e di comunione respirata durante l’intero convegno.

[Foto e fonte: Eud News/revista.adventista.es]

L’epidemia di dengue in Paraná risveglia la solidarietà

L’epidemia di dengue in Paraná risveglia la solidarietà

Volontari avventisti hanno distribuito spuntini e rivolto parole di speranza e incoraggiamento ai pazienti in attesa di cure nella città di Apucarana.

Notizie Avventiste – Nello stato brasiliano del Paraná è in corso un’epidemia di dengue, la febbre di origine virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette. In alcuni luoghi si sono verificati dei decessi a causa della malattia. Secondo il bollettino del Dipartimento della Salute dello Stato (Sesa), a fine gennaio il Paraná ha registrato 16.693 casi confermati di dengue. Di questi, 2.707 si sono verificati ad Apucarana, il Comune con il maggior numero di conferme.

Andréia Bossa, responsabile di Ação Solidária Adventista (Azione avventista di solidarietà) di Apucarana, ha appreso dell’emergenza su internet e ha deciso di riunire alcuni fedeli della chiesa avventista del quartiere di Vila Nova per cercare, in qualche modo, di offrire aiuto a queste persone, come informa Notizie Avventiste del Brasile.

“Mentre seguivo la situazione sui social, ho notato che vi erano molte persone in fila, in attesa di assistenza. In base alla domanda, ho immaginato che queste persone sarebbero rimaste senza mangiare per ore. Mi sono detta che quelle persone avevano bisogno di cibo fisico ma soprattutto di cibo spirituale. Così ho chiamato alcuni amici” ha raccontato Andréia.

Epaminondas Rillo Pereira, direttore degli scout avventisti di Apucarana, è intervenuto nella distribuzione degli aiuti. Per lui, i ringraziamenti della gente sono stati la motivazione più grande.
“È stata un’azione meravigliosa. Un’esperienza piacevole. Usiamo la sanità pubblica e sappiamo quanto tempo ci voglia. Poiché vorremmo che anche qualcun altro lo facesse a noi, abbiamo deciso di farlo per gli altri. Vedere i sorrisi e la gratitudine delle persone è stato molto gratificante” ha commentato Rillo.

I volontari sono intervenuti dal 24 al 26 gennaio scorso. Oltre alle persone in attesa, hanno beneficiato del servizio anche gli operatori sanitari.

“Vi ringrazio per il vostro lavoro. Ho potuto vedere come cambiava l’atmosfera dopo che le persone avevano mangiato. Dio vi benedica veramente. Vi ringrazio per il vostro impegno e la vostra serietà. Anche questo è evangelizzare. Dio vi benedica” ha detto Ana Karine Alves Vieira, sovrintendente e coordinatrice dell’Unità di Terapia d’Emergenza.

Oltre a spuntini naturali, succhi e biscotti, sono stati distribuiti gratuitamente i libri missionari O Grande Conflito (Il gran conflitto) e O Último Convite (L’ultimo invito), e alcuni opuscoli su tematiche di fede e speranza.

“È stato bello mettere in pratica ciò che Gesù ci ha insegnato: aiutare gli altri tendendo una mano. Naturalmente, è stato un piccolo atto di solidarietà e compassione. Abbiamo portato un po’ di cibo fisico e spirituale in quell’ambiente così triste, a persone così deboli. È stato molto gratificante aiutarle” ha aggiunto Elisa Santos, responsabile dei Ministeri Femminili della chiesa avventista nel quartiere di Vila Nova, ad Apucarana.

Il gruppo di soccorso si è diviso in due sedi strategiche del servizio sanitario: il Centro di supporto per la dengue e l’Unità di Terapia d’Emergenza.

[Foto e fonte: noticias.adventistas.org/pt]

Haiti. Università avventista chiusa dopo un incidente con uomini armati

Haiti. Università avventista chiusa dopo un incidente con uomini armati

Gli studenti sono stati rimandati a casa e ai docenti e al personale è stato detto di restare fuori dal campus.

Notizie Avventiste – I dirigenti dell’Università avventista di Haiti (Unah) a Carrefour, Port-au-Prince, hanno sospeso le attività accademiche dopo che un gruppo di uomini armati è entrato nel campus il 23 gennaio. L’incidente è avvenuto alle ore 14,00, ed è durato circa 30 minuti. Nessuno è rimasto ferito. Le autorità non sanno ancora il motivo per cui il gruppo di uomini sia entrato nel campus. Il rettore dell’Unah, Sénèque Edmond, era presente al momento dell’incidente. Giorni prima aveva informato studenti e docenti che non si sarebbero tenute lezioni durante la settimana a causa della crescente violenza nella regione. L’università mantiene attivi alcuni servizi essenziali. 

"Vorremmo ringraziare sinceramente tutte le nostre comunità per le preghiere e le espressioni di simpatia mostrate in questi giorni" ha detto Edmond “Il vostro sostegno e la vostra solidarietà ci danno forza e conforto”.

