Cosa ci insegna fin qui la guerra di Putin (e di Kirill)

Cosa ci insegna fin qui la guerra di Putin (e di Kirill)

Davide Romano – Bisogna riprenderlo in mano, di questi tempi, quel meraviglioso saggio di James Hillman tradotto da Adelphi nel 2005,[1] e riscoprire ancora una volta quanto ancestrale e radicato sia nel cuore delle nazioni, nel cuore delle religioni e nel cuore dei singoli un terribile e inesausto amore per la guerra.

Tra i tanti meriti di quel saggio c’è anche quello di ricordarci le considerazioni amare di un anziano Robert McNamara, ex segretario alla difesa degli Stati Uniti al tempo di J. F. Kennedy e L. B. Johnson, che nel 2003 parlò della guerra in Vietnam come del risultato di un colossale difetto di immaginazione. Il medesimo difetto di immaginazione che oggi, aggiungo io, rischiamo di ripetere senza peraltro essere sicuri di conoscere quali siano le opzioni in campo per evitarlo. Intendo dire che nella situazione attuale ogni generica invocazione della pace risulta, nella sua assoluta giustezza, assolutamente equivoca al tempo stesso.

Se l’aggressore dell’Ucraina annuncia di voler “denazificare”, “demilitarizzare” e “neutralizzare” quel Paese, qualunque cosa vogliano dire questi termini sufficientemente inquietanti, non si può rispondere invocando la pace in termini generici, ma creando le condizioni affinché questo “vasto programma”, come avrebbe detto De Gaulle, non venga attuato e affinché il popolo ucraino non venga annientato o privato della sua legittima aspirazione ad autodeterminarsi.

Bisogna preparare la pace con il dialogo, con il confronto, con le reciproche concessioni e rivelando le proprie legittime paure, ma anche, quando è indispensabile, con la forza e la tenacia di chi non intende sdoganare la sopraffazione come metodo di ridefinizione dei propri confini e di soddisfazione delle proprie smanie imperiali.

Non so se la citazione di Churchill sia autentica, ma certamente è vera: “non puoi ragionare con la tigre quando hai la testa nella sua bocca”. Nel punto in cui siamo giunti, e con tutte le incognite che gravano su questo momento storico, si possono e si devono fare alcune considerazioni, a mio giudizio necessarie, anche se da tenere sullo sfondo.

La prima considerazione concerne le religioni coinvolte nel conflitto. In questa vicenda tra Russia e Ucraina le religioni hanno delle responsabilità e i loro rapporti non sono del tutto ininfluenti in ordine alla crisi in atto. I due maggiori patriarcati ortodossi al mondo, ovvero quello di Mosca, che da solo annovera circa il 60% dell’ortodossia mondiale e quello greco di Costantinopoli, di antichissima tradizione e che vanta un primato d’onore, si sono reciprocamente accusati e scomunicati, in territorio ucraino, a causa del recente (2018) riconoscimento da parte di quest’ultimo della agognata autocefalia del patriarcato di Kiev, che lo rende finalmente del tutto indipendente dall’orbita di Mosca.

Per quanto anticamente la Chiesa ortodossa russa sia nata proprio a Kiev, e per quanto la separazione di Kiev dal patriarcato di Mosca rechi con sé conseguenze significative – anche se rimane una piccola costola dell’Ortodossia ucraina fedele a Mosca – non si capisce il perché la chiesa ortodossa in Ucraina non possa legittimamente aspirare ad avere una sua sede ecclesiastica autonoma da Mosca senza che il patriarca di quest’ultima, Kirill, giudichi questo un tradimento degno della scomunica.

Ma questa aspra contesa ortodossa, da Kirill considerata un vero e proprio scisma, ha nutrito il progetto putiniano di reconquista dell’Ucraina?

Fino a qualche giorno fa era possibile supporlo, ma domenica scorsa il venerabile patriarca di tutte le Russie, fin qui piuttosto taciturno o generico sulla invasione dell’Ucraina, ha finalmente esternato un pensiero ben congeniato, per così dire, sulla sua visione dell’attuale conflitto, e ha affermato che da otto anni il popolo russo del Donbass sarebbe vessato a causa della sua resistenza ai valori occidentali salvo aggiungere in conseguenza di ciò che: “oggi esiste un test per la lealtà a questo governo, una specie di passaggio a quel mondo ‘felice’, il mondo del consumismo eccessivo, il mondo della ‘libertà’ visibile. Sapete cos’è questo test? È molto semplice e allo stesso tempo terribile: è una parata gay. Le richieste a molti di organizzare una parata gay sono una prova di lealtà a quel mondo molto potente; e sappiamo che se le persone o i Paesi rifiutano queste richieste, allora non entrano in quel mondo, ne diventano estranei”.

Ecco finalmente gettata la maschera. Nel momento in cui donne e bambini scappano dall’Ucraina e muoiono per le strade sotto i bombardamenti russi, il venerabile patriarca Kirill giustifica l’esigenza della guerra per scongiurare un pericolo più grande: la libertà eccessiva e le parate dei gay. In effetti… Suvvia come dargli torto? Cosa c’è di più terribile della libertà eccessiva e scollacciata dell’occidente, del suo consumismo compulsivo e del diritto a manifestare pubblicamente il proprio orientamento sessuale?

