La Spezia. Decesso

La Spezia. Decesso

Debora e Elena Melzi – “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” ( Atti 20:35 ). Un testo biblico che riassume un’intera vita. Quella di nostra mamma, Paola Gianrossi, vedova Melzi. È stato così per tanti anni, nonostante le situazioni tragiche della sua vita, accadute fin dall’infanzia. Una vita dedicata agli altri: ad aiutare, incoraggiare, sostenere, insegnare, dare l’esempio con coerenza e con tanta determinazione. È stato così fino a quando ne ha avuto la possibilità, come dice l’apostolo Paolo ai cristiani della Galazia: “finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti” (Galati 6:10).

Dopo una vita trascorsa fino all’ultimo istante con la certezza dell’intervento di Dio in ogni circostanza, si è addormentata nel Signore il 6 dicembre scorso.

Grazie mamma di averci insegnato e mostrato il bello della vita vissuta mano nella mano con Gesù.
Grazie di essere stata ingegnosa e creativa, sempre disponibile, studiosa delle Sacre Scritture e desiderosa di condividere questo meraviglioso messaggio d’amore, perdono, restaurazione e salvezza.

Adesso tu riposi e noi proseguiamo questo cammino di condivisione e di proclamazione, certi che ci ritroveremo per una grande festa nel cielo.
La più preziosa eredità che ci hai lasciato è la fiducia in Dio: questo Dio così vicino a noi, che ha cura di noi, che ci guida, ci ispira, ci perdona, ci salva!
La nostra mamma è stata un dono prezioso per tutta la famiglia, ringraziamo Dio per questo. È stata mamma e ha fatto anche le veci del papà.

Si è spento B. B. Beach, pioniere della libertà religiosa

Si è spento B. B. Beach, pioniere della libertà religiosa

Per decenni ha rappresentato la Chiesa avventista presso le altre denominazioni e gli organismi civili.

Lina Ferrara – Vi è una persona che, per oltre mezzo secolo, ha “costruito ponti di fede, amicizia e libertà” in diversi ambienti istituzionali del mondo. È Bert Beverly Beach, pastore avventista e plurilaureato, che ha servito la Chiesa come responsabile del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa e ha saputo creare relazioni interconfessionali su scala globale, basate sul reciproco rispetto.
Il 14 dicembre, all’età di 94 anni, B. B. Beach si è addormentato nel Signore a Silver Spring, in Meryland, negli Stati Uniti. Era un uomo di fede, dal carattere aperto e amichevole, con una verve umoristica che lo ha accompagnato nell’intera sua vita.

Come Notizie Avventiste lo avevo intervistato nel 2013, in occasione della pubblicazione del suo libro Ambassador for Liberty (Ambasciatore della libertà) che raccoglie il ricco bagaglio di esperienze e di consigli dell’autore, ma anche un pezzo significativo della storia della libertà religiosa nel mondo. Un capitolo è dedicato all’Italia, perché B. B. Beach è stato direttore dell’Istituto avventista “Villa Aurora” di Firenze per sei anni.

In suo ricordo, riproponiamo l’intervista.

Notizie Avventiste: Nel suo libro di memorie ha riassunto il grande lavoro svolto in favore della libertà religiosa. Come si è evoluta la libertà religiosa negli ultimi cinquant’anni? 
Bert Beverly Beach: Mezzo secolo è un bel numero pieno. Esattamente 55 anni fa lasciai l’Italia, dopo sei anni felici e fecondi come direttore della scuola avventista di Firenze. Tuttavia, vorrei iniziare a rispondere alla domanda andando indietro di 65 anni, e cioè al 1948, quando mi laureai al Pacific Union College in California. Fu un anno di speranza. La Seconda guerra mondiale si era da poco conclusa e la democrazia e la libertà avevano vinto sulle dittature e la tirannia. Pochi mesi dopo la mia laurea, le Nazioni Unite, da poco istituite, approvarono la Dichiarazione universale dei diritti umani che all’articolo 18 affermava chiaramente e con forza la libertà religiosa. Il 1948 fu anche l’anno della fondazione del Consiglio Mondiale delle Chiese. Nella sua prima assemblea, le 147 chiese fondatrici approvarono un buon documento in sostegno della libertà religiosa.