L’università ha rimandato a casa gli studenti residenti nei dormitori e ha anche detto ai docenti e al personale di restare fuori dal campus. Sono 619 i giovani universitari che studiano all’Unah, 175 i professori dei corsi di laurea e dei master. Inoltre, il campus comprende le scuole primaria e secondaria, con 1.500 alunni e 122 insegnanti, una panetteria, una libreria della casa editrice della Regione interamericana della Chiesa avventista, una stazione radio, l’HopeMedia Center, una fabbrica di tasselli, una tipografia, un centro per il trattamento dell’acqua potabile, nonché aule e dormitori.

I servizi e le attività della chiesa nel campus sono sospesi per il fine settimana, ha annunciato il pastore Edgard Etienne. Ha anche informato che le comunità avventiste nei dintorni e in tutto il Paese continuano a pregare.
“Abbiamo esortato i nostri membri a prestare attenzione e a praticare la loro fede in luoghi più sicuri e più vicini a casa” ha detto Etienne.

La crisi economica e i disordini civili ad Haiti tengono tutti in allerta e in preghiera. Da mesi, le chiese avventiste del Paese caraibico hanno dovuto adattare i loro servizi religiosi al mattino o al primo pomeriggio per consentire alle persone di tornare a casa prima che facesse buio.
"Almeno 15 chiese sono state chiuse e più di 3.500 persone si riuniscono altrove" ha riferito Pierre Caporal, presidente dell’Unione avventista haitiana. 
“In mezzo a tutte queste sfide, le persone cercano di trovare nuovi modi per predicare il vangelo, convinti che sia giunto il momento in cui il vangelo dovrà essere predicato a tutti, come è scritto in Apocalisse 14;6-12” ha aggiunto.

L’ospedale avventista e gli uffici di Adra Haiti si trovano vicino al campus universitario ma continuano a operare con le dovute precauzioni. L’Unione haitiana conta più di 500.000 avventisti del settimo giorno e supervisiona 1.330 chiese organizzate in una Federazione e quattro territori di Missione. L’Unione gestisce l’ospedale, l’università e decine di scuole primarie e secondarie.

[Foto e fonte: Adventist Review]

 

 

 

Aiutare a iniziare bene la vita

Aiutare a iniziare bene la vita

L’alimentazione dei bambini è fondamentale per crescere sani. In Yemen, Adra aiuta i neonati. In Italia, La Fondazione Vita e Salute offre il progetto Quei primi mille giorni.

Notizie Avventiste – I primi anni di vita di un bambino sono cruciali per un sano sviluppo. I neonati e i bimbi piccoli hanno bisogno di buone cure. Se mancano e sono malnutriti, rischiano gravi conseguenze che possono avere un impatto a lungo termine sulla loro salute e sulle loro capacità cognitive. Ecco perché l’Agenzia avventista per Sviluppo e il Soccorso (Adra) porta avanti progetti a favore delle donne incinte e dei neonati in tutto il mondo

Il progetto in Yemen 
Nello Yemen, Paese in guerra civile, Adra garantisce, in otto strutture sanitarie, che le donne incinte e i bambini piccoli possano iniziare bene la loro vita, fornendo loro cibo e la migliore assistenza medica possibile.
L’aiuto che Adra offre alle donne in gravidanza e ai neonati è fondamentale per l’intera vita del bambino. I primi mille giorni di vita, infatti, sono cruciali per un buon sviluppo. I neonati e i bambini piccoli dipendono da una buona alimentazione per crescere sani. La malnutrizione, sottolinea Adra Germania, può portare a un rallentamento della crescita e a conseguenze irreversibili sullo sviluppo fisico.

Essere malnutriti durante l’infanzia può avere conseguenze sulla salute anche in età adulta. Aumenta il rischio di malattie croniche, disabilità e altri problemi. Il cervello si sviluppa durante la gravidanza e i primi anni di vita. La malnutrizione in questo periodo può portare a difficoltà di apprendimento, concentrazione e percezione. La mancanza di istruzione crea un circolo vizioso di povertà e carenza di opportunità di sviluppo, perché la malnutrizione riduce le possibilità educative e quindi ha un impatto sulla società nel suo insieme.

“I bambini hanno un posto speciale nel nostro cuore” afferma Adra Germania riferendosi al progetto nello Yemen.
“I bambini gravemente malati” aggiunge “vengono curati immediatamente e ricevono la migliore assistenza possibile. I piccoli sono vittime innocenti del conflitto e meritano di iniziare in modo sano la loro vita. La malnutrizione è uno dei problemi più comunemente diagnosticati. Un pasto salvavita o un alimento di emergenza possono dare un grande aiuto. La pasta nutriente a base di arachidi, olio, zucchero, latte in polvere, con aggiunta di sali minerali e vitamine, ridà forza ai corpicini e fa recuperare il peso. Inoltre, esperti sanitari danno consigli ai genitori che vivono in aree remote su come proteggere meglio i loro piccoli dalle malattie”.

