Ted Wilson negli ultimi cinque anni. Intervista di Chad Stuart

Ted Wilson negli ultimi cinque anni. Intervista di Chad Stuart

TedWilsonBannerDevo ammettere l’esistenza di un conflitto interiore mentre si avvicinava l’intervista con Ted Wilson sui cinque anni di presidenza della Conferenza Generale. Il conflitto è reale e la tensione persistente. Da un lato, ho profondo affetto e rispetto per Wilson: è veramente uno dei leader cristiani più sinceri e genuini che abbia mai incontrato. Ammiro molte cose di lui: il suo matrimonio, il suo ruolo di padre, la passione condivisa per l’evangelizzazione, l’amore per questa chiesa.

Ma non posso negare le grandi differenze nell’approccio a quella che alcuni considerano la questione determinante di questo momento (la consacrazione delle donne al ministero), né posso negare che la mia esperienza pastorale sia stata resa più difficile dagli attacchi di membri di chiesa che a volte erroneamente citano il fratello Wilson come ispirazione del loro zelo da crociate.

Ho deciso di farvelo incontrare così come lo conosco: una persona complessa, premurosa, poliedrica, che lotta con uno degli incarichi a mio parere più difficili. Se ho sbagliato il mio approccio, tutta la colpa è di una recente lettura di 1 Corinzi 13, che mi dice, tra le altre cose, “l’amore è benevolo” (1 Cor 13: 4). E mi auguro di essere trattato allo stesso modo se sarò intervistato, un giorno, da un ragazzo così giovane da poter essere mio figlio.

Appena sono entrato nel suo ufficio, il fratello Ted Wilson si è scusato per aver dovuto posticipare di quindici minuti il nostro incontro perché aveva pregato con un addetto alla manutenzione nel suo ultimo giorno di lavoro presso la sede della Conferenza Generale. È questo tipo di tocco personale che, in questo edificio, rende Wilson caro a tanti. Sia quelli che sono in sintonia con lui su varie questioni, sia coloro che non concordano con le sue posizioni, tutti parlano della sua bontà personale. I biglietti di auguri che ogni persona nell’edificio ha ricevuto da lui quando era vicepresidente; i fiori posti sulla scrivania di un dipendente ritornato da un periodo prolungato di assenza per problemi di salute o per un lutto in famiglia. I colleghi parlano del suo calore, del suo autentico atteggiamento cristiano, della sua compassione, del suo amore per le persone, che siano d’accordo o meno con lui. Come la gentilezza di invitare nel suo ufficio un addetto alla manutenzione con il quale pregare, nonostante il suo calendario estremamente pieno.

Sono aspetti spesso sconosciuti a coloro che hanno familiarità con il presidente della Conferenza Generale solo attraverso la sua posizione sulla consacrazione delle donne o il suo sermone inaugurale del 2010 alla Conferenza Generale. In quella occasione domandò che non ci fossero applausi durante il sermone, richiesta dettata da un atteggiamento di umiltà, ma che fu interpretata da molti in senso opposto.
L’umiltà e la gentilezza traspaiono quando, seduto davanti a Wilson, iniziamo a parlare del giorno della sua elezione di cinque anni fa:

“Quando partecipi a un’assemblea e sei tra coloro che possono essere considerati per gli incarichi nella chiesa di Dio, non sei sicuro di che cosa accadrà. Così, ti metti completamente nelle mani di Dio e riconosci che sei qui per servire e che nessuno ti deve qualcosa, che devi tutto al Signore… Quando sono stato nominato, ero seduto nello stadio e ascoltavo alcuni rapporti. Sono stato contattato e mi hanno detto di andare subito in un determinato luogo dove mi è stato comunicato ciò che il comitato di nomina mi proponeva. Ho provato una sorta di sensazione opprimente, perché certamente nessuno di noi è mai preparato o pienamente in grado di ricoprire un incarico del genere. È solo quando confidiamo nel Signore e nella sua guida che troviamo la forza. Era una sfida e naturalmente ho chiamato mia moglie Nancy per parlarle; anche lei era molto sopraffatta… Per essere onesti, nessuno di noi è in grado di gestire tutte le esigenze che questa posizione dirigenziale comporta. Siamo solo servi del Signore in questo incarico, dobbiamo fare affidamento solo su di lui e pregare molto, chiedere di essere guidati, di ricevere saggezza ogni giorno. Cerco di non far passare un giorno senza chiedere quanto dice il testo di Giacomo 1:5, e domandare la saggezza. Una volta ogni tanto posso dimenticare, e probabilmente in quel giorno mi dispiace, perché ho un disperato bisogno di saggezza”.

wilson3aTed Wilson ha spesso trovato saggezza e guida tramite suo padre, Neal Wilson, che è stato presidente della Conferenza Generale dal 1978 al 1990.

“Avrei voluto che mio padre e mio nonno fossero stati lì, ma il nonno era morto molti anni prima. Sia il nonno sia mio padre erano pastori. Papà era stato colpito da alcuni piccoli ictus [nel 2010] e non poté partecipare all’assemblea. Ricordo di averlo chiamato per dargli la notizia e poi sono andato a trovarlo. E, naturalmente, l’ho rivisto spesso e mi sono preso cura di lui. Ma non sono sicuro che papà abbia compreso appieno il significato di ciò che era accaduto… Voglio dire, ecco siamo qui, in questo ufficio. Questa è la scrivania dove era seduto mio padre quando era presidente, proprio la stessa scrivania e c’erano anche alcuni altri mobili quando era qui. È lui che, lavorando con i suoi officer, ha trasferito la sede della Conferenza Generale da Takoma Park a Silver Spring. È stato in questo ufficio per circa un anno e mezzo o giù di lì.

Quando ho parlato con lui, non sono sicuro che abbia pienamente compreso le implicazioni, ma sorrideva e mi incoraggiava. Questo è stato importante per me. In tutta la mia vita i suoi consigli sono stati decisivi. Lo guardavo, lo ascoltavo e mi insegnava; è stato il mio miglior mentore terreno. E poi, alla fine, quando non riesci a comunicare tutto ciò, è un po’ diverso, strano”.

“Sono sicuro che sarebbe stato orgoglioso,” gli dico, ma Wilson pensa ancora a suo padre…

“È morto sei mesi dopo, un po’ più di quattro anni fa”, afferma mentre estrae una foto dalla sua Bibbia. “È una foto dei miei genitori quando erano in Egitto, credo, prima che nascessi. Erano sposati da sei anni, no, forse otto anni, quando sono nato”.

“Che cosa ti rendeva simile a tuo padre e allo stesso tempo diverso da lui?”, gli chiedo.

“Beh, papà, naturalmente, era un amministratore esperto che aveva anche il cuore di un evangelista. Ha lavorato per molti anni sia in Egitto sia nell’amministrazione. Era un pastore. Quindi, in alcune di queste cose siamo molto simili. Ma le nostre personalità, ovviamente, erano un po’ diverse. Papà mi ha trasmesso alcuni valori che ritengo siano stati estremamente importanti: l’onestà, l’imparzialità, l’essere dalla parte dei più deboli e delle persone che non hanno voce; essere disposti a prendere posizione per le proprie convinzioni, ma di farlo in modo appropriato; essere equilibrati nel modo di affrontare le cose; ascoltare le persone. Papà aveva grandi doni per molte cose, una era di raccontare in modo molto dettagliata un’esperienza che aveva vissuto. Aveva anche il dono insolito di ricordare i nomi e i fatti. Era capace di vedere qualcuno dopo 20 anni e di chiamarlo per nome, chiedere notizie sulla sua famiglia, ecc. Credo che questo sia un dono naturale, ma è stato anche perfezionato e affinato dalla sua esperienza in Medio Oriente. In arabo, i nomi significano qualcosa e se non si pronunciano correttamente con l’inflessione giusta, si può insultare qualcuno. Quindi penso che si fosse concentrato su come imparare a pronunciare un nome correttamente e fissarlo nella mente. Papà mi ha insegnato molto… Ma ora abbiamo divagato parlando di lui”.

wilson1aTed Wilson lo ritiene un divagare, ma è un lato di lui che abbiamo bisogno di vedere. Quelli come me che la pensano diversamente da lui sulla consacrazione delle donne; coloro che si sono a volte sentiti a disagio con alcune sue dichiarazioni o presentazioni pubbliche in cui Wilson appare formale e intenso, hanno bisogno di vedere che egli è più di queste idee. Siamo portati a essere più gentili quando vediamo l’umanità e lo spirito che anima la persona dalla quale differiamo.