Se solo avessimo potuto spiegare tutto questo a Polina e suo fratello Semyon di 10 e 5 anni, morti sotto i colpi delle squadre speciali dei sabotatori russi, lo avrebbero capito subito e avrebbero accettato di buon grado di immolarsi per una causa così alta e così santa.

Anche un patriarca, come vedete, è capace di manifestare una simile angustia mentale e un terribile squallore spirituale da non avere pari.

I patriarchi scandalizzati dalla libertà, da una libertà eccessiva e visibile, sono scandalizzati da Cristo, quindi è giusto che scelgano di seguire Putin. Un uomo della provvidenza. Un Messia imperiale.

Dopotutto già nel mese di febbraio il metropolita Hilarion Alfeyev, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, aveva orgogliosamente affermato al cospetto di Putin che il suo dicastero si sentiva incaricato di difendere i sacri confini della nazione ortodossa.

Ma c’è una seconda considerazione che vorrei fare ed è che le democrazie liberali sono un bene prezioso che non possiamo perdere e che l’Unione Europea (Ue) e il tanto detestato Occidente può candidarsi a rappresentare sempre di più, malgrado alcuni pessimi esempi interni. Per carità, attendiamo il regno di Dio e non ci facciamo troppe illusioni. Ma nel frattempo, nel tempo penultimo della storia, nel governo della contingenza, meglio trovarsi in un posto in cui la parola “libertà”, per abusata e corrotta che sia, non genera reazioni belliche e caustiche campagne moralizzatrici.

Un effetto collaterale di questa guerra, curioso ma non troppo, è peraltro quello di accreditare tra i possibili mediatori di soluzioni pacifiche, leader di Nazioni che hanno un curriculum politico, recente o risalente, di stampo decisamente autoritario, il che complicherà inevitabilmente il processo di sensibilizzazione internazionale necessario al ripristino delle libertà minime per quei popoli e quelle minoranze che oggi vivono in condizioni di estrema precarietà in ordine alle garanzie civili e democratiche.

Lo stato di salute delle democrazie liberali è sempre più cagionevole. Il secondo decennio del nostro secolo ha infatti decretato la messa in stato d’accusa della democrazia liberale, anche in Paesi dell’Ue come la Polonia e l’Ungheria. Il leader di quest’ultima, Viktor Orban, ha com’è noto teorizzato una democrazia illiberale, e l’assalto al Congresso degli Stati Uniti delle orde trumpiane sono un pessimo segno premonitore.

Il ritorno a forme di nativismo e di razzismo nei confronti delle minoranze, il nazionalismo in chiave religiosa, l’attacco politico ai poteri costituzionali neutri – come è accaduto in Polonia con la Corte Costituzionale ad opera del partito di governo Diritto e Giustizia – la sistematica repressione degli organi di informazione liberi sono un bruttissimo segnale di quanto torbide siano le acque nelle quali navighiamo, specie uscendo dalla recente condizione pandemica.

Infine, come non notare l’errore dell’attuale pontificato di papa Bergoglio che, pur avendo provato a contrastare robustamente alcune retoriche xenofobe in Italia e in Europa, ha al tempo stesso, per altra via, contribuito ad accreditare sul palcoscenico internazionale leader la cui efferatezza era già nota, come Vladimir Putin, probabilmente in funzione antiliberale e antiamericana?

Si pensi al magnifico assist fornito dalla Santa sede a Putin sulla gestione dell’annosa crisi siriana, che è risultato molto fruttuoso poi per la Russia e per il regime di Bashar el Assad.

Il papa ha incontrato in questi anni il Presidente russo per ben tre volte e con incontri significativamente lunghi, segno di interessi geopolitici convergenti e forse anche di qualche simpatia di troppo di cui forse adesso la diplomazia vaticana sta cercando faticosamente di trarsi di impaccio attraverso uno strenuo tentativo di mediazione.

Tutto questo dovrebbe insegnare alle chiese che il contatto prolungato con le autocrazie illiberali non è mai foriero di promettenti sviluppi. I regimi illiberali lucrano sulle religioni sempre molto di più dei presunti vantaggi che queste ultime, ingenuamente e colpevolmente, cercano di ottenere da tali discutibili frequentazioni.

Bisogna riprenderlo in mano, di questi tempi, quel bellissimo e struggente pamphlet di Svetlana Aleksievic, Perché sono discesa all’inferno?, per capire ancora meglio in che grosso guaio ci siamo cacciati.

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Nota 
[1] J. Hillman, Un terribile amore per la guerra, Adelphi, 2005.

 

 

 

 

I diritti fondamentali, la pandemia, lo Stato e le sue prerogative: nozioni da rivisitare

I diritti fondamentali, la pandemia, lo Stato e le sue prerogative: nozioni da rivisitare




Registrazione del Webinar online con Davide Romano, direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa presso l’Unione avventista italiana ed il prof. Pasquale Annicchino.

Brasile. Nuova normativa per chi osserva il sabato nello stato di Paranà

Brasile. Nuova normativa per chi osserva il sabato nello stato di Paranà

La legge n. 20.958, entrata in vigore a gennaio 2022, prevede il diritto di essere esentati e di avere soluzioni alternative per le attività accademiche svolte di sabato.

