Francesco Zenzale – “Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte, la luce risplende” (Is 9:1).

Non so perché il Natale fa riemergere una strana malinconia, come se tutto quello che lo caratterizza non avesse nulla a che fare con la mia percezione della realtà. Ho l’impressione, e vorrei sbagliarmi, che sia un goliardo periodo che appanna la tristezza, la voglia di essere veramente “spensierati”. “Bontà” e sorrisi imposti da una cultura che ha defraudato il Natale della sua luce. La stella che guida i magi d’oriente (Mt 1:9-10), gli angeli in una luce risplendente che si presentano ai pastori e magnificano il Signore, la mangiatoia che s’illumina della grazia di Dio (Lu 2: 8-14).

La luce non brilla più! I pastori sono vinti dall’indifferenza e i magi rimangono lontani nelle loro lussuose dimore. Nessuno si avvicina alla grotta! Neppure la povera gente! È rassegnata. Non c’è più speranza da condividere. Il futuro è incerto e gli eventi incalzano come una mitraglia senza permetterci di stare in piedi e scendere dalle colline per andare a vedere se Gesù è ancora nella grotta. La luce che scorgiamo non proviene dal cielo, ma dalla terra. I bazuca, i cannoni, le minacce atomiche, i missili terra-aria, le bombe, o i bagliori che sgorgano dai narcotici illuminano il cielo e adombrano la nostra esistenza.

Annaspando arriviamo alla grotta pensando di trovarlo ancora lì, ma non c’è! La grotta è vuota. Se n’è andato! Non perché non ha voluto aspettarci, ma perché è stato minacciato a morte (Mt 2:13); e noi abbiamo esitato un bel po’, prima d’incamminarci verso la luce. Scriveva il profeta: “La mietitura è finita, l’estate è trascorsa, e noi non siamo salvati” (Gr 8:20).

E ora? Se vogliamo trovare la luce bisogna recarsi in Egitto! (Mt 2:13-14). Terra straniera e aliena a Dio, di natura umanista e poco incline alla luce che illumina il mondo. Attenzione! Non vi sto invitando a prenotare una vacanza a Sharm el-Sheikh a basso costo, ma ad accostarvi all’Egitto del vostro cuore. Se riuscite a entrare, dimenandovi fra i vostri ricordi, le dolorose esperienze, evitando l’indifferenza e la rassegnazione, e quella strana e scortese voce che come un bazuca cerca di neutralizzare la vostra esistenza, troverete in un cantuccio, tutto solo, Gesù: la luce (Gv 8:12) o il “pensiero dell’eternità” (Ec 3:11).

Non date peso agli odori stomachevoli! È la mia e la vostra fragilità che alla luce di Cristo acquisisce quell’acre odore. Non possiamo fare nulla. Come i pastori e i magi, evitando di guardarci allo specchio, cambiarci d’abito e metterci le scarpe del “Natale”, portiamo le nostre esalazioni a Gesù (Is 1:18; Mt 11:28).

Egli ha la grandezza di far camminare i ciechi per una via che ignorano; di guidarci per sentieri che non conosciamo; cambierà davanti a noi le tenebre in luce e renderà pianeggianti i luoghi impervi. “Sono queste le cose che io farò e non li abbandonerò”, dice il Signore (Is 42:16).

 

Condividi

Articoli recenti