Il cammino in favore della libertà religiosa proseguì nel 1965, quando il Concilio Vaticano II approvò la sua dichiarazione sulla libertà religiosa. Questo fu davvero un punto di svolta per la Chiesa cattolica romana che, dopo una lunga storia di persecuzione nei confronti dei non-cattolici, ora afferma che nessuno ha il diritto di impedire a una persona di credere e praticare la propria religione. Ho vissuto e visto i risultati di questo passo da gigante in posti come la Spagna e l’Italia.

Quando arrivai in Italia, nel 1952, per servire come direttore dell’Istituto “Villa Aurora”, due delle nostre chiese erano state chiuse dalle autorità governative. I miei mobili e i beni a un certo punto rimasero in dogana a Firenze per oltre quattro mesi, senza dubbio a causa della mia religione. Oggi, vi è una legge che regola i rapporti tra la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno e lo Stato italiano che, tecnicamente parlando, non hanno nemmeno negli Stati Uniti. Essa riconosce molti diritti, compresa l’osservanza del sabato. Inoltre, ora c’è anche la separazione tra Chiesa e Stato in Italia. Chi avrebbe mai pensato, 50 anni fa o giù di lì, che ciò sarebbe stato possibile?

Il maggior successo per la libertà religiosa fu la Dichiarazione delle Nazioni Unite sulla libertà religiosa del 1981, per la quale lavorammo per diversi decenni. I nostri sforzi ebbero successo grazie anche al mio collega, il dott. Gianfranco Rossi, che riuscì a far includere una frase in cui si afferma il diritto di ogni persona a osservare i giorni di riposo in conformità con i precetti della propria religione. Vi è anche l’Atto finale di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, che permette a qualsiasi Paese firmatario di esaminare la situazione della libertà religiosa in un altro Paese firmatario. Una novità nelle relazioni diplomatiche internazionali.

Poi arrivò il maremoto di libertà seguito al crollo del comunismo totalitario nell’Europa orientale e la fine dell’Unione Sovietica. La Chiesa avventista fu ammessa con status consultivo presso il Consiglio economico e sociale dell’Onu (Ecosoc), obiettivo molto difficile da raggiungere quando il comunismo controllava ancora i governi di molti Paesi.

Quindi, ci sono stati progressi nella libertà religiosa ma sono sorti anche nuovi problemi. L’ondata di libertà religiosa nell’Europa orientale si è un po’ ritirata. Ciò è dovuto in gran parte alla collaborazione tra nazionalismo e desideri storicamente radicati di riconoscimento e supremazia delle ex chiese di stato. In un’altra parte del mondo, in India, dove la libertà religiosa è riconosciuta ufficialmente, ci sono forze indù all’opera, a volte con violenza, che mirano a limitare le chiese cristiane e la testimonianza.

Nei Paesi musulmani del Medio Oriente e del Nord Africa (e anche in altre parti dell’Africa), ora che l’influenza del colonialismo europeo non protegge più il cristianesimo, vi sono crescenti sforzi per limitare la presenza e la testimonianza cristiana. Infatti, islamisti e altri estremisti vogliono eliminare il cristianesimo in quei Paesi. Il risultato è che decine di migliaia di cristiani vanno via da queste zone.

Un altro problema che si è manifestato recentemente è il conflitto, potenziale e reale, tra la libertà religiosa e gli altri diritti umani. Si discute e sostiene che quando vi è conflitto tra diritti umani “concreti”, come guadagnarsi da vivere, controllo delle nascite o diritti degli omosessuali, ed “eterei e celestiali” diritti di libertà religiosa, è quest’ultima che perde!

N. A.: Quali sono stati i problemi più difficili che ha dovuto affrontare? 
B. B. B.: Certamente, i problemi di libertà religiosa nei Paesi comunisti e quelli nei Paesi cattolici prima del Concilio Vaticano II sono stati a volte molto difficili. In Albania, poi, erano “super difficili”. Vi era stato un martire avventista collegato alla Chiesa italiana. A Tirana, dopo la caduta del regime ateo di Enver Hoxha, abbiamo organizzato e condotto, insieme con Ray Dabrowski, il primo congresso sui diritti umani e la libertà religiosa realizzato nel Paese, a cui hanno partecipato ministri del governo, leader religiosi, il rettore dell’Università. È stato uno dei momenti più edificanti della mia vita. In quella occasione ho tenuto il discorso di apertura.