Notizie Avventiste – Gli osservatori del sabato nello stato brasiliano di Paraná ora possono contare sulla legge n. 20.958 che garantisce il diritto di essere esonerati dalle lezioni e dalle attività scolastiche svolte in giorno di sabato, in particolare dal tramonto del venerdì al tramonto di sabato, e di accedere a soluzioni alternative.

La legge, a firma del deputato Artagão Junior e in vigore dal 10 gennaio scorso, rafforza quanto già contenuto nella legge federale n. 13.796, del gennaio 2019. Tuttavia, offre delle precisazioni ed estende il diritto non solo agli studenti, ma anche a docenti e personale delle istituzioni pubbliche e private, al fine di sanare le diverse interpretazioni che finora avevano ostacolato l'adempimento di tale diritto.

Il deputato Artagão ha ricordato che nonostante la Costituzione federale e statale garantisca la libertà religiosa, in pratica, in molte situazioni, ciò non accadeva. Con la nuova legge la situazione migliorerà. “Diversi insegnanti e studenti vengono da noi per avere indicazioni su cosa fare. E, il più delle volte, dobbiamo lavorare a livello politico per risolvere una questione legale” ha dichiarato il deputato “Per le istituzioni la legge federale non era così specifica e chiara… Quindi, abbiamo fatto questa nuova legge che parla di studenti, alternative, esami e compiti, e menziona anche il personale. In altre parole, ciò che abbiamo garantito agli studenti è garantito oggi anche ai docenti e ai dipendenti. Non ci sono più dubbi”.

Per il past. Rubens Silva, direttore del Dipartimento Libertà Religiosa della Chiesa avventista nel sud del Brasile, si tratta di una vittoria che contribuisce al lavoro già in corso in questo settore e che merita di essere celebrato e replicato. 
“In questo momento, la legge n. 20.958 arriva a coronamento di diversi altri momenti positivi a favore della libertà religiosa, come l'autorizzazione a svolgere l'esame di maturità (Enem) in due domeniche” ha affermato il pastore “Con questa legge statale, abbiamo vantaggi diretti nel Paraná. La speranza è che questa legge dia il via libera affinché anche altri due stati [Santa Catarina e Rio Grande do Sul] possano avere questo sostegno alla libertà religiosa”.

Tra gli osservatori del sabato ci sono gli avventisti del settimo giorno. In Paraná vivono più di 80 mila membri di chiesa. Le famiglie avventiste contano circa 18 mila persone di età compresa tra 7 e 24 anni, che di solito frequentano la scuola o iniziano un corso di istruzione superiore.

[Fonte: Ann]

 

Il Messaggero Avventista – Febbraio 2022

Il Messaggero Avventista – Febbraio 2022


Recensiamo alcuni pezzi della rivista a partire dall’editoriale: “«Proclamatelo sui tetti» – Giornata mondiale della radio (13 febbraio)”. Nella rubrica “Il mondo della Bibbia”, prosegue il percorso attraverso il Salmo 119 con l’articolo dal titolo: “Conoscere la Parola – Un’esperienza con Dio”. In che modo viene affrontato il tema? Nel mensile si parla pure di “Libertà religiosa e libertà di coscienza nel 2022 – I temi su cui riflettere”. L’autore pone l’accento sugli aspetti “classici” di queste problematiche ma anche su quelli derivanti dalla pandemia. Un altro contenuto è: “Ai confini d’Israele – Realtà etniche e territoriali”. Cosa accadeva attorno al territorio d’Israele secondo la Bibbia?

La rivista contiene diversi altre parti su tematiche spirituali e non solo.

Intervista di Mario Calvagno e Carmen Zammataro al pastore Francesco Mosca, direttore de “Il Messaggero Avventista”, vicepresidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane in Italia.

Per approfondimenti personali e/o per ricevere una copia gratuita della rivista “Il Messaggero Avventista” di febbraio, telefonate al numero verde 800 098 650. Oppure mandate un messaggio o un vocale WhatsApp o Telegram al numero 348 222 7294.

Persecuzione anticristiana. Afghanistan al primo posto dopo 20 anni di primato nordcoreano

Persecuzione anticristiana. Afghanistan al primo posto dopo 20 anni di primato nordcoreano

Pubblicata la World Watch List 2022 di Porte Aperte.

Notizie Avventiste – “Oltre 360 milioni di cristiani perseguitati nel mondo! Quest’anno registriamo il più alto livello di persecuzione da quando il nostro report viene pubblicato. Purtroppo, cresce ancora una delle numericamente più imponenti persecuzioni mai sperimentate in questa terra”. Sono le parole di Christian Nani, responsabile di Porte Aperte Italia, nel presentare la World Watch List 2022, la lista dei primi 50 Paesi in cui i cristiani sono più perseguitati.

L’Afghanistan balza al primo posto dopo 20 anni di triste primato della Corea del Nord che diventa seconda, anche se aumenta la persecuzione. 1 cristiano su 7 nel mondo vive sulla sua pelle un livello alto di persecuzione e discriminazione. Inoltre, salgono a 5.898 i cristiani uccisi per cause legate alla loro fede. È molto preoccupante il quadro mondiale. “Tra i circa 100 Paesi monitorati dalla nostra ricerca” si legge sul sito di Porte Aperte “aumenta la persecuzione in termini assoluti e salgono da 74 a 76 quelli che mostrano un livello definibile alto, molto alto o estremo”.