Alla fine del 2022, il progetto è stato prorogato per altri due anni. Il budget previsto è stato aumentato per poter accogliere e curare meglio le persone negli ospedali yemeniti.

Progetto primi mille giorni di vita in Italia 
Quei primi 1000 giorni è la serie di podcast dedicata alle mamme, ideata da Fondazione Comitans e dalla Fondazione Vita e Salute, e realizzata grazie ai fondi dell’8×1000 della Chiesa avventista, con il supporto di HopeMedia Italia.
La serie promuove un approccio integrato al tema della nutrizione e dell’alimentazione nei primi mille giorni di vita del bambino, che vanno dal concepimento fino ai due anni di età. Questo è il periodo di massimo sviluppo, ma anche di massima vulnerabilità della persona, in cui si pongono le basi per la sua futura salute.

La Fondazione Comitans lavora insieme a medici, esperti e scienziati, in maggioranza ricercatori, di diverse discipline, che sono la fonte dei consigli contenuti nei podcast: come e dove scegliere quello che possiamo definire un cibo di valore per noi e per nostro figlio o nostra figlia, ma anche per l’ambiente e la società che lui o lei abiterà.
La Fondazione ricorda che si parla di consigli utili in stati fisiologici. In caso di patologie, bisogna prima rivolgersi al proprio medico o pediatra.

Le puntate del podcast Quei Primi 1000 giorni sono disponibili su Spotify e su Amazon Music. Si possono ascoltare anche sul sito della Fondazione Vita e Salute, a questo link: vitaesalute.net/quei-primi-1000-giorni/

[Foto di copertina: Adra Germania. Fonti: Apd – Adventistischer Pressedienst; Fondazione Vita e Salute

IA. Linee guida per gli avventisti in Sudamerica

IA. Linee guida per gli avventisti in Sudamerica

Riguardano l’uso etico dell’intelligenza artificiale a tutti i livelli della Chiesa.

Notizie Avventiste – Il Comitato esecutivo della Regione sudamericana della Chiesa avventista ha discusso le questioni etiche legate all’intelligenza artificiale (IA) e, durante il suo incontro annuale a Brasilia, ha adottato delle linee guida per l’uso dell’IA in tutti i livelli della denominazione.

Di recente, OpenAI, la società dietro ChatGpt (un popolare sistema di intelligenza artificiale generativa), ha annunciato investimenti nella protezione dai cosiddetti rischi catastrofici dell’IA. Ciò ha lo scopo di impedire ai sistemi di intelligenza artificiale di ingannare le persone, generare contenuti che incitano all’odio e creare codici dannosi. Un’altra preoccupazione riguarda le capacità dell’IA contro le minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari.[1]

Gli esperti prevedono che il mercato dell’intelligenza artificiale generativa raggiungerà un volume di circa 1,3 trilioni di euro entro il 2032. Nel 2022 si stimava che il mercato valesse 40 miliardi di euro. L’intelligenza artificiale generativa viene utilizzata per creare contenuti come testo, immagini, musica, file audio e video. Negli ultimi tre anni tali sistemi sono diventati sempre più popolari.

Preoccupazione degli avventisti 
Anche le organizzazioni religiose sono preoccupate per l’impatto e le conseguenze di questo progresso tecnologico. Una di queste è la Chiesa avventista mondiale, che è consapevole della sua responsabilità perché mantiene una rete di numerose scuole, università, ospedali e organizzazioni di assistenza sociale.

Tale consapevolezza ha portato i dirigenti della denominazione in Sudamerica ad approvare un documento intitolato “Principi etici per l’uso dell’intelligenza artificiale da parte della Chiesa avventista del settimo giorno in Sudamerica” in occasione dell’incontro annuale dei leader avventisti della Regione (Comitato esecutivo) di novembre 2023. Il documento è stato preparato da una commissione di esperti negli ambiti della comunicazione, della tecnologia e della compliance, quest’ultimo preoccupato dell’impegno della Chiesa ad attuare in modo affidabile le decisioni prese. Il documento "si propone di stabilire i principi etici fondamentali che riflettano il punto di vista della Chiesa avventista del settimo giorno sul tema dell’intelligenza artificiale”.

Argomenti affrontati 
Nello sviluppare le linee guida avventiste per l’uso dell’IA, sono stati presi in considerazione i seguenti aspetti: trasparenza, equità, affidabilità, responsabilità, sicurezza, protezione dei dati e sostenibilità. È evidente che un uso eticamente responsabile è il prerequisito per utilizzare l’intelligenza artificiale nella Chiesa. Come attesta il documento, la Chiesa avventista in Sudamerica “si impegna a essere trasparente nell’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue attività. Ciò include il fornire informazioni chiare e accessibili ai membri delle comunità avventiste e alla società in generale sui settori in cui verrà utilizzata l’intelligenza artificiale, gli obiettivi previsti e il possibile impatto sul contesto religioso”.