Senza dubbio, il maggiore e più difficile problema di libertà religiosa da affrontare è stato nei Paesi musulmani. L’islam non comprende e non accetta il concetto di separazione tra Chiesa e Stato. Vi sono difficoltà nel praticare il culto cristiano tra i musulmani, che aumentano notevolmente se si vuole evangelizzare. Diversi Paesi prevedono la pena di morte per chi si converte dall’islam al cristianesimo. La Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 sostiene chiaramente “il diritto di cambiare religione”. Se la dichiarazione non fosse stata votata 65 anni fa, non credo che oggi sarebbe stato possibile includere tale diritto. Troppo forte sarebbe l’opposizione di decine di nazioni musulmane. Anche i “musulmani liberali” in generale non approvano l’evangelizzazione cristiana tra i musulmani.

Un problema che abbiamo dovuto affrontare, e di cui non mi piace parlare, è un problema interno della chiesa. In diverse parti del mondo, gli avventisti supportano poco il Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa. Ciò avviene specialmente nei Paesi in cui la situazione della libertà religiosa sembra relativamente buona e tranquilla. In alcune chiese, il dipartimento difficilmente esiste, o è quasi pro forma, affidato a volte a qualcuno con altre responsabilità che hanno un’attenzione prioritaria. Non è il caso dell’Unione italiana, dove da molti anni vi è un dipartimento della libertà religiosa veramente forte e sono grato per questo. Complimenti da un vecchio uomo della libertà religiosa.

La cosa che mi ha sbalordito di più è quando ho sentito di volta in volta delle voci, non troppo forti per fortuna, secondo cui lottando per la libertà religiosa si ritarda la seconda venuta di Cristo. Certamente non sono quelli che soffrono le persecuzioni a fare tali affermazioni prive di senso. Dio, al contrario, invita gli avventisti a tenere alta la bandiera della libertà religiosa per poter portare a termine la missione.

N. A.: Nel frequentare ambienti molto diversi da quello della sua Chiesa, ha mai avuto la sensazione di perdere la sua identità e le sue radici? 
B. B. B.: Nella mia vita ho avuto il privilegio di incontrare e conoscere alcuni dei leader politici e soprattutto religiosi più importanti del mondo. Ho avuto la fortuna di avere alcuni di loro come amici personali. Ho scoperto che gli alti dirigenti sono spesso semplici e meno consapevoli della loro importanza rispetto a quelli che ricoprono incarichi di livello minore. Ho scoperto che i grandi leader possono essere veramente amichevoli. La cosa importante, se si vuole avere degli amici, è essere noi stessi amichevoli, come è scritto nel testo biblico di Proverbi 18:24.

Nei 32 anni in cui sono stato segretario della Conferenza dei Segretari delle Comunioni Cristiane internazionali, ho fatto tantissime cose utili per “i miei amici”. Non ho mai sentito di perdere la mia identità. Ho sempre difeso la mia Chiesa e le sue convinzioni, e preso posizione per esse quando necessario. Sì, l’ho fatto sempre con rispetto e spero con umiltà, con un sorriso e, a volte, con humor, ma sempre con sincerità e correttezza.

Non ho mai perso le mie radici linguistiche. Ho parlato in italiano con i vescovi italiani e spagnoli. Mi ricordo che a un pranzo a Santa Marta in Vaticano, dato da papa Giovanni Paolo II, il vescovo incaricato delle Cerimonie Liturgiche Pontificie (che sta accanto alla sedia o soglio pontificio) mi disse quanto fosse contento di avere, seduto al suo tavolo, un americano che gli parlava in italiano! Ho parlato brevemente in tedesco con papa Benedetto XVI e un grande sorriso ha attraversato il suo volto quando gli ho detto che venivo dall’“Autunno d’oro” della Germania. Mi sono divertito a parlare in dialetto svizzero tedesco con le guardie svizzere, entrando in Vaticano, la sera in cui ero ospite.

A volte mi sono sentito un po’ solo, l’unico avventista in una riunione o sala, circondato da estranei, ma per fortuna alcuni sono presto diventati amici.