Afghanistan al primo posto davanti alla Corea del Nord 
L'acquisizione del potere da parte dei talebani ha reso difficile la vita dei cristiani in Afghanistan. Si tratta soprattutto di ex musulmani convertiti e sono quindi specificamente ricercati e per lo più assassinati dai talebani. Molti sono quindi fuggiti o cercano di lasciare Paese. Per questo la nazione è per la prima volta in cima alla lista delle persecuzioni, scalzando la Corea del Nord, che è stata al vertice per 20 anni.

"Il primo posto dell'Afghanistan nella World Watch List è motivo di profonda preoccupazione” spiega Nani “Oltre all’incalcolabile sofferenza per la piccola e nascosta comunità cristiana in Afghanistan, manda un messaggio molto chiaro agli estremisti islamici di tutto il mondo: ‘Continuate la vostra brutale lotta, la vittoria è possibile’. Gruppi come lo Stato Islamico e l'Alleanza delle Forze Democratiche ora ritengono che il loro obiettivo di costituire un califfato islamico sia di nuovo raggiungibile. Non possiamo sottovalutare il costo in termini di vite umane e miseria, che questo ritrovato senso di invincibilità sta causando”.

In Corea del Nord la situazione dei cristiani sotto Kim Jong Un continua ad essere catastrofica: decine di migliaia sono i condannati ai lavori forzati nei campi di prigionia, spesso fino alla morte. Gli arresti sono addirittura aumentati. Dal terzo al decimo posto della World Watch List 2022 ci sono Somalia, Libia, Yemen, Eritrea, Nigeria, Pakistan, Iran e India.

Prende piede il modello cinese
La Cina, classificata diciassettesima, ha stabilito un modello negativo con il controllo centralizzato di tutte le religioni. Xi Jinping rafforza il suo sistema di “Un Paese, un popolo, una religione”. I dissidenti, tra i quali oltre mille cristiani, spesso pastori, vengono arrestati. L'accesso alla Bibbia e alle App bibliche è in gran parte bloccato. Le attività delle chiese sono rigorosamente monitorate, comprese le riunioni online, quando è possibile tenerle. Paesi comunisti come il Vietnam (19° posto) e Cuba (37° posto) avrebbero adottato il modello cinese.

Più sostegno e preghiera 
Porte Aperte ha valutato la Nigeria (7° posto) e l’India (10° posto) come paesi “particolarmente preoccupanti", dal momento che i cristiani sono esposti a persecuzioni estreme. Nella sola Nigeria 4.650 cristiani sono stati assassinati a causa della loro fede. Inoltre, gli attacchi ai cristiani nell'Africa subsahariana da parte di gruppi religiosi e politici estremisti sono aumentati notevolmente, con milioni di persone in fuga. “L'enorme numero di cristiani sottoposti a persecuzioni e discriminazioni non è stato finora una questione affrontata dai politici” evidenzia Markus Rode, responsabile di Porte Aperte Germania, come riporta l'agenzia stampa Apd “Per questo chiediamo a tutti i cristiani di fare ancora di più per i perseguitati e di pregare per loro”.

Violenza contro le donne 
Diversa dagli uomini è la persecuzione inflitta alle donne che sono spesso oggetto di violenze sessuali. Porte Aperte ha trovato difficiltà a raccogliere i dati sul numero di donne cristiane vittime di stupro e abusi a causa della loro fede. Rare sono infatti le denunce in molti Paesi, per ragioni culturali e sociali.

“Un dato minimo di partenza, secondo le nostre stime incrociate con testimonianze raccolte, è oltre 3.100, a cui si sommano oltre 1.500 matrimoni forzati” dicono da Porte Aperte “Sono, però, cifre da considerare come la punta di un iceberg ben più imponente, uno sguardo furtivo su un sommerso allarmante. La vulnerabilità domestica colpisce specificamente le donne e i bambini appartenenti alle minoranze. Negli ultimi anni stiamo potenziando la ricerca sul campo della violenza di genere, scoperchiando un universo di abusi sconvolgente”

La Wwl 
La mission di Porte Aperte è sostenere i cristiani perseguitati nel mondo. Dal 1955 realizza vasti progetti di aiuto alle persone perseguitate di tutte le denominazioni cristiane, oggi in oltre 60 Paesi. La World Watch List è l’unica ricerca al mondo di questo genere, che rileva i dati direttamente ogni anno utilizzando una metodologia sviluppata da esperti. L’obiettivo è riuscire a spiegare la situazione dei cristiani perseguitati nel modo più preciso possibile e chiarire la dinamica della persecuzione.

A tal fine i ricercatori raccolgono dati considerando ogni sfera della vita dei cristiani – privato, famiglia, comunità, chiesa, vita pubblica – per monitorare le strutture profonde della persecuzione, non solo gli incidenti violenti. Porte Aperte definisce la persecuzione come “qualsiasi ostilità subita come conseguenza dell’identificazione dell’individuo o di un intero gruppo con Cristo. Questa può includere atteggiamenti, parole e azioni ostili nei confronti dei cristiani”.