Il documento adottato termina con due importanti osservazioni. La prima riguarda l’interesse della Chiesa a esplorare ulteriormente l’uso delle nuove tecnologie per raggiungere più persone con il messaggio del vangelo. La seconda riguarda la riaffermazione del ruolo strategico degli esseri umani come attori sovrani nelle questioni decisionali quando utilizzano l’intelligenza artificiale nel loro lavoro. Il past. Jorge Rampogna, direttore del Dipartimento Comunicazioni della Regione sudamericana, ha sottolineato le implicazioni etiche dell’uso dell’intelligenza artificiale. “Dobbiamo garantire che l’intelligenza artificiale venga utilizzata in conformità con i principi etici della Bibbia” ha affermato.

La Regione sudamericana supervisiona le Unioni avventiste di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador, Isole Falkland, Paraguay, Perù e Uruguay. In tutto questo territorio vivono circa 345 milioni di abitanti; gli avventisti superano i 2,5 milioni e si riuniscono il sabato in oltre 14.000 chiese locali.

Nota
[1] https://exame.com/inteligencia-artificial/por-que-a-openai-do-chatgpt-decidiu-criar-uma-equipe-anti-catastrofe/

[Foto: Gustavo Leighton. Fonte: Noticias Adventistas sudamericana]

 

 

 

 

La storia di Natale di mio nonno

La storia di Natale di mio nonno

Ricordiamo la benedizione più abbondante di tutte: il cielo ha riversato il suo dono più prezioso per noi, Gesù Cristo. 

Fanny Gradzikiewicz – Era la vigilia di Natale e ci eravamo riuniti a casa dei miei genitori a Montemorelos, in Messico, per la nostra cena tradizionale. Prima di sederci a tavola, cantammo e poi chiedemmo a mio nonno di tenere una breve riflessione spirituale. Mentre figli, nipoti e pronipoti si sistemavano intorno a lui, iniziò a raccontare questa storia meravigliosa. 

Nel 1954 lui e mia nonna vivevano a Monterrey, una città industriale nello stato di Nuevo León. Mio nonno usava la bicicletta per andare e tornare dal lavoro. In tutto percorreva 69 chilometri. Una settimana prima di Natale fu costretto a letto per un terribile mal di schiena. Ben presto divenne ansioso mentre guardava i loro magri risparmi esaurirsi. Il suo lavoro come operaio edile era l’unico sostentamento della famiglia, mio nonno veniva retribuito ogni settimana per le ore di lavoro effettuate. Se per qualsiasi motivo non fosse andato a lavorare non sarebbe stato pagato.

Si avvicinava il Natale, e intanto uova, tortilla, frutta e latte cominciarono a finire. Il nonno osservava mia nonna pregare in silenzio ogni giorno affinché Dio si prendesse cura dei loro bisogni materiali. E ogni giorno anche lui chiedeva a Dio di riportarlo in salute, ma il dolore rimaneva insopportabile. 
Venne il sabato e mio nonno si alzò dal letto per andare in chiesa, come ogni avventista del settimo giorno. Camminarono molto lentamente quel giorno, ma arrivarono in chiesa.

Alla vigilia di Natale la dispensa era vuota e non vi erano soldi per acquistare le cose più necessarie per mangiare. Avevano bisogno di 80 pesos per coprire le spese della settimana successiva. Allora il nonno disse a mia nonna di raccogliere tutti i palloncini che riusciva a trovare in casa. Chiese a Dio di aiutarlo a sopportare il dolore, indossò il cappotto e infilò i palloncini e lo spago nelle tasche. Prima di uscire, radunò la famiglia attorno a sé, si inginocchiò e pregò. Non aveva i soldi per l’autobus, quindi camminò fino a raggiungere la piazza della città.

Arrivato, trovò un angolo della piazza dove passava molta gente, iniziò a gonfiare i palloncini e a legarli a un’asta che aveva portato da casa. Quindi iniziò a gridare: “Palloncini! Un palloncino per un peso!”. Genitori e bambini si fermavano per comprare i palloncini. Così, con il passare delle ore, riuscì a venderli tutti. Contò i soldi con calma; erano esattamente 80 pesos! Con un grande sorriso ringraziò Dio per quel miracolo personale alla vigilia di Natale.

Era ormai sera e sapeva che sua moglie e suo figlio erano in attesa della loro festa messicana. Si affrettò al negozio di alimentari e comprò alcune provviste. Aveva abbastanza soldi per tornare a casa in autobus. Entrò in casa con i sacchetti pieni di cibo e mia nonna sorrise, mentre lacrime silenziose le cadevano sul viso. Accese rapidamente il fuoco fuori dalla loro capanna e iniziò a cucinare cantando un inno di lode al Signore.