Vorrei anche sentire la sua opinione suoi successi in questo quinquennio, ma si affretta a ricordarmi che non è né lui né un singolo gruppo della Conferenza Generale a meritare credito per i successi:

“Alcune delle cose che mi entusiasmano di più sono quelle in cui il Signore ha riversato le sue grandi benedizioni, e in cui abbiamo ottenuto un incredibile sostegno da molte Divisioni. Vorrei solo iniziare dicendo che la Conferenza Generale non è una super-organizzazione con leve di potere che basta spingere per far accadere tutto come una sorta di sequenza automatica, ovunque, in tutto il mondo. Lavoriamo in un sistema di comitati, in un sistema collegiale. Dobbiamo ascoltare la guida dello Spirito Santo, in un ambiente dove più voci possono contribuire alla direzione generale”.

Sento che stiamo per prendere una strada secondaria. Torneremo ai successi fra un momento…

“Ecco perché un’Assemblea Mondiale è così importante. Affronteremo alcune grandi questioni”.

“Ho sentito parlare di alcune di esse”, dico… Ted Wilson sorride.

wilson2“Sì, dalle dottrine fondamentali alla consacrazione, alcuni cambiamenti nel manuale di chiesa che forse non faranno tremare la terra, ma di certo ci saranno opinioni diverse. E queste opinioni possono essere mantenute e portate avanti, quelle convinzioni basate sullo studio personale della Bibbia e dello Spirito di Profezia, sulla preghiera e sull’influenza dello Spirito Santo. Queste convinzioni possono essere condivise. Ma quando si prende un voto, allora, dopo, abbiamo bisogno di serrare i ranghi e andare avanti insieme. E questo probabilmente sarà il più grande banco di prova per la chiesa”.

Sei preoccupato?

“No, non proprio. Non ho alcun dubbio che la chiesa andrà avanti con grande dinamicità perché è guidata dallo Spirito Santo. Non è guidata dal presidente della Conferenza Generale o da qualche altro individuo. Se lo Spirito Santo non fosse in questo movimento, ci saremmo da tempo disintegrati. È un movimento profetico con un messaggio profetico su una missione profetica. Senza questo, la Chiesa Avventista del Settimo Giorno sarebbe solo un’organizzazione come tante. Non sono preoccupato. Certo ho alcune ansie, ma credo che lo Spirito Santo farà qualcosa di straordinario e vedremo le persone, qualunque sia l’esito delle votazioni, umiliarsi davanti al Signore, e la Chiesa andare avanti con la sua missione. Ma lavoriamo in modo collegiale, certo: ci consultiamo, ci incontriamo, ci parliamo. Per esempio, prima di ogni Consiglio di primavera e Consiglio annuale, abbiamo un Consiglio di presidenza con tutti i vicepresidenti del Conferenza Generale, tutti i presidenti delle Divisioni, tutti gli assistenti del presidente. Dura un’intera giornata e parliamo di molte cose. A volte l’ordine del giorno è molto pieno; a volte lo è meno. Preghiamo insieme, ci ascoltiamo reciprocamente, arriviamo a un consenso su molti punti, anche se su alcuni non troviamo accordo.

Ma nell’ultimo Consiglio annuale, abbiamo avuto degli incontri con gli alti dirigenti, tra i quali i nostri segretario e sottosegretario, tesoriere e vicetesoriere. È stato incredibile vedere che un approccio tranquillo, cristiano di risolvere i problemi ha contribuito a produrre qualcosa che per la maggior parte delle persone è unità. Questa è la potenza dello Spirito Santo: non c’è alcun grande tributo a qualcuno di noi… ma siamo insieme, ci chiariamo e continuiamo a procedere.
Quindi ci consultiamo, parliamo, ascoltiamo e preghiamo insieme. E così si costruisce il consenso”.

Usciamo adesso dalla strada secondaria e ritorniamo ai successi…

“Abbiamo visto come Dio ha operato attraverso il progetto del Gran Conflitto che ha offerto diverse edizioni dell’omonimo libro: la versione classica; l’edizione La grande speranza, che conteneva una selezione di 11 capitoli; e la versione per bambini. Circa 140 milioni di copie sono state distribuite in tutto il mondo, con circa 25 milioni di download della versione classica su Internet.

Poi, naturalmente, ci sono due programmi così preziosi agli occhi di Dio e molto vicini al mio cuore. In primo luogo, Mission to the Cities, che lo Spirito di Profezia ha indicato, un centinaio di anni fa, da svolgere nelle città. Molte persone hanno dedicato tanto tempo e lavoro nelle città, ma non abbiamo implementato il pacchetto completo di avere chiese e membri di chiesa che lavorano con i giovani, distribuzione di stampa evangelistica, integrazione dei media, ristoranti vegetariani, centri sanitari, promozione della salute, servizi che abbiano impatto nella società. Legato a questo, alla periferia di ogni grande città, dovremmo avere un centro benessere, un centro di formazione per le persone che lavorano in città, e un luogo dove alcune persone possono vivere e fare i pendolari. Ovviamente, alcune persone devono vivere nelle città, e lo faranno sempre, almeno fino alla fine. Abbiamo dunque questo quadro completo, ma ci manca ancora un modello totale che funzioni. E questo è il prossimo passo che faremo, lo spero davvero, in modo che possa essere replicato in molti posti senza spendere milioni di dollari. I membri di chiesa dicono: ‘Sì, possiamo farlo’. Così si può realizzare il 75 o l’80 per cento di questo modello in ogni grande città. Poi dobbiamo realizzare un ministero pratico della salute globale. Potrebbe essere qualcosa di semplice, per esempio istruire i membri di chiesa su come parlare ai vicini di casa degli otto rimedi naturali: buon esercizio, dieta e tutto il resto. Diventerà un obiettivo ancora più forte in futuro.

Un’altra cosa importantissima su cui ci stiamo concentrando e sviluppando rapidamente è l’enfasi sui media, i social media, la televisione, la radio e naturalmente Internet.

Lo informo che non fa un ottimo lavoro con Twitter…

“In futuro lo faremo; il mio ufficio probabilmente dovrà entrare di più nei social media. Io non sono su Facebook personalmente, ma riconosco che è il luogo dove sono tantissime persone”.

Dovrei forse dirgli che Facebook sta passando di moda?
Un’altra area di successo che ho osservato è nell’ambito dell’evangelizzazione pubblica. Sono stato così orgoglioso di Ted Wilson, perché, come presidente della Conferenza Generale ha personalmente predicato in intere serie evangelistiche… non una sola, che sarebbe già più di quanto abbia fatto la maggior parte dei suoi predecessori, ma molte!

“Quante serie hai tenuto in questo mandato? È davvero stupefacente, il presidente della Conferenza Generale in prima linea nelle campagne evangelistiche…”.

“Sì, questo fattore si trova molto in alto nella mia lista di priorità, perché sono edificato personalmente, promuoviamo la Bibbia e la verità in essa contenuta, e Dio manda le sue benedizioni. Quindi c’è un risultato grazie alla potenza dello Spirito Santo”.

E crei un modello per i leader…

wilson5Sì, aiuto le persone a capire che è qualcosa che possono fare anche loro. Laici, amministratori della chiesa, direttori di dipartimento, pastori, tutti possono essere coinvolti; e ognuno deve farlo nel proprio contesto. Abbiamo tenuto riunioni ora a New York City, ed è stato emozionante per me ritrovarmi nella chiesa dove ho iniziato il ministero pastorale, la Lower Manhattan, nel Greenwich Village. Poi ci sono stati incontri a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea. Durante un incontro di ‘mietitura’, ho fatto un appello alla platea di 20.000 persone e 500 persone si sono avvicinate al pulpito per il battesimo. È semplicemente incredibile e meraviglioso. Sono felice di predicare questi sermoni!