N. A.: Secondo lei, la crisi economica può avere delle conseguenze sulla libertà religiosa soprattutto delle confessioni di minoranza? 
B. B. B.: Qualcuno ha affermato che la guerra, soprattutto quella che si protrae, è pericolosa per la libertà. La crisi economica è una sorta di guerra latente. Più a lungo dura, più si colpisce tutti, specialmente i più deboli, i poveri e le minoranze. È evidente, quando il lavoro scarseggia, che i datori di lavoro sono meno disponibili a riconoscere il riposo del sabato o a trovare una soluzione in tal senso per i dipendenti avventisti. La migliore protezione che ho trovato, con l’aiuto di Dio, è quella di essere il migliore dipendente possibile. Da oltre trent’anni faccio parte del Rotary, uno dei principali club di servizio, e l’attuale presidente ama usare l’espressione giapponese “Ichiban”, che significa “fare del tuo meglio”. Questa è una buona parola per ogni avventista. Credo che un bravo datore di lavoro non vorrà perdere un dipendente coscienzioso e fidato. Nelle mie memorie cito un esempio eccezionale in Italia.

N. A.: Viviamo nell’era della globalizzazione; eppure, ovunque nascono nazionalismi radicali. Avendo vissuto, studiato e lavorato in diversi Paesi dei vari continenti, si sente un cittadino del mondo? Quale consiglio darebbe ai giovani in questo senso? 
B. B. B.: Considerando l’escatologia della Chiesa avventista, abbiamo affermato fin dagli inizi del nostro movimento che alla fine ci sarebbero state due superpotenze: una politica e l’altra religiosa. Questa visione profetica sembrava molto improbabile nel 1863, quando è stata organizzata la Chiesa Avventista del Settimo Giorno così come la conosciamo oggi. Gli Stati Uniti erano nel bel mezzo della più grande guerra del XIX secolo, la guerra civile, e si preoccupavano quasi esclusivamente del continente americano. La Chiesa cattolica sembrava implodere, stava perdendo il suo potere come Stato ed era sul punto di perdere la stessa Roma. La “globalizzazione”, di cui si parla nella domanda, era praticamente inesistente. Oggi abbiamo solo due superpotenze mondiali, una è uno stato politico, l’altra una religione, una chiesa veramente “cattolica”. I giovani avventisti devono rendersi conto di ciò e riconoscere l’influenza della globalizzazione, nel bene e nel male.

Un grande potere e una grande influenza producono sempre una reazione che, purtroppo, a volte prende la forma di cieco nazionalismo incondizionato e di una contro-globalizzazione sotto forma di fondamentalismo religioso, meglio inteso come “estremismo religioso”. Il terrorismo attira alcuni giovani, mentre altri scivolano nel dogmatismo religioso e nell’isolazionismo. Io mi considero americano e mi vedo anche come un uomo con una visione globale. Gesù ha detto: “il campo è il mondo”, ma ognuno di noi deve contribuire al “raccolto”, che è “la fine del mondo”. Credo che sotto il cielo italiano Dio abbia un compito da realizzare per ogni persona, un compito che puoi essere in grado di svolgere meglio di chiunque altro. Ellen G. White dice nel libro Educazione cristiana che Cristo scorge in ogni essere umano “infinite possibilità”. Infinito è più grande di nazionalismo, ma è anche più grande di globalizzazione. Invito il lettore a dirigere la propria vita in alto, verso la stella dell’”infinita potenzialità”.

Niscemi. Decesso 2022

Niscemi. Decesso 2022

Daniele Caruso – Il 9 novembre, mio papà, Salvatore Caruso, si è addormentato nel Signore. Da figlio lo descrivo così: un uomo devoto alla famiglia, un papà esemplare che non ha fatto mai mancare nulla in casa, un figlio di Dio molto timorato del Signore e innamorato della chiesa.

Ha svolto diversi incarichi nella comunità avventista di Niscemi. È stato per molti anni anziano di chiesa e ha avuto il privilegio e la gioia di battezzare i suoi figli e le sue nuore. È stato anche tesoriere, responsabile della Scuola del Sabato, della diaconia, dei Ministeri Personali, ecc. Papà è stato un confidente e consigliere per diversi fratelli e sorelle nella fede. Amava molto la chiesa, per essa sacrificava tutto.

Negli ultimi mesi, la malattia lo aveva costretto a stare a casa, ma anche qui, pur malato, continuava a testimoniare di Dio alle persone che venivano a visitarlo, con messaggi della Bibbia e parole di conforto. Una settimana prima di addormentarsi, ha detto a chi lo andava a trovare: “Dio mi ha guarito. Non guardate il mio corpo. Dio mi ha guarito dandomi la sua pace e la salvezza”.

Arrivederci papà, ci riabbracceremo al ritorno di Gesù.