 

 

Ghana. Gli avventisti chiedono di cambiare la data delle elezioni

Ghana. Gli avventisti chiedono di cambiare la data delle elezioni

Notizie Avventiste – La Chiesa avventista in Ghana ha presentato un documento al parlamento del Paese per chiedere l’emendamento della data delle elezioni politiche. I cittadini ghanesi sono chiamati alle urne ogni quattro anni, sempre il 7 dicembre, come prevede la Costituzione.

Nel 1996, la data cadeva di sabato e privò dei diritti civili molti avventisti che scelsero di non recarsi alle urne nel loro giorno sacro. Anche le elezioni del 2024 cadranno di sabato. Quindi, i dirigenti della denominazione hanno deciso di chiedere al parlamento, con largo anticipo, di prendere in considerazione un emendamento basato su motivi di libertà religiosa.

Nel presentare il documento alla Commissione per la revisione costituzionale lo scorso dicembre, il presidente dell’Unione avventista ghanese, Thomas Techie Ocran, ha detto che l’attuale rigidità nella scelta e nel fissare il giorno delle elezioni dovrebbe essere emendata poiché a volte va contro i membri della Chiesa avventista, in particolare, e degli altri cristiani, in generale.

"Un emendamento consentirebbe a tutti i ghanesi di esercitare il loro diritto di voto senza dover scegliere tra la propria fede e il dovere civico", ha affermato Ocran. 
“L’iter è piuttosto lungo e scoraggiante” ha aggiunto “ma come Chiesa dobbiamo dare inizio al discorso e lavorare per vederlo portato a termine con l’aiuto di Dio”.

[Fonte: Ann]

Libertà religiosa. Il 2021 “anno più violento” per i cristiani in India

Libertà religiosa. Il 2021 “anno più violento” per i cristiani in India

Notizie Avventiste – Secondo l’United Christian Forum (Ucf), quello appena trascorso è stato "l'anno più violento" della storia per la minoranza cristiana in India. Nel 2021, si sono verificati 486 episodi violenti di persecuzione cristiana, superando il precedente record di 328 registrato nel 2019. Attacchi ai cristiani e alle chiese sino stati segnalati durante l’intero anno, con un aumento notevole, circa 200 incidenti, nell'ultimo trimestre del 2021.

Molti esperti attribuiscono la crescita delle persecuzioni alla proliferazione del nazionalismo indù radicale nel Paese. 
"L'atmosfera di odio diffusa da azioni e discorsi di alcuni gruppi, e la falsa propaganda di mezzi di conversione fraudolenti e allettanti sembrano incoraggiare elementi antisociali" ha affermato l'Ucf in un recente comunicato stampa “Non sarebbe esagerato dire che questi incidenti sono atti ben orchestrati e pianificati da alcuni gruppi per dividere il Paese sulla base della religione”.

In quasi tutti i 486 incidenti segnalati dall'Ucf, bande di vigilanti, composte da estremisti religiosi, hanno attaccato le comunità cristiane. Nella maggior parte dei casi, le autorità locali, polizia compresa, sono rimasti spettatori passivi o partecipanti attivi alla violenza. I First Information Reports (Fir), documenti di polizia che aprono un’indagine, sono stati registrati solo in 34 dei 486 casi denunciati dall'Ucf nel 2021.

Purtroppo, il ritmo della persecuzione dei cristiani sembra aumentare anche con l'arrivo del 2022. Resta da vedere se sarà un anno violento come il 2021.

[Fonte: Aidlr francese, International Christian Concern

 

 

Piccola nota, piena di riguardo, ai messaggi di Mattarella

Piccola nota, piena di riguardo, ai messaggi di Mattarella

Davide Romano – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concluso il suo mandato presidenziale, e sappiamo già che mancherà a tutti noi. Gli apprezzamenti, pressoché unanimi, ricevuti, riflettono senza ombra di dubbio le qualità umane e politiche di cui egli ha dato prova in questi lunghi sette anni.

Succeduto a Giorgio Napolitano, ha condiviso con quest’ultimo la non felice sorte di dover espletare il proprio incarico anche in soccorso, e in misurata reggenza, di altri poteri della repubblica che, specie nel biennio 2018-19, non hanno dato particolare prova di equilibrio, di solidità e di abilità di governo.

Poi è arrivata la pandemia e si è concretizzato uno scenario praticamente inedito per chiunque. Credo rimarrà scolpito nella memoria visiva di tutti il fuorionda – studiato o meno che fosse – del saluto presidenziale del 31.12.2020 quando ebbe a doversi quasi giustificare con il suo responsabile della comunicazione per i capelli un po’ spettinati, frutto del lungo lockdown che anch’egli aveva rigorosamente osservato astenendosi dal chiamare il “barbiere” al proprio servizio.

Congediamo dunque un presidente che ha incarnato con grande equilibrio, con piglio deciso quando occorreva, ma mai scomposto, i valori della Repubblica e consegna al successore intatte le prerogative funzionali. Obiettivo prezioso per qualunque presidente.

Tutto bene dunque? Quasi tutto!