L’entusiasmo e la gestualità di Ted Wilson aumentano quando parla di evangelizzazione…

“Durante una predicazione, il programma delle diapositive si è inceppato e non riusciva ad andare avanti. Ho continuato a predicare, cercando di spingere i tasti, ma non è successo niente. Alla fine ho detto: ‘Ho un piccolo problema tecnico’. C’erano dalle 15.000 mila alle 20.000 persone, tutte sedute per terra, molto tranquille e ordinate. È stato incredibile. Poi ho aggiunto: ‘Forse possiamo cantare un po’, intanto che cerchiamo di risolvere il problema’. Allora qualcuno ha cominciato a cantare, ma poi ancora non funzionava. Alla fine, Barry Oliver, il presidente della Divisione, si è alzato e ha cominciato a parlare sullo stesso tema. Lavora in Papua Nuova Guinea da molti anni e parlava con loro in inglese pidgin. Dopo circa 15 minuti, ancora il problema non si risolveva così ho deciso di passare a un altro argomento. Abbiamo iniziato la nuova sequenza di diapositive e il programma andava bene. In pratica stavamo trattando un soggetto e poi abbiamo parlato di cielo. In seguito il presidente della Divisione mi ha chiesto: ‘Hai cambiato un pochino?’. ‘Sì’, ho risposto, ‘avevo appena iniziato’. Bisogna adattarsi.

È incoraggiante sentire che anche il presidente della Conferenza Generale deve affrontare gli stessi problemi che sperimentiamo noi tutti nell’evangelizzare…

“Poi abbiamo avuto una serie a Ho Chi Minh (la vecchia Saigon), molto emozionante. È stata la prima volta dal 1975 (nessuna gloria per me, ma al Signore) che una persona non indigena ha avuto il permesso di predicare in una serie pubblica del genere. Abbiamo avuto un battesimo. Avevano preparato circa 35 persone per essere battezzate.

E abbiamo avuto un’altra serie di conferenze nei pressi di Manila e poi un grande evento nella capitale delle Filippine, nell’International Convention Center.

Presto [dal 13 al 31 maggio] organizzeremo un’importante programma a Harare. Stanno facendo un lavoro fenomenale in Zimbabwe. Ci sono forse 5.000 piccoli gruppi all’opera ad Harare, che preparano tutti questi incontri. Vogliono organizzare incontri a Bulawayo, in un’altra città chiamata Gweru e in tutto lo Zimbabwe. Terremo le riunioni ogni sera, senza sosta, per due settimane. Poi, l’ultimo sabato, si spera di avere 30.000 battesimi in tutto lo Zimbabwe. Vedremo ciò che il Signore provvederà”.

A questo punto gli chiedo: “Il prossimo novembre terremo le prime riunioni evangelistiche pubbliche, dopo quasi 20 anni, nella chiesa Spencerville [a sei miglia dalla sede della Conferenza Generale]”.

“Favoloso! Sono molto entusiasta!”.

Trascorriamo ancora qualche minuto a parlare di evangelizzazione, sulla necessità di avere più giovani nel ministero e al servizio della Chiesa. Che cosa vuole dire in conclusione?

“Accadono tantissime cose meravigliose e le persone devono ricordare che questa non è solo una chiesa. Si tratta di un movimento. Il Signore ci ha chiamati per un motivo particolare. E questa è probabilmente una delle mie maggiori sfide nell’incarico che ricopro: aiutare i nostri membri di chiesa a realizzare ciò a cui Dio ci ha chiamato. E abbiamo tutto il cielo a nostra disposizione per compiere questa missione, tramite la potenza del Signore. Ecco perché il risveglio e la riforma sono così importanti”.

Ho fiducia che Dio guiderà veramente questo movimento alla sua gloria, per compiere la sua missione nel mondo.

Breve storia dell’Assemblea Mondiale

Breve storia dell’Assemblea Mondiale

csm_gcsession1888_5fc9c66ff0L’Assemblea Mondiale è il luogo in cui sono eletti i dirigenti della Conferenza Generale e delle regioni, e votate le modifiche allo statuto della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. I delegati ascoltano anche i rapporti di ciascuna delle 13 regioni amministrative della denominazione. I delegati con diritto di voto rappresentano le regioni del mondo per numero di membri di chiesa e per auto-sostenibilità delle regioni amministrative. La statuto stabilisce che almeno il 50 per cento dei delegati deve essere composto da laici, pastori, insegnanti e dipendenti non amministrativi, di entrambi i sessi, e che rappresentino i gruppi di età e nazionalità presenti nel campo. I membri di chiesa hanno anche la possibilità di rivedere amici di tutto il mondo.

Come si è trasformata nel tempo
Oggi, l’Assemblea Mondiale si svolge negli stadi di football, ma le foto dei primi incontri mostrano i delegati in posa davanti all’ingresso di una piccola chiesa. A quei tempi, i leader del movimento arrivavano al meeting, nello stato americano del Michigan, in treno o in calesse, provenienti per lo più dal Midwest e dagli Stati Uniti del nord. Oggi, circa un terzo dei membri del movimento risiede in Africa e un altro terzo in America Centrale e Sudamerica. Il Brasile è il paese con il maggior numero di avventisti: 1,3 milioni.

csm_gcsession1936_a966a0f657Gli inizi
I leader avventisti si incontrarono a Battle Creek, nel Michigan, nel 1863, “al fine di organizzare una Conferenza Generale”, affermano i verbali di quella riunione. L’incontro iniziò la sera del 20 maggio e i delegati scelsero un presidente e un segretario. Durante l’assemblea, i delegati redassero uno statuto e il regolamento. Stabilirono inoltre che la Conferenza Generale doveva essere diretta da un presidente, un segretario e un tesoriere. Oggi, la stessa struttura ufficiale permane a tutti i livelli amministrativi della chiesa.

Battle Creek fu la città che ospitò 26 delle prime 31 Assemblee Mondiali. La prima a svolgersi a ovest del fiume Mississippi fu nel novembre del 1887, a Oakland, in California. Tre volte l’Assemblea Mondiale fu organizzata fuori dagli Stati Uniti: in Austria, nel 1975; nei Paesi Bassi, nel 1995; in Canada, nel 2000. San Antonio sarà la sessantesima Assemblea Mondiale.

csm_gcsession2010_3d40bc7c1eFrequenza degli incontri
L’intervello tra un’assemblea e l’altra si allungò nel corso degli anni. Fino al 1891 si tennero ogni anno; fino al 1905 furono organizzate ogni due anni. Dopo una pausa di quattro anni, seguita da un’altra pausa durante la prima guerra mondiale, si riunì di nuovo nel 1918. In seguito, l’Assemblea Mondiale si tenne ogni quattro anni fino alla Grande Depressione; poi si svolse nel 1930, nel 1936 e nel 1941. Dal 1970, l’incontro amministrativo mondiale divenne quinquennale, secondo quanto scritto nello statuto della chiesa.

Luoghi degli incontri
Le recenti Assemblee Mondiali sono state organizzate negli stadi di baseball e di football negli Stati Uniti, in Canada e in Europa. Pochi altri luoghi al mondo offrono i comfort necessari per un tale evento: oltre 70.000 posti a sedere, personale di supporto locale che parla inglese (la lingua ufficiale della chiesa), trasporti affidabili e convenienti, sicurezza alimentare per un grande gruppo.

Domande frequenti sull’Assemblea Mondiale

Domande frequenti sull’Assemblea Mondiale

san antonioD.: Perché la Chiesa Avventista del Settimo Giorno organizza un’assemblea amministrativa ogni 5 anni? Qual è lo scopo dell’Assemblea Mondiale?
R.: L’Assemblea Mondiale è un raduno spirituale globale e un incontro amministrativo voluto dallo statuto della denominazione, che si tiene ogni cinque anni a partire dal 1970. Il suo scopo è quello di eleggere i dirigenti a livello mondiale, impostare la direzione che la chiesa deve seguire nel successivo quinquennio e votare le modifiche allo statuto, alle dottrine fondamentali e al manuale di chiesa.