[Foto: Daniele Caruso]

Roma Lungotevere. Decesso 2022

Roma Lungotevere. Decesso 2022

Romina Garelli – Sabato 15 ottobre la comunità avventista di Roma Lungotevere ha salutato Sergio Pacifico che si è addormentato nel Signore mercoledì 12. Nato nel 1933 a Roma, Sergio ha vissuto durante la Seconda guerra mondiale. Proprio in quel contesto è stato salvato grazie a un uomo che durante un bombardamento l’ha coperto con il suo corpo, dando la sua vita per lui. Nella sua gioventù ha incontrato e sposato Amelia, la donna che lo ha accompagnato per tutti i giorni della sua vita. Tramite lei ha conosciuto e la chiesa avventista, ha incontra il Signore e per amore di quel Signore la loro casa è diventata un focolare aperto a tutti.

Attraverso le testimonianze di Ignazio Barbuscia, Gaetano Pispisa, Gianni Amato, Carmela Fontana, Maria Rosa Rodriguez e il messaggio di Daniele Calà e Maria Rosa Cavalieri, anche chi non conosceva Sergio ha potuto captare la sua fede e l’attaccamento al Signore. Alla cara Amelia è stato detto: “Certo, nella vita ci possono essere momenti di sconforto ma Gesù non abbandona mai e ti è sempre vicino!”.

Il past Cornelio Lupu ha officiato la cerimonia funebre e ha ricordato il Salmo 23, sottolineando il verso 4: “Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me”.

La cerimonia è iniziata con il canto “Sopra un monte lontano”, il cui ritornello recita: “Alla croce mi prostro con fè implorando perdono e pietà; e Gesù che si è dato per me, mi regala l’eternità”.

E ancora una volta il caro Sergio è stato salvato da una guerra, ma stavolta… per l’eternità!

[Foto pervenuta dalla comunità in oggetto]

In ricordo di Salvatore Dalfino

In ricordo di Salvatore Dalfino

Notizie Avventiste – Salvatore Dalfino si è addormentato nel Signore lo scorso 13 settembre. Aveva 86 anni. Per molto tempo aveva ricoperto il ruolo di tesoriere dell’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno (Uicca), contribuendo all’avanzamento dell’opera.

La sua scomparsa ha addolorato tutti. Solo pochi giorni prima aveva festeggiato 60 anni di matrimonio insieme alla moglie, Monica Lovato, che aveva sposato il 9 settembre del 1962, circondato dalla famiglia e dai pastori che si sono avvicendati quest’anno nella comunità avventista di Roma Appia, di cui era membro.

Salvatore Dalfino era nato a Palermo il 19 ottobre del 1936. Aveva scelto di seguire Gesù in giovanissima età. A 16 anni era sceso nelle acque battesimali e da allora il suo amore per il Signore non si era mai affievolito. Dopo aver conseguito il diploma di ragioniere, aveva studiato per quattro anni presso l’Istituto avventista di cultura biblica “Villa Aurora” di Firenze.

Nel 1982, era stato chiamato a ricoprire l’incarico di segretario tesoriere presso l’Uicca. Nel 1990 era arrivata la nomina a tesoriere e direttore del Dipartimento dell’Economato cristiano (oggi Ministeri per la Gestione Cristiana della Vita). Aveva continuato a servire la Chiesa italiana come tesoriere dell’Uicca fino a ottobre del 2001, quando era andato in pensione.

Nonostante abbia trascorso buona parte della sua vita tra l’aridità di numeri e bilanci, occupato a far quadrare i conti, Salvatore era un uomo gioviale, dal sorriso contagioso, che traspariva anche dai suoi occhi azzurri.
“Per me è stato come un papà” ricorda un membro della comunità romana “Ero avventista da poco, ero stato battezzato durante il servizio militare, e lui mi ha accolto quando sono entrato per la prima volta nella chiesa di Roma Appia, e ha continuato a farlo”.

Ora Salvatore riposa in attesa della risurrezione. “Ci stringiamo a tutta la famiglia con le nostre preghiere e il nostro affetto in attesa di poterlo riabbracciare al ritorno di Gesù” è stato il messaggio dell’Uicca rivolto alla moglie Monica e alle figlie Giorgia e Roberta.

“Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede” (2 Timoteo 4:7), è il testo dedicato a Salvatore, che rispecchia il suo percorso di vita al servizio del Signore.
I funerali si sono svolti il 15 settembre nella chiesa avventista di Roma Appia.