Prima di finire la sua storia, la voce del nonno si ruppe quando disse: “Oggi celebriamo la benedizione più abbondante di tutte: il cielo ha riversato il suo dono più prezioso per noi, Gesù Cristo. In lui abbiamo speranza, in lui abbiamo un futuro, in lui abbiamo pace e gioia. Solo attraverso di lui riceviamo ciò di cui abbiamo bisogno".

Quella sera mi sedetti a tavola con il cuore pieno di gratitudine e con la serenità e la certezza che Dio è reale. La tavola era piena di deliziosi piatti messicani. La famiglia si era radunata. Guardai tutti e pensai alle abbondanti benedizioni che Dio ci aveva dato come famiglia da quella notte del 1954.

Mia nonna non era più con noi, ma la storia della sua fede continuava. Quel giorno mi resi conto che non eravamo cresciuti solo materialmente e intellettualmente. Eravamo cresciuti nella fede di generazione in generazione. E tutto questo perché mio nonno e mia nonna, persone umili, credevano in un Dio che provvede.

Attraverso la loro fede, il duro lavoro e i sacrifici, sono stati in grado di darci un futuro. Non solo, ci hanno anche dato speranza e fede in un Dio personale, un Dio che si prende cura dei nostri bisogni più semplici e che è sempre fedele alle sue promesse.

(Fanny Gradzikiewicz vive con suo marito a Montemorelos, in Messico. Suo marito insegna alla Facoltà di teologia dell’Università avventista di Montemorelos)

[Fonte: Adventist Review. Traduzione: L.Ferrara]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ucraina. Avventista condannato per obiezione di coscienza

Ucraina. Avventista condannato per obiezione di coscienza

Notizie Avventiste – Dmytro Zelinsky, 45 anni, avventista del settimo giorno, è stato condannato a una pena detentiva di tre anni da scontare in una prigione a Kolomyia, nell’Ucraina occidentale, per obiezione di coscienza al servizio militare, riporta l’agenzia stampa di lingua tedesca Adventistischer Pressedienst-Apd
L’uomo era stato assolto a giugno di quest’anno. Due mesi dopo, il 28 agosto, la Corte d’appello di Ternopil ha accolto la richiesta del pubblico ministero Roman Harmatiuks di annullare la sentenza di assoluzione e ha condannato Zelinsky a tre anni di reclusione con effetto immediato. Il pubblico ministero non ha spiegato all’organizzazione norvegese per i diritti umani “Forum 18” il motivo per cui aveva presentato ricorso in appello. Ora Zelinsky è in carcere ma non si scoraggia e vuole portare il suo caso davanti alla Corte Suprema di Kiev..

Forum 18 riferisce che i tribunali ucraini hanno comminato tre pene detentive agli obiettori di coscienza, due delle quali sono state successivamente annullate; nove pene detentive sono state sospese e sono state pronunciate due assoluzioni alle quali la Procura si oppone. Sette procedimenti penali sono ancora in corso. 

No al servizio civile 
L’ufficio di reclutamento aveva respinto la richiesta scritta di Zelinsky di essere esentato dal richiamo alle armi per motivi di coscienza e di essere assegnato al servizio civile alternativo, "poiché tale sostituzione non è prevista dalla legislazione attuale", come recita la successiva sentenza del tribunale. 
Un funzionario dell’ufficio di reclutamento del distretto di Kremenets, che non ha fatto conoscere il suo nome, si è rifiutato di spiegare perché la richiesta di Zelinsky è stata respinta. "Non rilasciamo tali informazioni", ha detto a Forum 18.

Nella sentenza di giugno, che assolveva Zelinsky, il giudice Tetyana Klim, del tribunale distrettuale di Kremenets, faceva riferimento all’art. 35 della Costituzione ucraina che dice: "Se l’adempimento del servizio militare contraddice le convinzioni religiose di un cittadino, l’adempimento di questo servizio deve essere sostituito da un servizio alternativo (non militare)". 
Il giudice Klim aveva inoltre osservato che il decreto presidenziale di novembre 2018, in cui sono stabilite le disposizioni della legge marziale, non contiene alcuna restrizione ai diritti di cui all’art. 35, e che diverse sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo hanno confermato il diritto all’obiezione di coscienza. 
"Pertanto, il diritto alla libertà di credo e di religione, che è sancito dall’art. 35 della Costituzione [ucraina] e comprende il diritto di sostituire il servizio militare con un servizio alternativo e non militare, è protetto dal suddetto decreto del Presidente dell’Ucraina" ha scritto il giudice Klim nella sua sentenza "Non ci sono altri atti legali che limiterebbero questi diritti anche al momento, nelle condizioni della legge marziale".