D.: Quanto costa alla chiesa? Non si potrebbe trovare un modo alternativo per gestire l’attività della chiesa e risparmiare denaro, viaggi e tempo?
Il bilancio mondiale della Conferenza Generale ogni anno mette da parte 1,4 milioni di dollari per i costi diretti dell’assemblea quinquennale. In tutto sono 7 milioni di dollari, vale a dire meno di 8 centesimi all’anno per membro di chiesa. Se aggiungiamo i costi indiretti, come trasporto aereo, alloggio e programmi delle unità amministrative locali, il costo totale arriva a circa 20 milioni di dollari, che sono un dollaro per ogni membro di chiesa.
Nessun’altra denominazione si riunisce a livello mondiale per eleggere i propri leader, ascoltare i rapporti e ricevere offerte da ogni parte del mondo per essere distribuite in tutto il pianeta. Riprodurre il tipo di infrastrutture necessarie per raccogliere e comunicare, al fine di mantenere l’unità della chiesa nel mondo, potrebbe costare dieci volte di più.
Qui ci sono due articoli in inglese di Adventist News Network che aiutano a capire meglio:
Reexamining Session Format
Top Six Considerations for Picking a General Conference Session Host City

Segnaliamo anche l’articolo in italiano pubblicato su Notizie Avventiste:
Fra un anno la Sessione Mondiale della Conferenza Generale

D.: Quali punti sono all’ordine del giorno per essere votati in questa sessione?
R.:
Una giornata sarà dedicata alla discussione sulla teologia della consacrazione pastorale e a come si relazioni con il genere. Saranno votati i cambiamenti alle dottrine fondamentali, il più significativo è l’aggiunta della frase “creazione in sei giorni letterali” nel punto di fede sulla creazione. Saranno anche votati cambiamenti allo statuto e al manuale di chiesa, il più importante è il protocollo disciplinare per la cattiva condotta sessuale. Inoltre, saranno accettate per voto le nuove Unioni create nel corso di questi ultimi cinque anni.

D.: Bisogna essere un delegato per partecipare all’Assemblea Mondiale? Quanti delegati ci sono? Come sono scelti e qual è il loro compito?
R.:
L’Assemblea Mondiale è un incontro aperto e chiunque può partecipare, ma solo i delegati e gli invitati possono parlare e solo i delegati possono votare. Quest’anno, parteciperanno circa 2.600 delegati votanti. Ogni unione nomina i delegati per rappresentare il suo campo. Inoltre, sono scelti anche i delegati in rappresentanza delle istituzioni ecclesiastiche.

D.: Quali benefici ricevono i membri che partecipano all’Assemblea Mondiale?
R.:
Acquisiscono una comprensione della chiesa mondiale e di come funziona. Vedono e incontrano talmente tante persone provenienti da altri paesi e gruppi linguistici come non avviene in nessun altro incontro nella chiesa e forse nel mondo.

D.: Come si svolge una giornata tipo dell’Assemblea Mondiale?
R.:
Per coloro che lavorano dietro le quinte, la giornata inizia con un comitato direttivo in cui fanno il punto sull’agenda di quel giorno. Il primo incontro pubblico è il culto del mattino, seguito da una sessione di lavoro che dura fino a pranzo; poi i lavori riprendono nel pomeriggio. La sera, le regioni del mondo hanno la possibilità di mostrare missioni, sfide e opportunità, il tutto presentato con i colori e lo stile dei costumi nazionali e della musica. Durante il giorno, nel centro congressi si possono visitare gli stand che offrono idee e risorse su una vasta gamma di ministeri.

D.: Come sono eletti i dirigenti della chiesa? Quali cariche sono decise all’Assemblea Mondiale? In quale momento è eletto il presidente della Conferenza Generale?
R.:
È il comitato di nomina che propone i nomi dei dirigenti, dei direttori e dei direttori associati dei dipartimenti della Conferenza Generale e dei presidenti delle Divisioni. Il presidente della Conferenza Generale è scelto per primo e si unisce al comitato di nomina per offrire raccomandazioni su tutte le altre candidature, che il comitato può accettare o rifiutare.

D.: In che cosa questa Assemblea Mondiale sarà diversa e uguale a quelle dei quinquenni passati?
R.:
Una novità di quest’anno è l’uso del voto elettronico, che consentirà una maggiore privacy rispetto alle sessioni precedenti, quando i delegati usavano una scheda per votare. Inoltre, è la prima Assemblea Mondiale tenuta a San Antonio. Come è avvenuto già negli ultimi decenni, si svolgerà in uno stadio di football al coperto, con un centro congressi adiacente. Inoltre, oltre 60.000 persone sono attese nei due sabati dell’assemblea.

D.: Come si potrà essere aggiornati sui lavori dell’assemblea?
R.:
In Italia, il dipartimento Comunicazioni dell’UICCA invierà ai membri di chiesa una newsletter speciale giornaliera con le notizie di quanto avviene a San Antonio. Inoltre, grazie a Hope Channel Italia e alla collaborazione dei delegati italiani presenti all’assemblea, sarà registrato quotidianamente un “video-giornale” che riassumerà gli eventi e le curiosità del giorno.

D.: Quali altre attività accessorie si svolgeranno in concomitanza con l’Assemblea Mondiale, alle quali le persone possono partecipare?
R.:
I membri di chiesa e gli ospiti avranno l’opportunità di attuare progetti di servizio nella città che ospita l’Assemblea Mondiale, tra cui l’iniziativa “Impact San Antonio”, gli eventi di My Whole Life Matters e di More Campaign. Inoltre, la Divisione Nordamericana ospiterà un convegno pastorale, nella vicina città di Austin, prima dell’assemblea.

Assemblea Mondiale. Uno sguardo all’interno del comitato di nomina

Assemblea Mondiale. Uno sguardo all’interno del comitato di nomina

NAD_CaucusL’Assemblea Mondiale è il maggiore organo amministrativo della Chiesa Avventista del Settimo Giorno e si svolge ogni cinque anni. Nei 10 giorni di lavori sono eletti i dirigenti della Chiesa e si decidono le linee guida sul modo in cui essa dovrà compiere la missione.

Per agevolare l’attività amministrativa ufficiale, gli oltre 2.000 delegati hanno l’importante compito di votare le raccomandazioni dei precedenti incontri del Comitato Esecutivo, il secondo più alto organo di governo della denominazione.

Tuttavia, quando è il momento di eleggere i dirigenti, tra i quali il presidente della Chiesa mondiale, i presidenti delle Divisioni e i direttori dei vari ministeri o dipartimenti, sono selezionati 252 delegati per formare il comitato di nomina. Chi sono questi delegati? Come vengono scelti? Quali sono esattamente le loro mansioni?

Formazione del comitato
Il comitato di nomina è composto da 233 delegati provenienti dalle 13 Divisioni e da 19 delegati della sede mondiale della Chiesa, nota anche come Conferenza Generale (CG).

Il procedimento elettorale ha inizio con l’elezione del comitato di nomina, che si forma subito, nel primo giorno dell’Assemblea Mondiale. I delegati, infatti, si riuniscono nei gruppi (o caucus) delle rispettive Divisioni. Ogni Divisione può inviare il 10 per cento dei suoi delegati nel comitato di nomina. La Conferenza Generale, dal canto suo, può inviare l’8 per cento dei suoi delegati. Altro fattore importante, quando si tratta di scegliere i delegati per il comitato di nomina, è che essi siano debitamente accreditati e presenti all’Assemblea Mondiale.