Como. Decesso settembre 2022

Como. Decesso settembre 2022

Miriam Grek – Il 12 settembre, Giuseppe Loiacono, caro fratello nella fede e membro della chiesa avventista di Como, si è addormentato nel Signore. Nato il 24 luglio 1927 a Santa Margherita di Bellice, in provincia di Agrigento, era stato battezzato il 3 novembre del 1945.

Giuseppe è il fratello maggiore di cinque figliò. Alla morte del padre, aveva assunto la responsabilità della sua famiglia quando aveva solo diciotto anni. Così aveva iniziato a lavorare come colportore avventista nel Nord Italia, trasferendosi dalla Sicilia e portando con sé i fratelli e la madre.

Il 29 giugno 1966, aveva sposato Mirella Mongiusti e vissuto 56 anni insieme, diventando padre e nonno amato. In chiesa aveva ricoperto gli incarichi di anziano e tesoriere, e la comunità lo ricorda come un pilastro. “Benché morto, egli parla ancora”, perché la sua persona è stata apprezzata e stimata.

La chiesa di Como trova la consolazione nella speranza di riabbracciarlo al ritorno di Gesù e trasmette affetto alla famiglia tramite la potenza delle preghiere.

[Foto pervenuta dalla comunità in oggetto]

Ragusa. Decesso 2022

Ragusa. Decesso 2022

Alessandra Covato/Giorgio Bella – La comunità di Ragusa desidera ricordare e salutare Lidia Mazza, deceduta lo scorso 23 marzo a 84 anni.

Lidia era una persona speciale perché era “la zia” di tutti noi. La chiesa avventista di Ragusa le deve tanto perché è stata un pilastro della nostra comunità, un esempio per tutti coloro che hanno avuto l’onore di conoscerla. Descriverla non è facile. Era una donna di fede, amorevole, compassionevole e empatica. Era ospitale, servizievole e presente, sorridente, elegante, sempre attenta ai dettagli. 
Lidia è stata come un profumo soave per tutti quanti noi. Sicuri di rivederla presto, al ritorno di Gesù, il nostro cuore trova speranza nel Signore.

"Cercate di lasciare il mondo in po’ migliore di quanto non l'avete trovato" – R. B. Powell.

 

 

Si è spento il pastore emerito Giuliano Di Bartolo

Si è spento il pastore emerito Giuliano Di Bartolo

Notizie Avventiste – Domenica 12 giugno, il pastore emerito Giuliano Di Bartolo Zuccarello si è addormentato nel Signore alla presenza dei suoi familiari che lo hanno accompagnato nel momento in cui le sue condizioni si sono aggravate. Classe 1935, il 17 maggio aveva compiuto 87 anni.

Il past. Di Bartolo era nato a Ribera, in provincia di Agrigento. Sposato dal 1962 con Grazia Pareto, la loro famiglia è stata benedetta dall’arrivo di tre figlie. Dopo gli studi di teologia presso l’Istituto avventista “Villa Aurora” di Firenze, Giuliano Era entrato in servizio nell’opera nel 1965. Aveva servito numerose chiese nella sua lunga esperienza di pastore, tra cui Rossano, Pisa, Livorno, Treviso, Conegliano, La Spezia, Roma Appia e Roma Ostia. era stato consacrato pastore il 17 aprile 1973. Dal 1992 al 1998 era stato chiamato a occuparsi della “Voce della Speranza”, presso gli uffici di Roma. A giugno del 2000 era andato in pensione e viveva con la famiglia a La Spezia.

Di carattere affabile, sempre sorridente, il past. Di Bartolo voleva che i bambini stessero in chiesa anche durante il sermone e non era raro sentirgli dire dal pulpito: “Non vi preoccupate se i bambini gridano, io grido più forte di loro”. Credeva nell’evangelizzazione tramite la radio. Storica era la sua rubrica “Una parola al giorno”, serie di brevi e incisive riflessioni bibliche trasmesse da radio Rvs.

