NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – Per gli ebrei il sabato aveva un triplice significato: come memoriale della creazione, perché Dio la suggellò il settimo giorno cessando ogni attività, “istituendo il sabato come giorno festivo e di adorazione” (Gen 2:2-3 e Es 20:11); come segno di liberazione politica, perché l’ebreo, mentre riposa dopo le fatiche del suo lavoro, deve anche ricordare di essere stato tratto fuori dalla schiavitù d’Egitto al tempo dell’Esodo (Es 23,12 e Dt 5,14); come strumento pedagogico per una convivenza sociale pacifica, perché il comandamento, nell’invito a riposare, sottrae l’uomo dal rischio di derubare o ingannare il prossimo, o comunque dalla tentazione di far prevalere i propri interessi personali (Es 20:8-10; Is 58).

Durante l’esilio babilonese, lontani dal tempio, il sabato rivestì un’importanza speciale come “luogo d’incontro”. Circoli religiosi benintenzionati, mossi dal desiderio di preservare il riposo sabatico da qualsiasi violazione, lo circondarono di un insieme di regole e proibizioni che, paradossalmente, lo sacralizzarono fino a idolatrarlo. Questi ambienti separarono l’esigenza del rispetto per questo giorno dal suo contenuto di grazia; invece di insegnare a utilizzare al massimo il privilegio del sabato, si impelagarono in un’interminabile serie di questioni relative alla sua trasgressione: quanto peso si poteva trasportare, che distanza si poteva percorrere, ecc. Insomma, il tutto si riduceva nello stabilire che cosa fosse “peccato” di sabato e cosa no.

Di seguito, i farisei accentuarono l’osservanza del sabato “con una valanga di ridicole prescrizioni che fecero di esso un peso insopportabile invece di una benedizione. Tali pesanti prescrizioni più tardi codificate nella Mishnah, costituivano una parte della tradizione alla quale Gesù si oppose vigorosamente (Mt 23:4; Mc 7:1-13). La Mishnah elenca 39 specie di lavori vietati di sabato. Due parti di essa (Shabbath e Erubim) sono dedicate alle varie prescrizioni sul modo di osservare il sabato (Mishnà, Shabb. VII, 2). Proibito accendere un fuoco, scrivere più di due lettere dell’alfabeto, fare a piedi più di un chilometro circa (il cammin di sabato), guardarsi allo specchio appeso al muro. Un uovo scodellato da una gallina di sabato non poteva essere mangiato e doveva essere venduto ad un gentile (cioè a un non ebreo), così come pure a un gentile era permesso accendere una candela o un fuoco di sabato. Non era permesso di sabato portare un fazzoletto a meno che un lembo di esso non fosse cucito al vestito nel qual caso era considerato parte del vestito” (Dizionario di dottrine bibliche, ed. ADV, Impruneta (FI), 1990, voce: sabato).

“I rabbini sottolineando così l’aspetto negativo dell’osservanza del sabato, magnificavano l’importanza della forma della religione a scapito della sostanza di essa. Nel rendere il sabato fine a se stesso essi facevano dell’uomo uno schiavo dell’istituzione. Queste cavillose prescrizioni servirono purtroppo ad oscurare il vero scopo del sabato. Questa insistenza rabbinica sulla rigida osservanza del sabato aveva raggiunto livelli di guardia durante il ministero terreno del Signore e su nessun altro punto Gesù entrò in così aspro conflitto con i principali della nazione come su quello dell’osservanza del sabato. Egli insegnò che il sabato fu fatto per il bene dell’uomo (Mc 2:27,28) sottolineando l’aspetto positivo dell’osservanza del sabato attraverso il tipo di attività da realizzarsi in quel giorno. Nulla disse, o fece, che fosse in contrasto al sabato come stabilito dai Dieci Comandamenti o dalla legge levitica. La sua protesta era esclusivamente diretta contro gli abusi patiti dal sabato nelle mani dei rabbini ed era suo scopo liberarlo dalle pesanti prescrizioni in cui lo avevano imprigionato (Mt 23:13). Era sua consuetudine consacrare il sabato frequentando i servizi religiosi, collaborando all’istruzione religiosa (Mc 1:21; 3:1; Lc 4:16-27; 13:10), dandosi alle opere sociali (Mc 1:2931; 2:23; Lc 14:1-3) e di misericordia. Sette delle sue guarigioni furono compiute di sabato (Mc 1:21-31; 3:1-5; Lc 13:10-17; 14:1-4; Gv 5:1-15; 9:1-7)” (idem).

Per domande o assistenza pastorale: assistenza@avventisti.it

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