Inoltre, i delegati scelti per far parte del comitato di nomina non possono essere eletti alle cariche dirigenziali della Conferenza Generale e delle Divisioni (presidente, vicepresidente, segretario, sottosegretario, segretario associato, tesoriere, vice tesoriere, tesoriere associato, direttori dei dipartimenti, responsabili del Servizio Auditing) e a quelle di officer delle Divisioni. In altre parole, se un delegato ricopre già un incarico e ha probabilità di essere riconfermato all’Assemblea, non può far parte del comitato di nomina. Nasce spontanea una domanda: “Chi rimane allora per farne parte?”. I comitati di nomina sono pieni di presidenti e dirigenti delle Unioni e delle Federazioni, da membri laici, dai responsabili delle istituzioni (scuole, ospedali, sanatori ed Ellen G. White Estate).

Attori chiave nel comitato di nomina
I 252 membri del comitato di nomina, una volta scelti, vanno in una stanza privata dove iniziano subito a svolgere le proprie funzioni, cominciando con la designazione di presidente, vicepresidente, segretario e segretario associato del comitato. Appena eletto, il presidente del comitato di nomina si insedia e si procede alla scelta degli altri tre ufficiali che vengono informati delle loro responsabilità. A questo punto, il gruppo, diretto dal presidente, inizia il lavoro di selezione dei principali leader della Chiesa.

Bob Kyte, presidente di Adventist Risk Management, nell’Assemblea del 2010 è stato presidente del comitato di nomina. Per lui, un elemento da considerare è la diversità presente nella stanza, non solo in termini di più lingue, ma anche di prospettive differenti sui migliori metodi che il comitato può adottare nel processo di selezione dei nomi.
“Una delle sfide più grandi era cercare di mescolare le culture di tutto il mondo su come si svolgono i compiti nella Chiesa”, ha affermato Kyte.

L’inglese è la lingua ufficiale di tutte le sessioni amministrative della Chiesa mondiale, ma ci sono traduttori presenti durante le riunioni del comitato per assicurare che le informazioni siano effettivamente comprese da coloro che parlano altre lingue.

Altri due attori chiave del comitato di nomina sono i gestori del sistema elettronico tramite cui si esprimono i voti durante le riunioni. Essi documentano ogni nome proposto e tutti i voti conteggiati per ogni incarico. I loro dischi sono conservati presso l’Ufficio archivi, statistiche e ricerche della Chiesa.

Le nomine
All’inizio di ogni giorno, uno degli ufficiali del comitato di nomina presenta una riflessione spirituale. I leader chiedono la presenza di Dio e la sua guida nei lavori.
“Abbiamo pregato prima di ogni voto, chiedendo al Signore di guidarci nella scelta “, ha affermato Kyte.

Il primo incarico a essere preso in considerazione è quello del presidente della CG. Una volta eletto, il presidente ha funzione di consulente del comitato di nomina per la designazione delle altre cariche. Si scelgono quindi i nomi del segretario e del tesoriere della CG e poi i restanti incarichi.

Deciso un nome, un officer del comitato lo notifica al candidato, ma prima informa della non rielezione chi ricopriva già quell’incarico. A volte, sotto la guida dello Spirito Santo, fa più di una semplice notifica.
“In alcuni casi abbiamo incoraggiato i candidati ad accettare la candidatura”, ha spiegato Cindy Tutsch, direttore associato emerito dell’Ellen G. White Estate, che è stata segretaria del comitato di nomina dell’Assemblea Mondiale 2010.

Notificato il nome, gli officer del comitato di nomina sono scortati nella sala in cui si svolgono i lavori assembleari. Il presidente della sessione in corso interrompe tutto ciò che è in fase di discussione per ascoltare il rapporto del comitato di nomina (che può presentare un nome o un gruppo di candidature).

Sebbene il comitato di nomina abbia il compito di fare solo delle proposte, è raro che i delegati respingano un suo rapporto. Se, dopo lettura del rapporto, un delegato ha delle riserve è invitato nel comitato di nomina per esprimere le sue preoccupazioni. Quindi esce e il comitato decide se mantenere la nomina.

L’interazione della Chiesa
Anche se costituito da un pugno di persone rispetto ai 18,4 milioni di avventisti nel mondo, il comitato di nomina ha un ruolo fondamentale per il funzionamento della Chiesa avventista del settimo giorno. È importante che i 252 delegati scelti siano in sintonia con lo Spirito Santo e riescano ad assegnare tutte le cariche durante l’Assemblea.
“È un privilegio assoluto vedere l’interazione della Chiesa”, ha aggiunto Tutsch.

Lo spirito del ’63. La prima Assemblea avventista mondiale

Lo spirito del ’63. La prima Assemblea avventista mondiale

immagine1863-2015David Trim/Maol – Gli avventisti del settimo giorno guardano da tempo ai pionieri per trarre ispirazione. All’inizio di luglio si terrà la Sessantesima Assemblea mondiale della Chiesa e, mentre ci prepariamo per questo evento organizzato a San Antonio, in Texas (Stati Uniti), possiamo imparare qualche lezione e ricevere ispirazione dalla prima Assemblea fondatrice di 152 anni fa, quando i leader avventisti del settimo giorno si incontrarono a Battle Creek, in Michigan, nel maggio del 1863.

L’espressione “i leader avventisti del settimo giorno si incontrarono” suona molto semplice. In realtà, 32 mesi prima non sarebbe stata pronunciabile, poiché fu solo nel meeting del 1° ottobre 1860, tenutosi sempre a Battle Creek, che il gruppo di credenti concordò “di chiamarci avventisti del settimo giorno”. Prima di allora, l’espressione “avventista del settimo giorno” era stata usata, spesso dagli oppositori, in maniera offensiva, per designare i pochi membri dell’ancora disorganizzato movimento emerso dalla grande delusione del 1844, i quali credevano nel settimo giorno, il sabato, nell’immortalità condizionale e nel ministero sacerdotale di Gesù Cristo nel santuario celeste.

In quell’incontro del 1860, ci vollero quattro giorni di dibattiti per raggiungere un consenso sul fatto che, se gli appartenenti al rimanente di Dio avessero organizzato formalmente le proprie chiese locali e adottato un nome comune, non sarebbero finiti nella “Babilonia”. Ma quei pochi passi erano il punto oltre il quale gli avventisti non sarebbero andati. La prospettiva di una qualsiasi organizzazione che fosse al di sopra della congregazione locale era inaccettabile.

Le Federazioni e la Conferenza Generale
Eppure, incredibilmente, due anni e mezzo dopo, gli avventisti di Michigan, Iowa, Vermont, Wisconsin, Illinois, Minnesota e New York avevano organizzato sette associazioni distinte di chiese, denominate Federazioni: due in Iowa, una che riuniva Illinois e Wisconsin e una per ogni altro Stato; in seguito le due in Iowa si fusero in una sola. Molti avventisti del settimo giorno, però, riconobbero che, in effetti, ciò significava la presenza di sei confessioni avventiste, non di una. Quindi, nel marzo del 1863, James White, leader non ufficiale (ma indiscusso) degli avventisti del settimo giorno, pubblicò nell’Advent Review and Sabbath Herald, la rivista che collegava i credenti disseminati nel paese (divenuta in seguito Review and Herald e, oggi, Adventist Review), un appello per l’organizzazione di una “Conferenza Generale”.

I termini “conferenza generale” erano stati usati dai milleriti all’inizio del 1840; infatti, Joseph Bates era stato presidente di una di queste conferenze. Nel 1850, gli avventisti sabatisti erano soliti chiamare “conferenza generale” i meeting aperti a tutti coloro che abbracciavano la dottrina del sabato; si trattava quindi di conferenze, o incontri, generali piuttosto che locali. Tuttavia, nel 1860, diverse denominazioni protestanti degli Stati Uniti usavano il termine federazione (inglese: conference, ndt) per indicare un’associazione permanente di congregazioni ed era questo uso che le Federazioni degli Stati avevano preso in prestito. Inoltre, mennoniti, battisti e metodisti utilizzavano la definizione “conferenza generale” per indicare un’associazione di tali Federazioni. Gli avventisti del settimo giorno, molti dei quali provenivano dal mondo battista e metodista, conoscevano questo utilizzo.