C’è un punto, piccolo, molto piccolo per carità, che vorremmo sollevare alla sua garbata attenzione e che ha trovato conferma anche nel recente messaggio di augurio: il presidente Mattarella non ha mai ritenuto nei suoi messaggi augurali di fine anno di dover ricordare – non dico ringraziare – coloro che professano una fede religiosa diversa, e che in nome di quella fede agiscono come operatori di pace e di convivenza laboriosa.

L’unico magistero, sovente accompagnato dall’aggettivo “alto” (enfasi perfino superflua), riconosciuto, fervidamente ringraziato e lodato, è sempre stato solo quello di papa Francesco, inaugurando con ciò uno stile reverenziale che, ad esempio, non era presente con tali accenti nel predecessore.

Orbene, non sfugge a nessuno che il vescovo di Roma svolga, come dire, una funzione oltremodo nota, apprezzata e di grande rilevanza, innanzitutto per il mondo cattolico. Non sfugge a nessuno che costui sia anche un capo di stato singolarmente “vicino” al cuore della Repubblica italiana.

Cionondimeno la nostra nazione è da sempre anche patria di molti cittadini e cittadine che professano una fede religiosa diversa, spesso un’altra forma di cristianesimo – quella evangelica, o ortodossa orientale o quella anglicana. Essa è anche patria di una antichissima presenza ebraica estremamente radicata nella cultura italiana e di una antica presenza musulmana, pacifica e laboriosa, che non merita di essere chiamata in causa soltanto per aggettivare le pur gravi azioni terroristiche di taluni gruppi.

E poi ci sono religioni non abramitiche, di più recente radicamento, ma non meno importanti anche per numero di appartenenti e che hanno nel recente secondo decennio del nostro secolo ottenuto delle intese con la Repubblica italiana.

Tutto questo panorama religioso frastagliato ed estremamente plurale, ma ricco di cultura, di arte, di storia, di liturgia, e che accomuna circa il 10% della popolazione italiana, esprime anche dei magisteri. Perché questi magisteri “minori”, se vogliamo proprio dir così, non meritano alcuna considerazione nei saluti e nei messaggi presidenziali?

Permane dunque la persistente volontà, incarnata anche dalle massime cariche istituzionali, di rappresentare l’Italia come una nazione sostanzialmente monoreligiosa, con piccoli trascurabili cespugli di diversità sui quali si può tranquillamente glissare. Almeno nelle occasioni che contano.

Quasi ogni diversità è stata negli anni riconosciuta ed esplicitamente richiamata dal presidente Mattarella: la diversità culturale, la diversità sociale, la diversità politica, la diversità valoriale, la diversità linguistica, la preziosa risorsa dei diversamente abili, con un plauso per l’enorme ricchezza che tali differenti sensibilità apportano alla Repubblica, tranne la diversità religiosa.

Soltanto nel messaggio augurale del 31.12. 2015, ebbe, in realtà, un accenno quasi incidentale alle “altre fedi”, ma all’interno di un discorso, pur importante, sulle esperienze ben riuscite di integrazione delle comunità straniere. Siamo così commossi che riproponiamo volentieri quel passaggio:

“Sperimentiamo giorno per giorno sui banchi di scuola, al mercato, sui luoghi di lavoro, esperienze positive di integrazione con cittadini di altri Paesi, di altre culture e di altre fedi religiose”. Fine della citazione.

Oltretutto non sono mancate in questi sette anni le ricorrenze storiche adatte, per così dire, a fornire il pretesto per un pubblico riconoscimento delle minoranze religiose del nostro Paese, del loro ruolo e dell’importanza di una pacifica convivenza nel segno di una compiuta affermazione della libertà religiosa ancora da traguardare.

Alcuni esempi: la ricorrenza nel 2015 dell’80° anniversario dalla promulgazione della infame circolare Buffarini -Guidi (1935) contro i pentecostali e contestualmente il 60° dalla sua abrogazione; oppure l’80° anniversario nel 2018 della promulgazione delle leggi razziali, che meglio di qualunque altra occasione avrebbero fornito senz’altro lo spunto per riflettere sulle conseguenze incalcolabili della violenza ideologica e dell’odio razziale e culturale, proprio in quel messaggio del 31.12.2018 contrassegnato peraltro dalla esortazione a rifuggire l’intolleranza, l’astio e l’insulto.

O ancora nel 2017 l’occasione del cinquecentesimo anniversario della Riforma protestante, celebrata in tutta Europa e anche dal protestantesimo italiano non più sotto il segno della rivendicazione controversistica ma della nascita di una diversa sensibilità religiosa ed etica, e che non trovò alcun minimo richiamo nel messaggio augurale del 31.12.2017. Oppure, nel recentissimo messaggio augurale del 31.12.2021 avrebbe potuto prendere spunto dalla morte dell’arcivescovo anglicano Desmond M. Tutu, premio Nobel per la pace e campione della lotta contro l’apartheid in Sudafrica, per onorare l’antica comunità anglicana italiana e riconoscere il valore della fede quando viene posta (e non sempre accade) al servizio della pace e della riconciliazione dei popoli.

Purtroppo, nessuna di queste occasioni ha potuto suggerire al presidente Mattarella un puntuale richiamo nei suoi messaggi augurali di fine anno, salvo l’intramontabile e devoto richiamo del magistero di papa Francesco.