L’Unione italiana ha espresso cordoglio e vicinanza alla moglie Grazia, alle figlie Silvia, Stefania ed Emanuela, e all’intera famiglia, in questo momento di dolore, nella certezza della risurrezione al ritorno di Gesù.
I funerali si sono svolti in forma strettamente privata, venerdì 17 giugno, officiati dal past. Eugen Havresciuc.
(LF)

In ricordo di Susanna Pagano

In ricordo di Susanna Pagano

Notizie Avventiste – A due mesi dalla scomparsa, desideriamo ricordare Susanna Pagano, scrittrice, poetessa e saggista avventista. Nata a La Maddalena, in provincia di Sassari, il 6 luglio del 1927, aveva 19 anni quando venne battezzata, nel lontano 1946, nella chiesa avventista. La sua è stata una vita di fede e amore per il Signore. Si era laureata in pedagogia e aveva conseguito l’abilitazione all’insegnamento delle materie letterarie e del latino. Aveva iniziato a lavorare nell’Opera avventista nel 1947, presso la casa editrice Adv (allora Araldo della Verità) a Firenze. Aveva messo a disposizione i suoi talenti fino al pensionamento, insegnando a Villa Aurora e poi lavorando presso l’allora Federazione italiana (oggi Uicca).

Era una “insegnante molto seria, molto comprensiva e disponibile, attaccatissima alla fede avventista, persona sincera e buona” dice di lei Rolando Rizzo, pastore emerito, dalle pagine del mensile Il Messaggero Avventista (luglio-agosto). 
Susanna aveva anche collaborato alla redazione del primo Corso biblico per corrispondenza illustrato. “A mio avviso, un lavoro ottimo per i tempi” sottolinea Rizzo. 
La sua scheda di lavoro è un pezzo di storia della Chiesa avventista in Italia. Reca infatti le firme di presidenti come Fenz, G. Cupertino (senior), Cavalcante, Agnello, Maggiolini; e di direttori dell’Istituto avventista come B. B. Beach, Agnello, Santini.

Da quando era andata in pensione, Susanna viveva a Forlì. Nella sua lunga vita ha pubblicato numerose opere, come riporta il sito literary.it: Armonie di vita, natura e fede (1977), Credere: poesia come fede (1984); Natura educatrice (1989), Senso del sacro e voce della natura nella letteratura italiana (1991), Mondo umano, naturale e sovrannaturale in Manzoni (1992), Piccola antologia della Terra (2000), Quaderno di ricostruzione (2001), Dalla terra al cielo (2007), Bibbia educatrice – I (2005), Bibbia educatrice – II (2005), Vie alla solidarietà (2005), Luce sopra la terra (2008).

Ha vinto un premio speciale nel 1989 al concorso "Omaggio a Pirandello". È tra coloro che hanno ricevuto il premio alla cultura "Omaggio a Francesco Jovine". Di lei è stato scritto: “L'alito di Dio aleggia come sacro dono in ogni scritto della Pagano”.

Si è addormentata nel Signore lo scorso 13 aprile, a 94 anni, nella sua casa di Forlì. Le esequie si sono tenute il 15 aprile, nella chiesa avventista della città romagnola, officiate dal past. Giovanni Caccamo.
(LF)

In omaggio a Susanna Pagano, riportiamo una sua poesia.

La vita vera 
Vorremmo
una gioia di vivere 
più intensa, 
senza eccitanti, 
una qualità superiore 
di vita, 
che dipende 
dal ritmo 
delle leggi 
di natura, 
puntualmente obbedite, 
della fede, 
del perdono divino, 
da un ritrovato 
godimento 
di tutto ciò 
che è bello: 
l’incanto della natura 
le relazioni umane 
la gioia della creazione, 
nell’onda di una musica 
avvolgente; 
qualità di vita 
che dipende 
da tutto ciò 
che è buono e naturale: 
dall’umile zolla 
splendente 
di ricchezze. 

(Susanna Pagano)

 

 

 

 

Gaeta. Decesso maggio 2022

Gaeta. Decesso maggio 2022

Irene Scimenes – Domenica 22 maggio, è stato un giorno triste per la comunità avventista di Gaeta, che si è stretta intorno ai familiari della cara Maria Crocco, deceduta dopo una lunga malattia. La cerimonia funebre è stata officiata dal past. Daniele Benini, il quale ha voluto ricordare ai familiari e alla chiesa gremita le parole di Gesù rivolte alla vedova di Nain: “Non piangere”. Il nostro pensiero va al “dopo”, al giorno glorioso del ritorno del nostro Redentore Gesù che vedremo apparire sulle nuvole del cielo e che con potente grido e con la tromba di Dio chiamerà alla resurrezione tutti coloro che, come Maria, si sono addormentati nel Signore.