Probabilmente, l’annuncio di James White nel numero del 10 marzo 1863 della Review è sembrato ad alcuni sabatisti solo un appello a organizzare un’altra assemblea generale, anche se suggeriva che sarebbero state discusse importanti questioni di interesse comune. Egli scriveva, infatti:

“Raccomandiamo che la Conferenza Generale si svolga a Battle Creek in concomitanza con l’Assemblea della Federazione dello Stato del Michigan e prima possibile…. Immaginiamo che sia con piacere che i fratelli di altri Stati e del Canada invieranno alla Conferenza Generale i delegati o le lettere in cui esprimono il loro parere sulla migliore linea d’azione da seguire, e le loro richieste sulla Conferenza”.
J. White suggeriva poi la fine di maggio come miglior periodo e, poco dopo, fu concordata la data.

Il primo giorno della prima Assemblea mondiale 
Mercoledì 20 maggio 1863, 20 leader dell’embrionale movimento avventista si incontrarono a Battle Creek. Alcuni arrivarono nel corso della giornata e fu solo alle 18.00 che si riunirono nella Second Seventh-day Adventist Meeting House.

Parteciparono 18 delegati provenienti da cinque delle sei Federazioni di Stato esistenti: Michigan, New York, Illinois e Wisconsin, Minnesota e Iowa. La Federazione del Vermont (che comprendeva le chiese sul confine canadese del Quebec) non inviò delegati a Battle Creek, ma due ne arrivarono dalle chiese avventiste dell’Ohio, non ancora organizzate in Federazione. Erano presenti anche alcuni membri della chiesa di Battle Creek, che non erano delegati ufficiali della Federazione del Michigan, ma osservatori interessati al procedimento. Tutti i delegati ufficiali erano uomini, anche se c’era almeno una donna, Ellen G. White, tra le persone del posto che parteciparono come spettatori. Due delegati ufficiali erano membri laici, senza cioè nessuna credenziale pastorale e costituirono due terzi della prima Commissione di nomina della Conferenza Generale!

Il primo atto dei 20 delegati fu di eleggere un presidente temporaneo (fu votato Iotam M. Aldrich) e un segretario (fu scelto Uriah Smith). Aldrich aveva 35 anni ed era diventato avventista sabatista solo nel 1860; Smith aveva 31anni e, incredibilmente, non era un delegato, ma uno degli osservatori di Battle Creek. Questi due fatti ci dicono qualcosa sui fondatori della nostra chiesa. Molti di loro erano giovani ed erano pragmatici. Là dove scorsero il talento, lo utilizzarono per diffondere il messaggio del terzo angelo.

Dopo aver eletto presidente e segretario, i delegati e gli osservatori cantarono insieme l’inno 233, “Long Upon the Mountains”, di Annie R. Smith, tratto dall’innario che James White aveva pubblicato nel 1861 (in pratica era una revisione di un primo innario che aveva stampato nel 1849). Poi John N. Loughborough, del Michigan; Charles O. Taylor, di New York; e Isaac Sanborn, del Wisconsin, furono scelti per la Commissione che doveva esaminare e verificare le credenziali dei delegati. Anche tutto ciò ci dice qualcosa sugli uomini che fondarono la Conferenza Generale: amavano cantare gli inni e valorizzarono la corretta procedura e le commissioni. Alcune caratteristiche della nostra chiesa risalgono proprio alle nostre origini!

I delegati, allora, puntualmente presentarono le proprie credenziali per l’approvazione. Nessuno degli originali è giunto fino a noi, anche se abbiamo le credenziali dell’Assemblea del 1864 e una è riprodotta in foto. Quando la prima Commissione della Conferenza Generale completò la sua attività (con solo 20 credenziali da controllare non deve aver preso molto tempo), la seduta fu aggiornata al mattino seguente.

Fondazione della Conferenza Generale
Giovedì 21 maggio 1863 fu il grande giorno. Prima di tutto si scelsero otto uomini per redigere lo statuto: Sanborn, del Wisconsin; Loughborough e Joseph H. Waggoner, del Michigan; John N. Andrews e Nathan Fuller, di New York; B. F. Snook, dello Iowa; Washington Morse, del Minnesota; e H. F. Baker, dell’Ohio. Essi riferirono subito che un certo lavoro preparatorio era stato fatto prima della sessione e lo statuto fu poi approvato all’unanimità. La Conferenza Generale degli Avventisti del Settimo Giorno era quindi stata fondata ufficialmente. Più che di un meeting periodico, si trattava di un’associazione permanente che avrebbe avuto assemblee annuali, con uno statuto, tre officer (presidente, segretario e tesoriere) e un comitato esecutivo.

Successivamente si tennero le elezioni. John Byington fu infine eletto presidente (e prese il posto fino ad allora di Aldrich); Eli Walker (un altro residente di Battle Creek, che non era delegato) fu scelto come tesoriere; Uriah Smith fu nominato segretario. George Amadon, del Michigan, e John Andrews furono eletti tra i componenti del comitato esecutivo, insieme con Byington. Fu quindi formata una commissione (J. N. Loughborough, I. Sanborn, W. H. Brinkerhoff, J. M. Aldrich e W. Morse) per elaborare un modello di statuto per tutte le Federazioni degli Stati e la seduta fu aggiornata al sabato sera, 23 maggio. Quando ripresero i lavori, dopo il tramonto, i delegati approvarono il modello di statuto (che tutte le Federazioni che desideravano far parte della Conferenza Generale avrebbero dovuto adottare), e formarono un’altra commissione (White, Andrews e Smith) che aveva il compito di riferire all’Assemblea del 1864 sulle norme che le chiese locali dovevano seguire per essere organizzate. Poi l’Assemblea del 1863 si concluse. Mentre la “conferenza generale” all’inizio del 1860 durò quattro giorni interi, la prima Assemblea della Conferenza Generale svolse le sue mansioni in un giorno intero e in due brevi incontri serali.

Onestà, amore e umiltà
È impressionante che si sia ottenuto tanto in così poco tempo, perché i nostri pionieri erano capaci di dibattiti bruschi e schietti. Quando non erano d’accordo lo dicevano con franchezza. Ma la loro tendenza ad esprimersi apertamente non deve essere fraintesa.

Nel giorno iniziale della conferenza del 1860, James White cominciò il suo primo messaggio rivolgendosi alla presidenza secondo la corretta procedura, ma lo fece in un modo unico. Il presidente era Joseph Bates, che J. White conosceva da 20 anni. Le sue prime parole furono: “Fratello presidente (mi permetterai di chiamarti “fratello presidente” invece di “signor presidente” che è un’espressione estremamente fredda)”. L’uso di questa espressione indica che i nostri fondatori avevano investito tutto nel grande movimento del secondo avvento. Erano legati da vincoli di profondo affetto. A volte dissentivano l’un l’altro con vigore, ma poi cantavano gli inni e pregavano insieme.

Ci fu meno dibattito nel 1863, rispetto al 1860, in parte perché prevalse uno spirito cristiano, ma anche perché i delegati avevano in gran parte raggiunto un consenso sui punti chiave prima che arrivassero. Nella Review, Uriah Smith scrisse con soddisfazione: “Forse nessun precedente incontro a cui abbiamo avuto la gioia di partecipare è stato caratterizzato da una tale unità di sentimenti e armonia di opinioni. In tutti i passi importanti compiuti durante questa Conferenza… non vi è stata alcuna voce di dissenso, e… dubitiamo che ci sia stato anche alcun pensiero in disaccordo”.

È stato questo uno dei motivi per cui così tanto è stato compiuto in poco più di un giorno. Sicuramente, come suggerito in precedenza, alcuni degli otto membri della Commissione per lo statuto avevano preparato una bozza in anticipo. Ciò è stato del tutto corretto, poiché tutti coloro che si erano riuniti a Battle Creek sapevano di aver bisogno di essere più uniti e organizzati se votarono, il 23 maggio 1863, che si doveva compiere “la grande opera di diffusione della luce sui comandamenti di Dio, la fede di Gesù e le verità collegate al messaggio del terzo angelo”. Il preambolo dello statuto della Conferenza Generale dichiara: “Al fine di garantire unità ed efficienza nel lavoro, e di promuovere gli interessi generali della causa della verità presente”.