Aumento degli incriminati
L’avventista Dmytro Zelinsky viene nominato anche in un articolo del quotidiano italiano Avvenire del 16 novembre scorso (intitolato “Fra Mosca e Kiev è sempre più guerra ai pacifisti”). Il giornalista Riccardo Michelucci riporta, tra l’altro, i dati dell’ultimo rapporto del Movimento pacifista ucraino, che mostrano “una crescita esponenziale di uomini e ragazzi incriminati” per aver rifiutato di arruolarsi o per aver abbandonato l’esercito. 
“Il rapporto” si legge nell’articolo “cita anche un documento del 21 agosto 2022 in cui il Ministero della Difesa di Kiev ufficializzava la sospensione del servizio alternativo a quello militare a causa della legge marziale”. Si tratta di una pratica che le stesse istituzioni ucraine hanno ritenuto illegittima, dice il rapporto, “soprattutto nei confronti di chi rifiuta il servizio militare in base al proprio credo religioso. Ciononostante, alcuni obiettori sono stati condannati a pene detentive dai tre ai cinque anni”.
Tra di essi vi è anche Dmytro Zelinsky.

Conclude Avvenire del 16 novembre: “La mancata attuazione delle garanzie costituzionali sul servizio alternativo per i credenti è stata al centro anche di un incontro svoltosi alcuni giorni fa a Kiev tra il Consiglio delle Chiese e delle organizzazioni religiose ucraine e il primo ministro Denys Shmyhal. 
‘Invece di perseguirli – è stato suggerito – sarebbe opportuno coinvolgerli nel rafforzamento della difesa dello Stato al di fuori delle formazioni militari’”.

[Foto: Iryna Zhukova/Forum 18]

 

 

 

 

Quando i profeti falliscono

Quando i profeti falliscono

Dio desidera parlare di nuovo con noi.

Justin Kim – In 1 Re 18, Elia è al suo apice; nel capitolo 19, è al suo punto più basso. Il capitolo 18 mostra il coraggio; il 19 la viltà. Nel capitolo 18, Elia è campione contro i profeti di Baal; nel 19, trema di paura per un "sms". Il capitolo 18 si svolge sulla cima di una montagna; il 19, sotto un albero nel deserto.

L’ansia si impadronisce di Elia e lo induce a disertare il suo incarico profetico nel momento in cui è più necessario per la leadership e il risveglio. Poco dopo una grande vittoria, fugge dalla morte. Ironia della sorte, poi cerca la morte dicendo: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri” (1 Re 19:4, Cei). Meno male che Dio non risponde a tutte le preghiere del nostro cuore, per quanto sincere siano.

Quanti di noi hanno avuto questi momenti che non hanno senso. Ci portano a contemplare la morte e il suo silenzio come se fossero migliori del tumulto della vita. Anche i profeti possono avere pensieri suicidi, provare scoraggiamento e paura, e vivere la depressione, sia essa clinica, spirituale o emotiva.

I versetti 5 e 6 (del capitolo 19, ndt) contengono gli ingredienti della cura del Signore per lo stato in cui versava Elia. La prima fase è la terapia fisica: Dio tratta Elia con dolcezza e lo fa addormentare. Il riposo può fare miracoli per ridurre lo stress e migliorare l’umore. Il sonno ristabilisce il cervello, provocando un pensiero chiaro e razionale.

In secondo luogo, invece di parlare a distanza, l’angelo tocca Elia nella sua solitudine e nel suo isolamento. Gli abbracci e il tocco non sensuali provocano il rilascio di ormoni salutari, che riducono l’ansia e i pensieri negativi. Ricordiamo le volte in cui Gesù ha toccato le persone, specialmente quelle che avevano vissuto lunghi periodi di isolamento, malattia e privazione.

Terzo, a Elia vengono dati cibo e acqua. Per quanto banali siano, cibo e acqua sono gli elementi fondamentali del nostro corpo. Questo gigante spirituale, nel suo zelo, aveva dimenticato di rifornire il suo organismo delle necessità fisiche primarie. Elia aveva trascorso tutto il giorno sul monte Carmelo senza mangiare, poi era tornato di corsa a Izreel con il carro di Achab.

Per rendere completa la sua guarigione fisica, Elia deve ripetere nuovamente i primi tre passi: riposo, contatto e nutrimento. Piuttosto che riprendere e rimproverare, Dio offre i piccoli bisogni fondamentali nel silenzio della sua amorevole dolcezza. Grazie all’assunzione di questi due pasti, Elia viaggia per i successivi 40 giorni verso la seconda fase della guarigione: la terapia spirituale di udire di nuovo la voce sommessa di Dio.

Forse un tempo eravate forti con il Signore, ma ora vagate in un deserto lontano. Che si tratti di dubbio, scoraggiamento, disillusione o di qualcos’altro, potreste sentirvi come se vi steste "mantenendo", chiedendovi che senso abbia tutto questo. Dio desidera parlare di nuovo con noi. Per aiutarci a sentirlo ci suggerisce, con benignità, soprattutto il consiglio fisico del riposo, del contatto e del nutrimento. Poi Dio ripete teneramente un secondo giro della stessa cosa. E, come conclude 1 Re 19, Dio cerca di ravvivare i nostri cuori con la sua voce sommessa. Egli desidera darci la forza fisica e spirituale affinché possiamo vivere un’esperienza in cima alla montagna insieme con lui. I fallimenti sono semplici opportunità di rinascita personale.