Le testimonianze che si sono susseguite hanno ricordato come Maria, madre, nonna, sorella e amica esemplare, abbia sempre testimoniato con amore e dolcezza la sua fede, prodigandosi instancabilmente per la sua famiglia, soprattutto per i suoi amati nipoti, senza mai lamentarsi né perdere il sorriso e una parola di incoraggiamento. La comunità si è unita alla toccante preghiera finale di Antimo Ponticella, primogenito di Maria, che ha ringraziato il Signore per averci benedetto per tanti anni donandoci una madre e sorella in Cristo come Maria.

[Foto pervenuta dalla comunità in oggetto]

Rossano. Decesso aprile 2022

Rossano. Decesso aprile 2022

Barbara Beraldi – Sabato 9 aprile, Ida Beraldi si è addormentata nel Signore. Il past. Davide Abiusi, che ha officiato i funerali, ha ricordato le sue capacità di donna tenace, forte e coraggiosa. Sempre presente e puntuale alle riunioni fino a pochi mesi prima di ammalarsi, Ida è stata molto attiva negli impegni familiari e verso il prossimo. È stata sempre sua cura occuparsi di persone bisognose del vicinato. Molto stimata e apprezzata, lascia un vuoto nei loro cuori e soprattutto nei cuori dei suoi cari. Grande consigliera e saggia, in particolare negli ultimi mesi della sua sofferenza, ci lascia un bagaglio prezioso che conserveremo per il resto dei nostri giorni. Un'altra colonna novantenne della comunità di Rossano non è più con noi. Ci consola la speranza di riabbracciarla al prossimo ritorno di Gesù.

 

 

 

Oriolo Romano. Decesso marzo 2022

Oriolo Romano. Decesso marzo 2022

Giovanni Negro – Il 24 marzo si è addormentato nel Signore il nostro caro fratello nella fede Alvaro Lautizi. Nato a Roma il 26 agosto del 1934, aveva conosciuto l’Evangelo, insieme con la sua amata Elena, nel 1974 grazie alla testimonianza di un collega dell’Alitalia. Battezzato poco dopo insieme con la moglie, ha cominciato a servire attivamente la chiesa avventista come anziano, prima nella comunità di Ostia e poi in quella di Bracciano. Per anni è stato membro della commissione di lettura della casa editrice Adv e membro laico per un quinquennio del Comitato esecutivo dell’Unione avventista italiana.Amava scrivere. Una parte delle sue poesie sono state raccolte nel 2003 in un libro dal titolo Acque Sorgive. Nel 2007 ha partecipato al concorso nazionale di poesia “Maranatà” a Gravina di Puglia, aggiudicandosi il secondo premio; “La chiamata” è il titolo del suo componimento vincente.

Momenti di grande emozione e commozione abbiamo vissuto al suo funerale nell’ascoltare le testimonianze di giovani, parenti e fratelli nella fede ai quali Alvaro ha testimoniato nella loro vita una ricchezza di valori che non potranno dimenticare.

Ho avuto il privilegio di conoscerlo personalmente come fratello, amico e consigliere. Sono stato fortificato nella fede dalle sue qualità morali, dal suo esempio di coerenza tra i principi predicati e quelli praticati.

Alvaro ha dedicato la vita pienamente alla famiglia e alla chiesa locale e nazionale. Ultimamente, anche se non più attivo nella chiesa, mi bastava la sola sua presenza per suscitare nel mio cuore la nostalgia di Dio. Grande è il senso di vuoto e di smarrimento che ha lasciato in me e nella nostra comunità.

D. Livingstone, quando seppe la notizia della morte di un suo vecchio professore di teologia, disse: “Quando uomini siffatti ci vengono tolti, ci sentiamo anche noi più vicini alla tomba, sembra che fra noi e la tomba non ci sia più nulla”. Ci consolano le parole che troviamo nella Bibbia: “Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli” (Sl 116:15).

Seppure la chiesa abbia perduto un suo ambasciatore di verità e di giustizia, il suo esempio rimarrà sempre nei nostri cuori. “Come al tramonto il sole infuocato illumina ancora le cime delle montagne, così le opere dei puri, dei santi e dei buoni gettano luce sul mondo, molto tempo dopo che essi se ne sono andati. Le loro parole, le loro opere, il loro esempio, rimangono vivi per sempre” – E. G. White, Patriarchi e profeti, p.406. “Benché morto, egli parla ancora” (Eb 11:4). “Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono” (Ap 14:13), in attesa della risurrezione dei giusti quando tutti potremo riabbracciarlo ancora.

[Foto pervenuta dalla comunità in oggetto]

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