Impariamo quindi qualcos’altro dai nostri fondatori: nonostante i dibattiti degli anni 1850, nel 1863 era chiaro il bisogno di unità per compiere la missione ricevuta da Dio. Missione che era al primo posto nei loro pensieri, più delle questioni personali. Possiamo essere sicuri di ciò perché, a dispetto dei commenti di Uriah Smith, vi è stato un momento di disaccordo nel 1863.

James White era stato eletto presidente all’unanimità, ma rifiutò l’incarico. Dopo una lunga discussione, tra coloro che esprimevano le ragioni per cui doveva accettare l’incarico e l’interessato che spiegava perché non doveva, le dimissioni furono alla fine accolte e, al suo posto, fu eletto presidente John Byington.

Non è stata data alcuna motivazione al rifiuto di James White, ma credo che possiamo immaginarla. Egli sosteneva da diversi anni la necessità di un’organizzazione e sicuramente voleva fosse chiaro che era ciò di cui il movimento aveva bisogno, non un modo per cercare di diventare presidente. Essendo Ellen White sua moglie, quasi certamente voleva pure evitare di essere paragonato a Joseph Smith e Brigham Young dei mormoni, i presidenti della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni che si erano anche auto proclamati profeti. Mai come in questo momento emersero le qualità personali di J. White che discusse a lungo con i suoi fratelli perché non lo designassero quale loro leader. Mise l’unità e la missione della nuova denominazione al di sopra di tutti i fattori personali.

Lo spirito evangelistico
Nel periodo in cui i lavori erano sospesi, dal giovedì sera alla sera del sabato, i leader avventisti si dedicarono alla loro attività preferita: l’evangelizzazione. Uriah Smith riporta che, venerdì 22 maggio, la tenda evangelistica della Conferenza del Michigan (definita dalle generazioni successive “la grande tenda”) “fu eretta sul prato”, presso l’ufficio della Review and Herald. Si tennero otto incontri di evangelizzazione, a cui parteciparono i delegati, interrotti dal servizio di culto di sabato 23 maggio, tenuto anche nella Second Meeting House. I lavori dell’Assemblea si conclusero, infine, con il battesimo di otto nuovi credenti, nella mattinata di domenica 24 maggio.

Ecco un ultimo punto da considerare sui nostri fondatori. Valorizzarono i comitati, la procedura e l’organizzazione, ma solo come mezzi per raggiungere ciò su cui avevano fisso lo sguardo: la fine dei tempi, il ritorno di Cristo e la mietitura del raccolto.

Lo spirito del ’63
Lo spirito del ’63 è ancora importante per noi avventisti del settimo giorno, mentre aspettiamo la Sessantesima Assemblea mondiale a San Antonio, e per il futuro del movimento del grande secondo avvento. Abbiamo bisogno dello stesso impegno per l’unità e la missione; abbiamo bisogno di continuare a seguire le corrette e consolidate procedure; e abbiamo bisogno della stessa volontà di utilizzare tutti i membri della Chiesa, trovando il modo di affermare la loro consacrazione e tutti i loro talenti.

Dobbiamo avere anche la medesima volontà di parlare chiaramente gli uni agli altri; ma abbiamo ugualmente bisogno dello stesso amore reciproco di fratelli e sorelle in Cristo; e la stessa volontà di mettere la missione profetica di questa chiesa al di sopra di ogni fattore personale.

Senza queste caratteristiche, la Conferenza Generale non sarebbe stata fondata nel 1863; senza di esse la nostra chiesa non si sarebbe diffusa in tutto il mondo. Solo se le possediamo e abbiamo una profonda relazione personale con il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, saremo in grado di compiere la missione profetica che Dio ha affidato agli avventisti del settimo giorno, i quali si sono uniti per la missione nella prima Assemblea mondiale del 1863.

 

I membri di chiesa nel mondo superano per la prima volta i 18 milioni

I membri di chiesa nel mondo superano per la prima volta i 18 milioni

M33-Mondo_statistica membri nel mondoMaol/Ann – Il numero dei membri avventisti battezzati ha per la prima volta superato 18,1 milioni nel mondo, ma G. T. Ng, segretario della Chiesa mondiale, non festeggia; esprime invece sgomento per le tante persone che sono andate via.

«È facile battezzare, ma è molto più difficile mantenere i nuovi membri nella chiesa», ha affermato Ng in un’intervista. «Mantenimento e nutrimento dovrebbero essere sullo stesso lato della medaglia, ma a quanto pare il battesimo ha più glamour. … Così abbiamo un problema intrinseco: le defezioni ci sono, ma non se ne parla molto».
Durante il rapporto, presentato domenica 12 ottobre al Consiglio annuale della denominazione mondiale, G. T. Ng ha tuttavia fatto presente l’importanza di soffermarsi sulla questione.

I membri avventisti sono aumentati dell’1,5 per cento, arrivando a 18.143.745, dai 17.881.491 dell’anno precedente, secondo gli ultimi dati. Per il decimo anno consecutivo, oltre un milione di persone si sono unite alla chiesa (1.091.222, per l’esattezza), ma contemporaneamente 828.968 persone sono state rimosse dai registri per morte, aver lasciato la chiesa o essere scomparse.

Alcune delle cancellazioni sono la conseguenza dell’iniziativa di controllo dei registri in corso presso le chiese locali, per togliere i nomi dei membri irraggiungibili che non frequentano da diverso tempo, ha precisato David Trim, responsabile degli archivi mondiali della denominazione, che compila i dati. Senza questa verifica, gli avventisti sarebbero oggi 25 milioni, secondo Ng. Mostrando un’altra statistica, Ng ha affermato che, negli ultimi 40 anni, 31,8 milioni di persone sono state battezzate, mentre 11,4 milioni sono andate via o non hanno fatto sapere più nulla. Il dato non comprende coloro che sono morti.

Per Ng, molte di queste persone sono andate via perché la comunità non è stata attenta alla loro cura spirituale. Un esempio recente è il caso del gruppo di persone di un piccolo villaggio nel nord dell’India, entrati a far parte della chiesa dopo una serie di conferenze, e riconvertitisi all’induismo alla fine di agosto. L’incidente, che ha fatto scalpore nei media indiani, ha sollevato timori tra i cristiani per le riconversioni forzate, illegali nel paese. Ma una task force avventista, inviata nel villaggio di Asroi, ha scoperto che, dopo il loro battesimo avvenuto nel 2005, i 33 ex membri avevano ricevuto poca cura e sostegno spirituale dalla dirigenza della chiesa (vedi Notizie Avventiste 33, del 7 ottobre). Allo stesso tempo erano stati ardentemente corteggiati dagli attivisti indù. Solo sei persone sono rimaste sui registri di chiesa quando le riconversioni hanno avuto luogo.

Dopo l’episodio, i leader avventisti della regione Asia meridionale (Sad) della Chiesa, che comprende l’India, si sono impegnati a sostenere di più i membri. «Dobbiamo occuparci con cura dei nuovi membri e aiutarli a essere radicati nella Parola», ha affermato T. P. Kurian, direttore delle Comunicazioni nella regione Sad, in una recente e-mail.

Tra le altre statistiche, Ng ha osservato che la crescita è stagnante nei paesi dell’emisfero settentrionale e in Australia, ma esplode nel sud del mondo, soprattutto in Centro e Sud America, Africa e Asia meridionale. Inoltre, sembra che la crescita modesta avvenuta in Nord America e in Europa sia dovuta in gran parte agli immigrati dall’emisfero meridionale.

Guardando alla situazione globale della Chiesa, Ng ha fatto notare che vi è una grande fetta del mondo in cui le persone non hanno avuto la possibilità di sentire parlare della prima venuta di Gesù e ancor più del suo ritorno. La Chiesa è sì presente in circa 230 paesi, ma vi sono altri 22 paesi riconosciuti dalle Nazioni Unite dove la denominazione non esiste. Inoltre, in paesi in cui la presenza avventista è folta, essa riguarda solo pochi gruppi di persone. In Kenya, per esempio, molti degli 800.000 avventisti provengono principalmente da due gruppi linguistici, mentre gli altri 40 gruppi sono in gran parte non raggiunti. Lo stesso vale per la Thailandia, dove la maggior parte dei membri provengono da gruppi minoritari.