Non si dica naturalmente che in singole occasioni il presidente non abbia incontrato le rappresentanze di chiese e di corpi religiosi, proferendo parole di elogio e di ringraziamento. Ma tali occasioni, pur gradite e importanti, non generano alcun impatto mediatico e non favoriscono quindi la maturazione di una coscienza nazionale davvero religiosamente plurale e rispettosa delle diverse identità presenti e dei diversi magisteri operanti.

Nel salutare, dunque, con riconoscenza e gratitudine il presidente Sergio Mattarella, non possiamo che auspicare nel futuro presidente della Repubblica una più esplicita e loquace determinazione al riconoscimento pieno della natura religiosamente plurale e laica della nostra Repubblica, senza per questo fare torto a nessuno, men che meno alla Santa sede.  

 

 

 

I diritti arretrano nel 2021, e per il 2022 non possono essere dati per scontati neppure in Europa

I diritti arretrano nel 2021, e per il 2022 non possono essere dati per scontati neppure in Europa


In questa intervista di fine anno a cura di Roberto Vacca, tratta dalla diretta RVS del 31 dicembre 2021, ascoltiamo il pastore Davide Romano, responsabile del dipartimento "Affari pubblici e libertà religiosa" per l'Unione italiana delle chiese avventiste, responsabile della rivista Coscienza e libertà e direttore dell'Istituto di Cultura Biblica Villa Aurora di Firenze.

Tra i temi affrontati: cosa ricorderemo del 2021; la difficile lotta per i diritti umani; l'emergenza può diventare una minaccia per i diritti dell'individuo (una preoccupazione che non riguarda solo i no-vax).

Roma. Libertà di religione e sicurezza nello Stato laico

Roma. Libertà di religione e sicurezza nello Stato laico

L’onorevole Stefano Ceccanti, in collaborazione con il Centro studi sulla libertà di religione credo e coscienza (Lirec), organizza il convegno “Libertà di religione e sicurezza nello Stato laico. Il difficile equilibrio tra diritti complementari e interdipendenti”.
L’evento si terrà lunedì 8 novembre, dalle 14.00 alle 18.00, presso la Camera dei Deputati, nella Nuova Aula dei Gruppi, in via di Campo Marzio 78, a Roma. Il tema sarà affrontato anche alla luce del quadro di riferimento Osce su pace e sicurezza, sulla base di un’importante pubblicazione dell’Osce-Odhir (Office for Democratic Institutions and Human Rights) dal titolo Freedom of Religion or Belief and Security. Policy Guidance.

Il convegno tratterà la complessa interrelazione tra libertà di religione o convinzione e sicurezza dello Stato, con riferimento a contesti culturali e politici diversificati. I rapporti pervenuti al Centro studi e le testimoniane provenienti da diverse parti del mondo, mostrano come la necessità di garantire la sicurezza dei cittadini abbia spinto alcuni Stati ad adottare misure che violano i principi fondamentali alla base del diritto alla libertà di religione o convinzione.

L’incontro si articolerà in quattro tavole rotonde sui temi “Libertà e sicurezza per tutti. Una sfida globale”, “Donne pace e sicurezza”, “Diversità religiose e società”, “Dialogo interreligioso e sicurezza”.
Interverranno, tra i numerosi relatori, anche Davide Romano, direttore della rivista Coscienza e Libertà; Gabriella Lio, presidente della Federazione donne evangeliche in Italia; Francesca  Evangelisti, della Commissione globalizzazione e ambiente della Fcei (Federazione delle chiese evangeliche in Italia).

Scarica qui il programma dell’evento. Contiene anche le modalità di partecipazione.

Uscirf. Evacuare anche le minoranze religiose dall’Afghanistan

Uscirf. Evacuare anche le minoranze religiose dall’Afghanistan

HopeMedia Italia – Il 20 agosto, la Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale (Uscirf) ha invitato il governo Usa a includere nelle evacuazioni anche le comunità di minoranze religiose perché sono ad alto rischio di persecuzione da parte dei talebani. L'imposizione della rigida e rigorosa interpretazione dell'Islam nei territori conquistati viola la libertà di religione o credo degli afghani che non condividono queste convinzioni, afferma l’Uscirf nel suo comunicato stampa.

"Destano profonda preoccupazione le notizie sui talebani che cercano le minoranze religiose in Afghanistan" dichiara la presidente della Commissione, Nadine Maenza "L'Uscirf esorta il governo degli Stati Uniti a sostenere le minoranze religiose per consentire loro di lasciare il Paese e garantire un rapido trasferimento in un luogo sicuro".

La stragrande maggioranza dei non musulmani è fuggita dall'Afghanistan dopo che i talebani hanno preso il controllo del governo nel 1996, mentre sono rimasti nel Paese piccoli gruppi di minoranze religiose i cui membri hanno praticato la loro fede in segreto per timore di attacchi o rappresaglie. La conversione dall'Islam a un'altra religione è considerata apostasia e può essere punita con la morte secondo l'interpretazione della Shari'a dei talebani, scrive la Commissione.

"Mentre il governo degli Stati Uniti lavora 24 ore su 24 per evacuare i cittadini americani e i collaboratori afghani, le minoranze religiose sono estremamente vulnerabili ai talebani e devono far parte di questo sforzo urgente" ribadisce il commissario dell'Uscirf, Frederick A Davie.