“Gli uomini non vengono sempre convinti e convertiti da una dotta presentazione della verità di Dio. I cuori degli uomini non si raggiungono né con la logica né con l’eloquenza, ma tramite il dolce influsso dello Spirito Santo che opera silenziosamente ma con efficacia per la trasformazione e lo sviluppo del carattere. È soltanto il lieve sussurro dello Spirito di Dio che può cambiare il cuore” – Ellen G. White, Profeti e Re, p. 106.

(Justin Kim è il direttore delle riviste Adventist Review e Adventist World)

[Foto: Michael Dziedzic su Unsplash. Fonte: Adventist Review. Traduzione: L. Ferrara]

 

 

 

 

Misurare la vita con i segni di Dio

Misurare la vita con i segni di Dio

Kimberly Luste Maran – L’estate scorsa, mio marito ed io abbiamo incontrato Bonnie mentre tornava ai grattacieli sulla spiaggia con il suo cagnolino, un cucciolo di golden di nome Pupido. Portando la spesa, ci siamo salutati e ci siamo fermati ad accarezzare il cane che si dimenava in cerca di attenzione. 
"È molto amichevole" ha detto Bonnie. Poi si è presentata. È la proprietaria di una pasticceria ed è scesa dalle montagne portoricane per vendere le sue piccole torte lungo la spiaggia. Ci ha chiesto se avremmo voluto acquistarne qualcuna. Abbiamo risposto di sì. Ci ha esaminato rapidamente con lo sguardo e ci ha invitato nel suo appartamento per prendere le torte appena sfornate. Dopo l’acquisto, siamo rimasti per almeno un’ora ad ascoltare Bonnie raccontare l’esperienza vissuta durante l’uragano Maria (che ha colpito la parte nord-orientale dei Caraibi nel settembre 2017, ndt).

“Ha piovuto per dieci ore. Il vento ci ha martellato per dieci ore” ha esordito “Abbiamo avuto pochissimo preavviso e, quando l’uragano Maria si è avvicinato, alle persone sulle montagne è stato detto di scendere e alle persone sulla spiaggia è stato detto di dirigersi verso l’entroterra. Nessun posto era sicuro”.

Bonnie ha parlato della devastazione lasciata dalla tempesta. Le persone hanno iniziato lentamente a emergere dai loro nascondigli e hanno scoperto che non c’era acqua né elettricità, i telefoni e gli ascensori non funzionavano. E quelle condizioni si protrassero per mesi. Gli inquilini dell’edificio di 22 piani dove abitava, avevano ideato un sistema di secchi per portare l’acqua da una piscina vicina. Tutti lavoravano insieme e i residenti riuscivano a consegnare, tramite un sistema di carrucole, un secchio al giorno. 
"Non erano rimaste foglie su nessuno degli alberi, su nessuna delle piante" ha continuato “E ogni finestra, ogni finestra, era rotta. Immagina di camminare sulla neve fresca e sentirla scricchiolare sotto i piedi. Qui era così, ovunque per terra c’erano vetri rotti che scricchiolavano sotto i piedi”.

Con un sospiro, gli occhi lucidi e le dita che toccavano la croce della collana, Bonnie ha dichiarato con calma e fermezza: “È solo da una settimana che non prendo più la medicina che mi ha aiutato a dormire negli ultimi cinque anni. Era ora".

Misurare il tempo attraverso le esperienze traumatiche sembra essere parte integrante della nostra umanità. Ricordo l’11 settembre 2001. Vividamente. Conto il tempo prima e dopo l’11 settembre, come alcuni fanno ancora. I miei nonni contavano il tempo dal 7 dicembre 1941 (data dell’attacco a Pearl Harbor, in seguito al quale gli Stati Uniti entrarono nella Seconda guerra mondiale, ndt). Le persone che hanno vissuto l’incendio del 2018 a Paradise, in California, e nell’area circostante, contano il tempo riferendosi al prima e al dopo questo devastante evento, così come quelli colpiti dagli incendi di Maui del 2023 alle Hawaii. Molti di noi scandiscono il tempo tra prima e dopo la pandemia di Covid-19.

Se è naturale cadenzare il tempo con le tragedie e i traumi che hanno segnato la nostra vita, compresi quelli di natura più personale, lo facciamo anche con i trionfi. Matrimoni, nascite, nuove case, lauree, nuovi lavori… sono alcuni dei punti di riferimento che ci danno la misura della speranza e della gioia. La triste realtà, per molti di noi, è che quei momenti felici non sono spesso punti di riferimento uguali in questo mondo peccaminoso. Ciò che è traumatico sembra avere la meglio.