Il presidente Wilson chiede maggior impegno ed esprime quattro preoccupazioni

Il presidente Wilson chiede maggior impegno ed esprime quattro preoccupazioni

M34-WilsonMaol – Il 14 novembre, Ted N. C. Wilson, presidente della chiesa avventista mondiale, ha tenuto un discorso sullo stato della denominazione: ha presentato  aggiornamenti sulla missione e la crescita, ha evidenziato alcune preoccupazioni, tra cui la disunione e la mancanza di partecipazione.

Il discorso annuale più importante del presidente avventista è stato tradizionalmente pronunciato nel momento del sermone del sabato durante il Consiglio annuale, in cui il Comitato esecutivo della chiesa avventista si riunisce per circa una settimana. Quest’anno, però, il past. Wilson ha introdotto una novità, ha pronunciato il suo discorso direttamente in video.

Egli ha affermato che il «risveglio» dovrebbe essere la priorità assoluta della Chiesa e ha citato Ellen G. White che ha scritto: «Ciò di cui abbiamo maggiore e più urgente bisogno è un risveglio della vera pietà».

Ha ricordato le diverse iniziative in corso dal 2010: la preghiera 777 in vista del risveglio da effettuare ogni giorno della settimana alle ore 7.00 e alle 19.00; il progetto di distribuzione di 140 milioni di copie del libro Il gran conflitto; e il recente lancio del ministero della salute globale in tutto il mondo.

Nel suo discorso, il presidente ha evidenziato quattro «malattie spirituali» alquanto diffuse tra i membri di chiesa:
– La perdita dell’identità avventista del 7° giorno che colpisce  alcuni pastori e membri.
– La «crescente ondata di mondanità» in molte chiese avventiste.
– Il «pericolo della disunione».
– L’apatia spirituale e la mancanza di partecipazione.

«Troppi pastori e membri non riconoscono o hanno dimenticato la divina vocazione profetica che Dio ci ha dato come chiesa», ha aggiunto Wilson.
Per quanto riguarda la «mondanità» sempre più presente nella chiesa, Wilson ha affermato che «gli standard una volta amati dagli avventisti del 7° giorno per quanto riguarda l’alimentazione, l’abbigliamento, lo svago, il divertimento e l’osservanza del sabato, diventano rapidamente cose del passato».

Wilson ha lamentato che l’impegno storico della chiesa a favore di una vita sana non è rispettato da molti membri. «C’è qualcosa che non va quando il messaggio avventista sulla salute, che tanta gente onesta di cuore accetta in varie parti del mondo, non ha alcun effetto o è considerato come legalismo o fanatismo, piuttosto che un dono glorioso di un Creatore amorevole».

Per quanto riguarda l’unità della chiesa, ha citato le parole di Ellen G. White: «L’unità è la forza della chiesa». Wilson ha ribadito che gli avventisti hanno un buon sistema organizzativo e dei regolamenti mondiali che aiutano a tenere unita la chiesa «come una famiglia mondiale». Ha poi aggiunto: «Prego che ognuno di noi metta da parte le proprie opinioni personali per il bene del corpo di Cristo, e che cammineremo insieme verso il regno di Dio».

Per quanto riguarda l’apatia spirituale, Wilson ha affermato che i membri  non crescono spiritualmente senza il coinvolgimento attivo nella vita della chiesa e nel servizio. «Dobbiamo esaminare la nostra vita per assicurarci che Dio stia operando in noi, e parlo pure per me stesso. Fratelli e sorelle, rivolgo al vostro e anche al mio cuore l’appello di consacrarci pienamente, completamente e totalmente a Cristo», ha affermato Wilson prima di terminare il suo discorso con una preghiera in cui ha domandato a Dio di benedire i membri delle chiese avventiste e tutti coloro che cercano le «verità della Bibbia».

Presto sarà disponibile in italiano, su Hope Channel Italia, il video con il messaggio integrale del presidente Wilson.

 

Bilancio di un anno della Chiesa avventista mondiale. Più voce ai giovani

Bilancio di un anno della Chiesa avventista mondiale. Più voce ai giovani

csm_ac-professor-ng_4305dbe32dNotizie Avventiste – La denominazione continua a crescere soprattutto in Asia meridionale, America Latina e Africa del Sud, arrivando a circa 18 milioni di membri in tutto il mondo. È uno dei primi dati presentati con soddisfazione dal pastore G. T. Ng, segretario esecutivo della Chiesa avventista mondiale, durante il Consiglio annuale, svoltosi a Silver Spring, negli Stati Uniti, la scorsa settimana.

Sono stati globalmente oltre 1,1 milioni i battesimi celebrati in un anno. “Ogni giorno, 3.052 persone si uniscono alla chiesa. Sono 127 persone ogni ora, due ogni minuto, e lodiamo Dio per questo”, ha affermato G. T. Ng.

Il rapporto del segretario ha anche confermato le tendenze emerse già diversi anni fa: le nazioni dell’emisfero settentrionale sperimentano una crescita lenta, mentre la chiesa è in piena espansione in gran parte dell’emisfero meridionale. Circa 6,6 milioni di membri vivono in Africa; 5,8 milioni sono in America Latina; e 3,4 milioni in Asia.

Se la crescita è lenta nei Paesi settentrionali del mondo, resta alto il loro contributo in decime e offerte, nonostante la crisi economica.
La denominazione mondiale, che si regge sul sistema biblico della restituzione della decima, ha ricevuto 2,33 miliardi di dollari in totale lo scorso anno. La decima restituita nella regione dell’America settentrionale è aumentata di circa l’1 per cento nel 2012, rispetto all’anno precedente, arrivando a 933.000.000 di dollari. La decima delle altre regioni nel mondo è aumentata del 4,4 per cento, per un totale di circa 1,4 miliardi di dollari.

Anche le offerte per le missioni sono aumentate del 6 per cento nel mondo, arrivando a circa 60 milioni di dollari. A questa somma si aggiungono i 23 milioni di offerte donate in America del Nord, con un 2,6 per cento di aumento.

csm_ac-lemon_858c1df3c7Robert E. Lemon, tesoriere presso la sede mondiale della Chiesa, commentando i risultati ha affermato che la generosità dei membri di chiesa guidati dallo spirito di Dio, e non gli stanziamenti, porterà a termine l’opera della chiesa; sono i giovani, più degli amministratori di alto livello, che accenderanno tale opera.

“È tempo che diciamo ai nostri giovani che abbiamo fiducia in loro non solo per ciò che possono fare, ma anche per le decisioni che possono prendere nella gestione delle finanze della chiesa”, ha proseguito Lemon.

“È interessante come la nostra percezione della gioventù sia cambiata”, ha aggiunto il tesoriere generale, notando che, ripercorrendo la storia della Chiesa avventista, la maggior parte dei suoi fondatori erano adolescenti o poco più che ventenni. “Quando la chiesa è stata fondata 150 anni fa, i giovani non erano i trentenni o quarantenni che oggi sono definiti  ‘giovani’ amministratori”, ha osservato Lemon.

Egli ha esortato i delegati a sfruttare la prossima opportunità di “lasciare ai giovani un posto al tavolo delle decisioni”. Nei primi mesi del 2014, ciascuna delle 13 regioni della chiesa selezionerà i propri delegati per la Sessione della Conferenza Generale, l’organismo amministrativo più elevato della denominazione, che si svolgerà nel 2015.

“Abbiamo i giovani. Abbiamo le donne, che costituiscono la maggioranza della nostra chiesa. Abbiamo i fondi. E abbiamo le benedizioni del Signore. … Siamo una chiesa, una famiglia con un lavoro da finire”, ha concluso Lemon rivolto ai delegati.

Pin It on Pinterest