Nel suo rapporto 2021, la Commissione ha raccomandato al Dipartimento di Stato Usa di classificare nuovamente i talebani come organizzazione particolarmente preoccupante perché "commettono violazioni sistematiche, continue ed eclatanti della libertà religiosa".

La Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale (Uscirf) è un'agenzia federale indipendente e bipartisan istituita dal Congresso degli Stati Uniti per monitorare, analizzare e riferire sulla situazione della libertà religiosa all'estero. L'Uscirf formula raccomandazioni di politica estera al Presidente, al Segretario di Stato e al Congresso al fine di prevenire la persecuzione religiosa e promuovere la libertà di religione o credo.

 

 

Portogallo. 20 anni di libertà religiosa

Portogallo. 20 anni di libertà religiosa

Una conferenza ha ripercorso la storia e le sfide della legge 22 giugno 2001 n. 16. Presenti all'evento anche i vertici della Chiesa avventista.

HopeMedia Italia – Il Portogallo ha da poco ricordato il ventennale della pubblicazione ed entrata in vigore della legge sulla libertà religiosa. Nel Paese, chiesa e Stato sono separati da 110 anni e dal 1976 la Costituzione portoghese garantisce i principi di libertà di coscienza, culto e religione, uguaglianza e non discriminazione per motivi religiosi.

“Tuttavia, solo nel 2001 lo Stato ha riconosciuto legalmente alle minoranze religiose diritti simili a quelli conferiti alla maggioranza cattolica, come il diritto di smettere di lavorare nel giorno di culto, il matrimonio religioso con effetti civili e l’assistenza spirituale negli ospedali, tra gli altri” spiega Paulo Macedo, direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa (Aplr) presso l'Unione avventista portoghese e la Regione Intereuropea della Chiesa.

“Da allora” continua “con l'approvazione della legge sulla libertà religiosa, i cittadini e le comunità hanno goduto di un quadro giuridico aperto e tollerante per vivere, praticare e condividere le proprie convinzioni”.

Conferenza ufficiale 
Il 22 giugno, data in cui è entrata in vigore, una conferenza ha ripercorso la storia della legge 2001 n.16, i risultati e i futuri sviluppi della libertà religiosa in Portogallo. L’evento è stato organizzato a Lisbona dalla Commissione portoghese per la libertà religiosa, ente ufficiale che difende e sostiene il contenuto della legge, e dall'Alto Commissariato per le migrazioni, agenzia governativa che promuove il dialogo interculturale e interreligioso. A dare ufficialità all’incontro, la presenza di Marcelo Rebelo de Sousa, Presidente della Repubblica del Portogallo, del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro della Giustizia e di altre autorità civili, religiose e accademiche.

Il presidente Marcelo ha evidenziato il ruolo centrale della Costituzione e della legge religiosa in Portogallo, che separa chiesa e Stato in quanto stato aconfessionale, e che rispetta il diritto di credere o non credere, di praticare e condividere la fede religiosa.

“Ha anche aggiunto” rileva Macedo “che è importante mettere in pratica lo spirito della libertà religiosa, affermando che ‘dobbiamo fare di tutto per superare errori intollerabili, incomprensioni, discriminazioni e ingiustizie’, aggiungendo che c'è ancora molto da fare, ‘giorno dopo giorno, per lavorare [per] una società più tollerante, inclusiva e generosa’”.

“Questa è stata anche l'occasione per riconoscere il contributo di José Vera Jardim all'esistenza e all'applicazione della legge sulla libertà religiosa in Portogallo” nota Macedo che aggiunge “Vera Jardim, 82 anni, ha avviato la discussione sulla creazione di questo documento come Ministro della Giustizia, lo ha proposto come membro del Parlamento, ed è attualmente il presidente della Commissione Libertà Religiosa”. Nel 2016 ha anche nricevuto il Premio Jean Nussbaum/Eleanor Roosevelt dall'Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa (Aidlr) a Ginevra.

Partecipazione dei dirigenti avventisti 
La Chiesa avventista era rappresentata dal presidente dell'Unione portoghese, past. António Amorim, e da vari altri dirigenti che intrattengono rapporti con lo Stato e i gruppi interreligiosi. Nel suo intervento in rappresentanza della denominazione, Paulo Macedo ha parlato delle opportunità e delle sfide della legge sulla libertà religiosa in Portogallo, e portato all’attenzione un principio generale e alcuni casi concreti.

“Propongo a tutti noi… di porci sempre una domanda, in una futura revisione di questa legge, nell'approvazione di qualsiasi documento, in ogni decisione da prendere… una domanda che ci interpella e ci fa riflettere, portando a una riflessione consapevole, riposizionando questo principio come imperativo della dignità umana e come diritto fondamentale. La domanda è: ‘Questa azione contribuisce a preservare ed espandere la libertà?’” ha consigliato.

La libertà religiosa è un principio radicato nel messaggio e nelle azioni avventiste. Il dipartimento Aplr e l’associazione Aidlr sono gli strumenti diretti attraverso cui la Chiesa avventista interviene nella difesa e nella promozione della libertà religiosa.

[Fonte: Eud News. Foto: sito della Presidência da República]

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