Significato risurrezione

Dio guarirà la tristezza più profonda provata dagli esseri umani

Loren Seibold – Era una brutta giornata. La temperatura era sotto zero e raffiche di vento gelido battevano sul parabrezza della mia macchina. Andavo da Lincoln, in Nebraska, a Jamestown, in Dakota del nord, seguendo un furgone nero. Il sole bianco aveva fatto capolino attraverso le nuvole e ho guardato il paesaggio devastato: ammassi di neve sporca sui bordi della strada coprivano i campi, in lontananza vedevo solo lo scheletro di qualche albero. Tutto sembrava morto. Era difficile credere che ci fosse mai stata vita.

Eppure, il clima nel mio cuore era peggiore di quello esterno: nel furgone davanti c’era una bara con il corpo di mia madre, morta pochi giorni prima, a 57 anni. Andavo a seppellirla nello stesso cimitero di campagna dove da un anno riposava mio padre.

Perché i miei genitori, che avevano tante cose per cui vivere, sono morti così giovani? Entrambi si erano ammalati di cancro. Entrambi avevano perso la battaglia. Non vedranno i nipoti crescere; non hanno più senso i progetti fatti in vista delloa pensione. E anche se la loro sofferenza era finita, avevano lasciato un enorme vuoto nella vita di tutti noi.

Ci sono molti modi in cui noi cristiani cerchiamo di capire la risurrezione di Gesù Cristo. Nell’ambito del progetto di salvezza di Dio, la vediamo come adempimento delle profezie e dei riti dell’Antico Testamento. I filosofi religiosi la presentano dal punto di vista metafisico. I grandi artisti la raffigurano con i colori o la pietra. Gli attori ne rappresentano i personaggi e gli eventi. A ogni Pasqua, con il canto e la liturgia, i cristiani di tutto il mondo ricordano quello che è successo in una mattina di primavera di oltre 2000 anni fa. Eppure c’è un solo modo per capire veramente e profondamente la risurrezione di Gesù: stando davanti a una tomba, guardando il corpo di qualcuno che abbiamo amato e che non vedremo più in vita su questa terra. Perché la risurrezione di Gesù non è un’idea teologica o un evento storico, ma una promessa personale in cui Dio guarirà la tristezza più profonda che gli esseri umani possono provare.

La risurrezione di Gesù quella domenica mattina è la prova che Dio non lascerà vincere la morte. L’evento che distrugge ogni vita umana, l’unico davanti al quale siamo completamente indifesi, il più temuto nella vita, Gesù l’ha vinto! Anche se altre persone, come Lazzaro (l’amico di Gesù), sono ritornate in vita per poi morire di nuovo, in Cristo la morte è stata sconfitta per sempre. Poiché egli è il Figlio di Dio, la sua risurrezione incarna la promessa che coloro i quali lo accettano potranno vivere per sempre. “Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati” (1 Corinzi 15:22).

Se è accaduto una volta, può accadere ancora. Se anche una sola volta Dio ha riportato in vita un uomo che era veramente morto, rendendolo forte e perfetto, allora può farlo di nuovo. Se lo ha fatto per Gesù, può farlo per voi e per me, per i nostri bambini, genitori e nonni, per non parlare delle tante persone i cui nomi il mondo ha dimenticato.

E lo farà. Gesù Cristo, ha affermato l’apostolo Paolo, è stato il precursore della risurrezione per tutti noi: “ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta” (1 Corinzi 15:23). Ecco perché ho fiducia che un giorno le tombe si apriranno e vedrò di nuovo i miei genitori. Non come li ho visti l’ultima volta in un letto d’ospedale – consumati dalla sofferenza, senza capelli, gli occhi spenti, collegati a tubi e macchine – ma sani e pieni di vita. Li prenderò per mano e non ci separeremo più. E così accadrà anche a voi.

Tutto ciò che serve è accettare Gesù come proprio Salvatore. Se ancora non lo avete fatto, vi invito a dirgli sì, oggi.  (Da Signs of the Times, aprile 2012)

Rvs Roma si è posta il quesito: perché possiamo credere alla veridicità della risurrezione di Gesù? La risposta nell’intervista di Mario Calvagno ad Adelio Pellegrini, pastore avventista. Per ascoltare il programma cliccare qui.

 

 

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