Ma penso a Gesù e a come ha creato i migliori indicatori per vivere. Gli orrori che servono come punti di riferimento possono essere neutralizzati da questi eventi: la nascita di Gesù, la morte di Gesù, la risurrezione di Gesù. Se manteniamo questi indicatori nella nostra mente, possono aiutarci a prepararci per quando “non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Apocalisse 21:4).

Le cruciali misurazioni del tempo storico della vita e del sacrificio di Cristo rimuoveranno il dolore del peccato e della morte. Dio “ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo” (1 Corinzi 15:57).

Voglio essere come Bonnie e sapere che è tempo di misurare la vita con i segni di Dio.

(Kimberly Luste Maran è redattrice di Adventist Journey e direttrice del Dipartimento Comunicazioni presso la Regione nordamericana della Chiesa avventista)

[Fonte: Nad NewsPoints. Traduzione: L. Ferrara]

 

 

 

Un documento rinvenuto di recente fa luce sulle origini dell’avventismo

Un documento rinvenuto di recente fa luce sulle origini dell’avventismo

Il periodico pubblicato nel luglio 1844 dai milleriti è rivelatore, dicono gli storici della chiesa.

Notizie Avventiste – Un documento di 179 anni fa, ritrovato di recente, offre maggiore luce sugli albori della Chiesa Avventista del Settimo Giorno prima che la denominazione esistesse in quanto tale. Si tratta del primo numero di The Hope of Israel, un periodico millerita stampato il 19 luglio 1844 e curato da Joseph Turner e John Pearson Jr. I milleriti erano seguaci del noto predicatore battista William Miller e credevano che Gesù sarebbe tornato sulla terra nel 1844. Il movimento millerita diede poi il via alla formazione della Chiesa avventista.

Michael Campbell, direttore dell’ufficio archivi, statistiche e ricerca presso la Regione nordamericana della denominazione, ha scoperto la pubblicazione durante il convegno “Donne nella storia avventista” tenuto a ottobre presso la Washington Adventist University di Takoma Park, nel Maryland, mentre esaminava la collezione di documenti storici dell’università.

Il periodico ritrovato è importante per diversi motivi. Innanzitutto, permette di stabilire una data precisa al lancio di The Hope of Israel, che fino ad ora era stata solo stimata. 
"Questo è un documento cruciale per gli storici avventisti" ha scritto Campbell in una email “Finora potevamo solo immaginare quando cominciò la pubblicazione di The Hope of Israel. Ora sappiamo che ebbe inizio nell’estate del 1844, in un momento fondamentale, con un gruppo di milleriti nei cui circoli James ed Ellen White erano molto attivi”.

In secondo luogo, il documento descrive una delle prime conferenze millerite tenute a Megquier Hill, in West Poland, nel Maine. Meno di un anno dopo questa conferenza, ne fu organizzata un’altra, nella stessa sede, divenuta storica perché Ellen Harmon condivise pubblicamente la sua prima visione. 
Harmon, divenuta Ellen White da sposata, fu cofondatrice della Chiesa avventista che riconosce e insegna come il dono spirituale della profezia si manifestò nel suo ministero. Ebbe la sua prima visione durante un incontro di preghiera a casa di un vicino a Portland, nel Maine. Secondo il suo racconto, le furono mostrate diverse scene che descrivevano la storia della salvezza, dalla creazione del mondo al ritorno di Cristo. La visione sottolineava anche la necessità di una preparazione personale per quell’evento finale.

Inoltre, il documento rinvenuto fornisce anche informazioni sulla vita prima della “Grande Delusione” del 1844, così denominata per la reazione dei milleriti quando Gesù non tornò sulla terra come si aspettavano. Quell’evento avrebbe poi ispirato la fondazione della Chiesa avventista. 
"Aspettavano la venuta di Cristo il 22 ottobre 1844, da cui il nome The Hope of Israel” dice Campbell in un episodio del podcast Adventist Heritage “Cercavano il ritorno di Gesù come quella metaforica speranza".

Infine, il periodico appena scoperto mostra contenuti legati ad avvenimenti storicamente significativi. Ad esempio, in fondo è pubblicato un articolo che mette in risalto l’abolizionismo, una questione controversa all’epoca. 
“Nell’ultima pagina vi è uno spazio intitolato ‘Statistiche stupefacenti’, che racconta delle missioni e del lavoro missionario… Si parla anche delle persone ridotte in schiavitù e che la popolazione degli schiavi aumentava a un ritmo di 75.000 all’anno" continua Campbell nel podcast “Quindi, da una parte vedi quante persone si convertivano grazie all’opera missionaria, e poi noti che non riuscivano a tenere il passo con il tasso di espansione della popolazione dovuta alla schiavitù e delle persone a cui era stato tolto l’accesso al vangelo”.

[Foto: per gentile concessione di Michael Campbell. Fonte: Ann]

 

 

 

 

 

 

 

 

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